Le domande che assillano il povero Italiano, in questo momento, sono molteplici, invasive, devastanti. Sarà possibile, in qualche ameno luogo, infilarsi tuta, occhialoni e sci per scendere a valle tra luccicori chiangianti e panorami mozzafiato? Mi sarà consentito abbuffarmi a tuffo nei cappelletti della Bianca che come li fa lei, non li fa nessuno? Chissà se quella piccola trattoria, proprio nel vicolo che fiancheggia Santa Chiara, sarà aperta e avrà ammannito quella sua pastiera che solo a pensarci … Che? Chiude alle sei??? Quest’anno ero riuscito ad accaparrarmi un paio di biglietti per il cenone da Zeno (acquistati di straforo a maggio) e finisce che va tutto a schifio. A no, io la mia passeggiata di shopping dalle parti di Trinità dei Monti, con quelle stradine luccicanti e quelle vetrine, ah! quelle vetrine, con quei prezzi che in una sola botta ci lascio tutta la tredicesima, beh, io me la faccio! E quel bar che faceva il caffè come nessuno… peccato fosse di un mafioso…
Ma poi, alla Messa di Natale, ci si potrà andare a mezzanotte o alle dieci? Non è che la stella sarà in ritardo? E i pastori chi li avverte dell’anticipo?
Povero Francesco, dopo aver abbracciato la Sua fede a averla portata sulle proprie spalle per tanti anni, ora è troppo indaffarato a fare pulizia della polvere del tempo, del malcostume, della confusione dei veri valori per poter strigliarci, da par suo, come vorrebbe, o forse come dovrebbe.
Eccola lì la vera Italia, quella che or ora sono cinquant’anni, si è scannata e azzuffata per consentire o per vietare la rottura di un rapporto strettamente personale che non funzionava più con tutti i ricorsi e gli anatemi possibili. Quella che solo a sentir nominare il nome della pillola del giorno dopo è pronta ad alzare le bandiere, levare gli scudi, lanciare anatemi. Quella della vera fede, irrinunciabile, granitica, unica! Non sarà vero, come da messaggi Pirandelliani, che apparire sia altrettanto vero quanto l’essere? Così è anche se non vi pare!
Tra il frastuono e il fragore delle impossibili rinunce, dei diritti dello spendere, del divertimento obbligatorio e programmato, dei lustrini e delle lucine colorate (e va bè’ che oggi coi led si consuma di meno) meno male che qualcuno si ricorda di chi non riesce più a mettere in tavola un pasto caldo, un tozzo di pane, un sorso di vino per riscaldarci un po’. Il grido delle tante persone che ogni giorno pensano al problema degli altri si è fatto quotidiano, alto e forte, ma non riesce a farsi sentire tra le grida di diritto e di bisogno che da più parti si levano: ma non ci toglieranno mica anche il brindisi della mezzanotte? E i botti? Là, dalle parti di Forcella, la disperazione negli scantinati dove lo zolfo incontra il salnitro e la polvere di carbone (qualche volta li incontra troppo da vicino e sono guai) è tangibile.
Questo maledetto virus, al quale come da prassi abbiamo pure dato un nome e un numero, ci sta insegnando cose che da forse troppo tempo abbiamo dimenticato, ci sta ricordando la nostra innata fragilità, le bugie che ci raccontiamo, gli specchi che ci rimandano un’immagine che non ci somiglia. Forse non ce ne accorgiamo neppure più, ma stiamo vivendo in una società che ci costringe a spendere per sopravvivere. E’ un po’ come essere in una strada in discesa senza freni: non ci si può fermare e chi finisce fuori strada…, beh so c… sua!
Buon Natale.
(Mauro Magnani)