Peter Hogarth, già professore presso il dipartimento di Biologia dell’Università di York (Regno Unito) e magistrato, insieme con Sylvia Hogarth, sua consorte, già ricercatrice ed esperta di problematiche nell’insegnamento, hanno nuovamente risposto volentieri alle nostre domande dopo la precedente intervista del giugno scorso.
Che cosa fanno i nostri interlocutori, fino a ieri bloccati nel semi lockdown? Così ci racconta Peter, al momento di spedire le risposte all’intervista: “… stiamo cercando, e quasi ci riusciamo, di vivere bene la vita, al meglio delle nostre possibilità! Questa settimana abbiamo visitato alcuni giardini storici vicino a York e seguiremo tre conferenze on line su vari argomenti. L’università e varie organismi locali hanno fatto un notevole lavoro rendendo disponibili le loro proposte on line. Poi, personalmente eseguo ancora un po’ di attività volontaria di consegna per il Nhs (National health service), portando loro il materiale preparato da altri volontari, che ora stanno producendo mascherine per gruppi particolari di persone, come pazienti esterni o vari gruppi attivi, dedicati ad altre attività …”.
Ci sono tanti argomenti riguardanti il Coronavirus: alcuni, generali, interessano tutto il mondo. Cerchiamo di focalizzare l’attenzione sul Regno Unito. Vi aspettavate una seconda ondata di pandemia in Uk?
“Sì, era stata prevista fin dall’inizio. Non sono un epidemiologo ma penso che una seconda ondata sia una caratteristica di tutte le epidemie”.
Che cosa fu fatto a suo tempo per prevenirla o per attenuarne gli effetti? In Italia, ad esempio, molti pensano che i nostri governanti abbiano fatto poco per quanto riguarda riguardo ai mezzi di trasporto.
“Un’intera serie di misure! Nell’insieme penso che i trasporti siano stati ben gestiti. Adesso è obbligatorio indossare la mascherina nei trasporti pubblici, compreso il taxi. Se si viaggia in treno si deve prenotare il posto in anticipo e non si può prenotare vicino a qualcuno. E spesso ci sono così pochi viaggiatori che il distanziamento non è un problema!
Fu sviluppato un sistema di tracciamento, per identificare i positivi, che poi si sarebbero auto isolati, il tutto seguito da tracciamento dei contatti. I primi tentativi non funzionarono proprio. E anche adesso il sistema nazionale ha mostrato una scarsa capacità di tracciamento dei contatti. Le comunità locali sembra riescano molto meglio in questo. Adesso c’è una App del Nhs (Sistema sanitario nazionale) che informa le persone che sono state in contatto stretto con qualcuno positivo e dice loro cosa fare.
Uscendo dal lockdown furono messe in atto una serie di misure, inclusa la chiusura di tutte le scuole, i corsi universitari tutti online, restrizioni sugli incontri sociali, il lavoro da casa…
Fu imposto progressivamente un sistema di livelli, con differenti fasce di restrizione in ogni livello: il Governo poi decideva quando una specifica area, (come una county), potesse spostarsi ad esempio dal livello due al livello tre.
Tutto questo sostenuto da massicci finanziamenti governativi secondo lo schema di sostegno all’occupazione (come il pagamento dell’80% del salario al personale disoccupato) e altri modi. Il cancelliere del Tesoro (Chancellor of the Exchequer), equivalente al ministro delle finanze, è il solo membro del governo che può venirne fuori con credibilità. Il finanziamento speciale, ovviamente, si dimostrò insufficiente.
Alla fine, fu imposto il secondo lockdown. In ritardo rispetto a quando avrebbe dovuto essere ma ancora avrebbe aiutato a ridurre o a posporre la seconda ondata”.
Pensate che azioni da parte del governo avrebbero potuto prevenire la seconda ondata, almeno parzialmente?
“Bè, le azioni da parte dei governi di Taiwan e della Nuova Zelanda sembrano aver virtualmente prevenuto una seconda ondata là! Sono sicuro che le azioni del governo abbiano prevenuto in una certa misura la seconda ondata. Ma sono state indebolite dalla confusione e dal rinvio non necessario del secondo lockdown. Anche dalla riluttanza, ovvia, del Primo Ministro stesso di osservare le regole del distanziamento sociale! Per non menzionare l’incidente di Dominic Cummings: il consigliere principale del Primo Ministro, risultato positivo al Covid, decise di non andare in isolamento, ma di guidare per 300 km per rivedere i parenti nel nord dell’Inghilterra. Poi, per prepararsi al ritorno, guidò per altri 30 o 40 km, per ‘testare la sua capacità visiva’ prima di guidare per 300 km di ritorno a Londra. Il presente lockdown, come un interruttore, pare abbia rallentato il tasso di aumento dell’infezione, sembra perciò stia funzionando”.
Gli ospedali erano/sono meglio attrezzati e pronti?
“In generale, penso siano più pronti in termini di dispositivi di protezione individuale e di attrezzature. L’esperienza della prima ondata ha portato a nuovi trattamenti (per esempio desametasone) e a una maggiore comprensione della malattia. Questo significa miglior gestione dei pazienti, meno tempo trascorso nelle terapia intensiva, minor mortalità. Gli ospedali Nightingale, ospedali d’emergenza creati dal nulla durante la prima ondata, sono stati dismessi, ma potrebbero essere riattivati molto rapidamente al bisogno. E ora c’è una rete di centri per il test ad alta capienza in tutto il Paese. La domanda più importante è se il sistema sanitario abbia il personale per sostenere tutto questo se la seconda ondata dovesse essere troppo intensa. E ovviamente, mentre il Nhs deve far fronte al Covid, non può stare al passo con le sue normali attività: interventi chirurgici e trattamenti riguardanti altre patologie sono rinviati. I preparativi per far fronte con la normale epidemia invernale di influenza sono stati incrementati, potenziando il programma stagionale normale di vaccinazione per evitare che il Nhs debba gestire una epidemia di influenza che si somma al Covid”.
La seconda ondata sta colpendo di più certe zone dove la prima fu più leggera? Per esempio qui il Sud non fu molto toccato in prima ondata. Ma ora lo è (ma potrebbe essere peggio) ed è meno attrezzato… non è ben attrezzato…
“Probabilmente è così sebbene il quadro sia molto complicato. Per esempio Bristol (il punto rosso nella foto a sinistra) non fu colpita così pesantemente come certe aree, con la prima ondata, ma potrebbe esserlo con la seconda. La Scozia, l’Irlanda del nord e il Galles, con governi autonomi, hanno agito in maniera differente dall’Inghilterra, dopo il primo lockdown”.
La raccolta dei dati, la loro comunicazione e diffusione sono state chiare e ben fatte?
“Credo che la raccolta e la diffusione dei dati sia stata ragionevolmente ben fatta, in larga parte. Ci fu un po’ di confusione su come classificare le morti per Covid – se questo includesse qualsiasi morte dove era menzionato il Covid sul certificato di morte o solo dove il morto era stato effettivamente positivo al Covid nei 28 giorni prima della morte – e altri problemi tecnici su come classificare, che causarono fluttuazioni nelle cifre riferite (i tassi di morte complessivi sono anche riferiti come “morti in eccesso sopra la media del mese, che include morti per altre cause, che sarebbero state evitate o posticipate se non fosse stato per il Covid). Ma credo che i dati siano stati ben gestiti e ben presentati dal gruppo Sage del governo (Scientific advisory group for emergencies) costituito da scienziati, un gruppo indipendente e parallelo, e da altri. In generale, i dati statistici sono rilasciati dall’ Ons (Office for national statistics), piuttosto che dal Governo.
Esiste anche un programma di raccolta dati organizzato da un gruppo di scienziati indipendenti, il programma Covid-ZOE. Per mezzo di una app.il programma raccoglie informazioni da più di 4.400.000 persone, attraverso tutto il paese. Ogni giorno annotiamo i sintomi (o la mancanza di sintomi) che possono essere collegati al Covid e se poi, a un certo punto, risultiamo positivi al Covid, anche quello è annotato. Tutto questo mette in grado Covid-ZOE di fare una stima del numero di persone infette in una certa area, e se questo sta crescendo o calando. Questo sistema è piuttosto buono nel predire la crescita o il declino nei casi conclamati di Covid. Ed è stato il primo a identificare la perdita del gusto e dell’odorato come sintomo precoce del Covid”.
Si prevede che il Governo stia programmando di allentare il parziale lockdown prima di Natale e durante le feste?
“Si, i programmi sono stati appena rilasciati. E’ piuttosto complicato ma in un periodo di 5 giorni le riunioni familiari saranno permesse, con alcune restrizioni. Con l’avvertimento che non sarà comunque cosa saggia mescolare le famiglie. Il virus non andrà in vacanza per Natale! L’aspettativa è che, con l’allentamento delle regole, ci sarà un aumento delle infezioni nelle settimane a seguire…”.
La gente sta reagendo? E in che modo? Pensate che le persone siano stanche dal punto di vista psicologico?
“Sì, decisamente. Stanche del disagio, della preoccupazione, di non vedere i propri familiari, di tentare di ricordare l’ultima versione delle regole… Deve essere poi particolarmente pesante per il personale del Servizio sanitario nNazionale dover subire una seconda ondata. E soprattutto loro hanno poi le stesse preoccupazioni di tutti noi altri riguardo a non vedere i familiari e così via… Nostro figlio Nick (ufficiale di Polizia, ndr) si domanda se dovrà tornare alla settimana di 80 ore di nuovo”.
La tv e altri mezzi di comunicazione parlano sempre della pandemia?
Non più del 50% del tempo!”.
Ci sono diverse sensibilità in UK in parti differenti del Paese? Per esempio gli Scozzesi sono d’accordo con Boris Johnson?
Credo che gli Scozzesi non siano mai d’accordo con Boris Johnson! (e parlo come uno Scozzese). Sia che si parli della (orribile) Brexit, o del Covid, o del fatto che comunque non possono sopportare quell’uomo in generale. Il punto di vista del Governo scozzese su come gestire il Covid, certamente diverge da quello di Johnson”.
Avete mai incontrato i negazionisti del Covid, o solo sentito parlare di loro?
“Non ne abbiamo incontrato, sebbene compaiano nei commenti delle versioni online dei giornali locali. Nei primi tempi del Covid un certo numero di idioti tentarono di far saltare le antenne 5G, perchè 5G era evidentemente o la causa, o una copertura del Covid, oltre ad essere parte di un piano da parte di Bill Gates per iniettare a tutti microchips sotto la copertura di un programma di vaccinazione. Non riesco a seguire la logica dietro la teoria della cospirazione, probabilmente perchè non c’è nessuna logica. Penso che gli antivax siano una minaccia maggiore dei negazionisti, perché possono giocare sulla paura dei possibili effetti collaterali (al momento nessuno) per ridurre il tasso di vaccinazione, che potrebbe indebolire l’intero programma di vaccinazione stesso”.
Quale è l’origine dei negazionisti in UK? Sono forse collegati a gruppi di destra?
“Sembra probabile, ma non sono a conoscenza di molte evidenze fondate”.
Hanno dei seguaci?
“Probabilmente sì, ma si dovrebbero seguire i social media un bel po’ per saperlo, perché è lì che comunicano per gran parte del tempo”.
Un argomento di interesse e di preoccupazione è l’immunità acquisita verso il coronavirus, di cui qui si è continuato a negare l’esistenza. Alcuni scienziati di La Jolla (CA) hanno pubblicato per primi risultati a favore di questa ipotesi Immunological memory to SARS-CoV-2 assessed for greater than six months after infection e così altri di Washington. Qual è la vostra opinione?
“Ovviamente si sviluppa l’immunità acquisita sia dall’infezione e successiva guarigione, sia con la vaccinazione. In nessun dei due casi sappiamo quanto l’immunità sia forte o per quanto tempo si prolunghi. Pare che solo un numero bassissimo di persone sembra si sia infettata una seconda volta, perciò è ragionevole ritenere che l’infezione lasci la maggior parte di chi l’ha avuta immune almeno per alcuni mesi. La fase avanzata di sperimentazione sui vaccini suggerisce un’efficacia intorno al 90% , ma ovviamente è troppo presto per dire per quanto tempo si prolungherà e se l’immunità significhi che le persone protette possano ancora potenzialmente essere portatrici e infettare altri”.
Qui si è insistito molto, fin dalla prima ondata, sulla mancanza di immunità al virus dopo la malattia, molto e in modi diversi, così da guardare alle persone guarite come a pericolosi portatori di infezione. E in UK?
Non credo ci siano evidenze sul fatto che la gente guarita sia pericolosa! Penso che sia improbabile che le persone guarite siano molto pericolose. Questo non è mai stato un gran problema con altre malattie”.
Che tipo di vaccino si userà in UK? Qual è la vostra opinione?
“Difficile dirlo: tre fra i candidati vaccini sono usciti molto bene dalle prime fasi di sperimentazione. Fra questi tre, quello di Oxford (sviluppato da AstraZeneca, è il risultato della collaborazione tra i laboratori di Oxford, in Inghilterra, e Pomezia, in Italia) è di gran lunga il meno costoso e il più facile da usare perchè può essere conservato in un normale frigorifero (uno degli altri necessita di temperature di -70 Celsius). Ma ce ne sono un’altra dozzina circa in arrivo subito dietro i primi tre, che potrebbero rivelarsi anche più efficaci. Al momento quello di Oxford appare essere molto probabilmente la nostra prima scelta. Nel frattempo, sono in allestimento per essere pronti presto i centri di vaccinazione di massa in tutto il Paese”.
Dopo aver fatto questa intervista ci è giunta questa postilla da parte di Peter Hogarth:
“Ho pensato che possiate essere interessati a quanto è accaduto. Il primo vaccino, quello Pfizer, è stato appena approvato dalla UK Regulatory Authority e le prime vaccinazioni inizieranno tra pochi giorni. Le priorità saranno:
1. I pazienti fragili residenti nelle case di cura e lo staff di tali residenze;
2. Lo staff del Sistema sanitario nazionale;
3. Tutti le altre persone, in diverse fasi, mano a mano che saranno disponibili altre dosi di vaccino e di altri vaccini.
Speriamo che il programma funzioni!”.
(Carla Cardano)