Da sempre le religioni sono state la scintilla di odio, guerra, persecuzioni, stragi e sempre così sarà, per un motivo molto semplice: ogni religione, ben fisse nei suoi dogmi scritti dagli uomini, elenca le sue verità che, ovviamente, in quanto tali, sono incompatibili con altre “verità” di altre religioni. Il passo verso la blasfemia risulta essere molto breve e per una mente “debole” può rappresentare l’intollerabile, l’inaccettabile, il nemico da abbattere. Papa Francesco, uno dei pochi, parla una lingua ben diversa, ma è un po’ solo.
Ben diversamente da noi Italiani, i Francesi tengono molto in alto il valore della loro laicità e ne fanno bandiera, fino a erigere barriere insormontabili alle tesi contrarie. La storia e le vicende che ne derivano, hanno fatto si che il territorio Francese sia stato più o meno forzosamente ricettivo nel riguardo di altre etnie che non sono state convenientemente integrate nella società: un paio di passeggiate nelle periferie di Parigi (le banlieue) potrà essere estremamente utile per comprendere la natura e la forza di un malcontento, il sentimento tipico di chi si sente e si ritiene discriminato.
In questo contesto, nella realtà parigina, viene pubblicato il giornale satirico Charlie Hebdo, pagine senza velo che vogliono essere un po’ il simbolo della laicità nazionale. Pochi giorni dopo il 7 gennaio 2015, data del sanguinoso attacco alla sede del giornale, sulle pagine di Leggilanotizia ho scritto che il foglio (da me acquistato un paio di volte durante un soggiorno a Parigi) non mi è piaciuto per la grafica volutamente “disordinata” e caotica, ma sono pronto a difendere fino in fondo la libertà di espressione. E con me tanti altri.
Ora, dopo l’ennesimo sanguinoso attentato in una chiesa cattolica a Nizza, dove un fanatico religioso mussulmano ha creduto bene di vendicare il suo Dio uccidendo tre persone innocenti e dopo che un professore è stato decapitato per aver illustrato, in aula scolastica, alcune vignette pubblicate dal giornale in questione, la polemica si alza di tono. Il Presidente francese alza il vessillo della laicità e il suo pari grado turco risponde a modo suo. Nel contesto, sulle pagine della rivista, in prima pagina, una vignetta estremamente esplicita illustra il Presidente turco, in caricatura, che solleva da dietro la veste di una donna mettendone a nudo le terga e afferma: “eccolo qui il Profeta!”
La libertà di espressione, la possibilità di esternare le proprie idee e tendenze di qualunque tipo devono essere difese senza indugio, ma l’insulto gratuito deve essere individuato senza tema di passare per bacchettoni e la capacità di distinguere tra l’una e l’altro deve essere ben salda in noi tutti. La vignetta di Charlie è semplicemente un insulto gratuito verso un Capo di Stato, del quale si può non condividere la linea politica, le prese di posizione e il modo di agire, ma il semplice insulto altro non è che una plateale caduta di stile che fa sorgere un’ombra di dubbio sul valore intrinseco della rivista. Se si deve essere pronti nel difendere la libertà di espressione lo si deve essere altrettanto nell’individuare la bassezza e l’inutilità dell’insulto gratuito. Sfogliate fin che volete le vignette di un certo Altan, ironiche, satiriche, pronte nel rivelare aspetti che forse pochi occhi sanno vedere con altrettanta prontezza, lucidità ed efficacia, ma non ne troverete “UNA” che abbia anche solo un lieve tonico di insulto!
In quante altre menti, semplicemente diverse da noi che ci riteniamo a torto o a ragione più forti, quella vignetta ha scatenato irrefrenabili istinti, che menti altrettanto chiuse sapranno indirizzare verso obiettivi di vendetta?
(Mauro Magnani)