Negli ultimi decenni la nostra cultura ha ridefinito il senso di ironia e creato una ossessione sulla nostalgia. Questi due temi, combinati, hanno aperto la strada per la nascita del trend dei maglioni brutti natalizi. In realtà questa moda, come altre, nasce oltreoceano per essere cristallizzata in Europa e per alcuni aspetti pure nel nostro paese.

La moda è cinica, le tendenze sull’abbigliamento tornano ciclicamente. Ma è raro che un tipo di abbigliamento sia contemporaneamente di moda e antiquato. I maglioni di cui stiamo parlando, quelli che ora consideriamo ragionevolmente “brutti”, erano diffusissimi negli anni ’80 come maglioni “normali”.

Quando è iniziato quindi il rinascimento dei maglioni brutti?

Tutto ha origine nei lontani anni ’50, quando sono stati concepiti e prodotti su larga scala i maglioni a tema natalizio. Ma all’epoca non ebbero un particolare successo, rimasero in una sorta di limbo fino agli anni ’80 quando l’apprezzamento dei maglioni invernali, per qualche motivo, andò alle stelle.

Qualche indizio sulle ragioni di questo boom lo troviamo dalla televisione. Ricordiamo per esempio i Robinson, chiaramente una serie TV americana, con il protagonista che sfoggiava ad ogni puntata un maglione diverso, tanto da diventare così “cult” da essere ripreso in altre produzioni come i Simpson.

La percezione e l’approccio, tuttavia, erano ancora carenti di quella ironia che permea la tradizione che sta caratterizzando le vacanze natalizie degli ultimi anni. Superando gli anni ’90 allora una scintilla la possiamo trovare ne “Il diario di Bridget Jones” con l’imbarazzante maglione con la renna indossato da Colin Firth. Curiosamente, ma probabilmente non incidentalmente, è uno dei design più diffusi e riproposti tra i maglioni brutti.

Secondo gli autori dell’“Ugly Christmas Sweater Party Book” le persone responsabili per l’ironico rilancio del trend sono stati Chris Boyd e Jordan Birch, che nel 2002 (un anno dopo l’uscita del film!) hanno lanciato la prima festa a tema. Intervistati, hanno ammesso che non avrebbero mai immaginato che la loro iniziativa sarebbe diventata un fenomeno culturale.

La tendenza ha cucinato a fuoco lento per tutti gli anni 2000 per esplodere poi nell’ultimo decennio. Questi capi sono addirittura giunti alle griffe dell’alta moda. Iniziando dall’Italia, naturalmente: è stato Riccardo Tisci a concepire i primi “maglioni brutti” per Givency nel 2010, e l’anno dopo Dolce & Gabbana hanno proseguito e aiutato a rendere famoso questo nuovo capo di abbigliamento stagionale. “Nuovo” per come è vissuto, almeno.

Al giorno d’oggi questi maglioni si trovano nelle grandi catene, così come nei brand più ricercati e costosi. I design si sono diversificati molto dalla renna con il nasone, passando da concept più astratti a eccessi come i maglioni tridimensionali che prevedono delle calze aggiuntive appese al camino raffigurato. Chissà, magari torneranno di nuovo questi maglioni, tra un paio di generazioni. Meglio conservarli, anche per l’ambiente.