Imola. “Cavallino senza fili”. Per scegliere un titolo così su un libro relativo a Sebastian Vettel ci voleva un giornalista-scrittore ironico e goliardico, anche chitarrista sfavillante durante diverse serate in osteria, amante della musica come Alberto Antonini, imolese d’adozione e di spirito. “Non volevo un titolo banale, così ho ripreso il ‘Burattino senza fili’ del grande Edoardo Bennato – spiega Antonini – mantenendo le caratteristiche di ‘Seb’ che ha sempre sentito il fascino della storia e il richiamo della Ferrari (Cavallino) e ‘senza fili’ perché anche a Maranello non aveva un vero e proprio manager e non si è portato dietro una squadra di esperti fidatissimi come aveva fatto invece Schumacher prendendo persone fidate dalla Benetton”.
Antonini, dunque ci sono differenze significative fra i due piloti tedeschi?
“Direi di sì, Schumi l’ho conosciuto da giornalista e Seb da capoufficio stampa della Ferrari, quindi siamo stati insieme molto più tempo, ci siamo frequentati personalmente per circa quattro anni. Mentre Schunmacher mi pare fosse molto più interessato allo sport in generale, Vettel era più curioso su altre cose. Gli piaceva davvero tanto la musica, i Beatles per esempio, amava cantare anche se non gli riusciva granché bene e aveva una grande passione per la meccanica, quasi da collezionista di macchine non moderne. Andava in officina, gli piaceva sentire quell’odore tipico dell’olio e carpire i segreti di motori che definirei antichi rispetto a quelli che si usano ora in Formula Uno. Insomma, ho voluto scrivere un libro senza la pretesa della completezza, ma con retroscena e aneddoti che ritengo interessanti, episodi non di dominio comune”.
Quindi come definirebbe il suo libro?
“Non è una biografia che ritengo sia terribilmente noiosa, non è un’intervista che va bene per giornali e tv, ma è il racconto degli anni passati come compagni in un’azienda speciale come la Ferrari con accostamenti che spero accattivanti, i suoi rapporti con Marchionne, ma pure le amicizie con un albergatore di Monza che lo ospitava in coincidenza con i Gran Premi. Ho avuto il grandissimo privilegio di vivere per molto tempo nel mondo attorno a lui e ne parlo a ruota libera. ‘Cavallino senza fili’ ece il 3 dicembre nelle librerie per la casa editrice Kenness, spero di svelare alcuni particolari inediti”.
Ce ne dica ancora uno, senza “bruciare” il libro. Come definirebbe Vettel?
“Un combattente a cui non sono sempre state date le armi giuste. Un personaggio capace di legare con la base dei meccanici tanto che si definiva ‘Uno di voi’. Nei box parlava con qualche giornalista e amico tedesco, ma è sempre stato un uomo di famiglia, legato alla sfera affettiva, è fidanzato sin dal liceo, che ha terminato prendendo il diploma, con la sua amica d’infanzia Hanna Prater. La coppia ha tre figli. Il 21 giugno del 2019 i due si sono sposati in segreto”.
La domanda classica è perché non ha mai vinto in Ferrari?
“Ci si aspettava tanto da lui, del resto è uno dei tre piloti che hanno vinto quattro titoli mondiali consecutivi, come Fangio, Schumacher ed Hamilton. Quando è arrivato a Maranello non c’era già un team così ben collaudato. Schumi aveva una squadra con personaggi come Todt e comunque ci ha messo pure lui un po’ di tempo prima di inanellare una grande serie di vittorie. In sei anni passati alla Ferrari con l’obiettivo di vincere, Seb ha sbagliato a volte in pista come capita a tutti, in altri episodi come a Singapore nel 2017 e a Monza nel 2018 non era colpa sua come racconto nel libro. Ci sono fattori che non hanno fatto di lui l’uomo del destino come fu per Schumi”.
Come era il suo rapporto con Kimi Raikkonen?
“Buono, con lui legava bene, erano entrambi fatti per la famiglia. Kimi era molto veloce, ma Sebastian alla fine era più completo”.
Oggi molti sostengono che, come pilota, è molto più forte Charles Leclerc. Si ritiene d’accordo?
“Intanto bisogna sempre ricordarsi che Leclerc ha 23 anni ed è di dieci anni più giovane di Sebastian. E questo conta. Detto ciò, il monegasco è un giovane cresciuto subito in Ferrari e pure ciò è importante. Poi è vero che è un grande talento, fra i migliori piloti in circolazione, ma non si può certamente giudicare Vettel dalla stagione 2020 durante la quale gli hanno detto che alla fine sarebbe stato sostituito. Sono cose che ti lasciano un segno, che incidono sicuramente non poco”.
(Massimo Mongardi)