Belle fresche come le prime giornate di fine autunno sono arrivate le dispute (che valgono milioni di euro) riguardanti la neve si è la neve no. Il busillis che ci aveva tenuti desti nel periodo di ferragosto riguardante le discoteche sì o no si sta ripresentando con tutta la su dirompente forza unicamente con una meta diversa.
Allora, tra pressing di interesse, ignoranza, dabbenaggine, stupidità e chi più ne ha più ne metta, scegliemmo le discoteche, la movida serale, le folle alla ricerca della frescura serale, della classica avventura di sesso estiva. Oggi ne paghiamo il prezzo in centinaia di morti ogni giorno: non sarà un po’ troppo alto?
Normalmente non frequento i “social” e continuerò a non farlo fino a quando per entrare in ambiente web non occorrerà inserire il proprio codice fiscale, ma in questa occasione devo ammettere che i frequentatori dell’online mi hanno stupito e, devo ammetterlo, positivamente impressionato. E sono stati i giovani, i nostri ragazzi, i nostri figli che ci stanno prendendo in giro (con allocuzioni corrette e precise) circa la nostra follia riguardante l’anteporre il guadagno alla vita.
Si va dalla richiesta di fornire le scuole di impianti di risalita per poter salire in classe, alla richiesta di ciaspole per poter entrare a scuola in sicurezza, dall’affermazione che gli italiani sono un popolo di artisti, poeti, navigatori, aperitivi, discoteche e sciatori alla richiesta se sembra corretto che non si possano fare dieci chilometri per andare a trovare un parente ma se ne possano fare alcune centinaia per andare a sciare, poi una splendida affermazione: “Effettivamente con le scuole chiuse sarebbe un vero peccato non approfittarne per andare a sciare …”.
La più bella, secondo il mio personalissimo punto di vista, è quella che afferma: “Le scuole chiuse garantiscono l’ignoranza dei nostri figli quanto le piste di sci aperte l’abbronzatura dei genitori.”
Sta scritto che “i giovani ci salveranno!”: è la nostra ultima speranza.
(Mauro Magnani)
Con lo sci vivono migliaia di persone, impedirgli di lavorare e ridurle in miseria sarebbe l’n-esima ingiustizia perpetrata dal governo.
Ingiustizie accettate (nei casi più gravi auspicate) in nome dell’emergenza.
Emergenza raccontata, nei numeri e nelle soluzioni, dallo stesso sistema di potere che nel passato recente, in circostanze simili, ha mentito, raccontando un’emergenza che non c’era per imporre sacrifici alla popolazione:
– nel 2011 l’emergenza era lo spred,
– la causa il debito pubblico,
– la soluzione (dolorosa ma necessaria) riforma fornero, imu sulla prima casa, tagli alla sanità.
Oggi, con il debito/pil prossimo al 200% ed il deficit oltre il 7%, lo stato colloca titoli di stato a tasso negativo!
Possiamo quindi dire che nel 2011 non c’era alcuna emergenza e che lo spauracchio dello spread è servito per imporre sacrifici ai danni dei più deboli.
Forse sarebbe opportuno guardare ciò che sta succedendo con un briciolo di senso critico, non accettare ulteriori limitazioni alle libertà e ai diritti fondamentali e diffidare da chi, nel passato recente, ha sfruttato la concitazione del momento per massacrare deliberatamente i suoi connazionali.