Riforme “in equilibrio” sono necessarie quanto quello di un ritorno della politica ad una “visione” più liberale e moderata, che abbia sempre al centro l’interesse della “polis” e mai l’interesse di quello, di quell’altro o addirittura il proprio decidendo senza minimizzare la responsabilità che si assume; un “vento” nuovo che sta invece scompaginando le carte e che potrebbe metter presto radici è quello di una generazione giovanissima e furibonda convinta che “quelli di prima” le abbiano rubato il futuro (anche climatico) e che, masticando concetti come “transizione ecologica” e “Green Deal”, punta il dito senza imbarazzo contro chi sembra stare bene in questi opposti climatici, come ad esempio populisti e sovranisti che, sottovalutando la causa ambientalista vivono una perpetua campagna elettorale che polarizza dividendo.
In attesa perciò che dopo i progressisti anche i conservatori diventino più “verdi”, anche se questa alleanza non raggiungerà mai la maturità, sarà necessario far decollare una fusione di ideologie basate sui valori anche se incoerenti e contradditori, perché la pandemia da Covid-19 ha già costretto molti politici ad essere più pragmatici di quanto volessero in una convivenza difficile ma possibile.
Un’idea di riformare che proprio il referendum confermativo del 20 e 21 settembre 2020, sulla riduzione dei parlamentari, ha espresso con la vittoria del SI, dove ognuno di loro avrà più “peso” nell’aprire la stagione politica con riforme dei piccoli passi volta a correggere inefficienze di Parlamento e potere esecutivo, senza far barricate; i futuri “impegni” riguarderanno poi anche il taglio di stipendi e modifiche ai regolamenti parlamentari, tutto ciò per finalizzare la mission cara ai promotori referendari di “attualizzare” (al ribasso) i privilegi dei parlamentari italiani rispetto al resto d’Europa, tanto come remunerazione (5/6 volte di più rispetto allo stipendio medio di un connazionale) quanto sui rimborsi più alti (che non si devono documentare), tanto per le spese illimitate in viaggi (che non si devono giustificare) quanto da ultimo (unicità tutta italiana) inerente i sontuosi benefici di fine rapporto per i presidenti di Camera e Senato.
Governare una società civile e pluralistica deve infatti tendere al fine di abbattere modelli religiosi o morali frutto di analisi obsolete così da contrastare le inciviltà della sua storia, creare cioè regole adatte ai processi di evoluzione messi in moto dallo sviluppo facendo sì che queste regole vengano inflessibilmente rispettate a vantaggio della pubblica amministrazione che deve essere efficiente, del sistema giudiziario che deve essere rapido, e della politica che deve essere trasparente.
(Giuseppe Vassura)