Grande spazio e grandi titoli allarmistici sui giornali e sui media a proposito della variante nuova di Coronavirus che si sta diffondendo in Gran Bretagna e che pare già arrivata anche a Roma. La notizia sta circolando e preoccupando molta gente, come se ci fosse bisogno di altro… Il termine stesso, mutazione, non suggerisce niente di buono ai non addetti ai lavori.
Dall’Inghilterra Peter e Sylvia Hogarth ci confermano l’evoluzione del Covid 19: “Il virus mutato esiste davvero. Sembra sia molto efficiente nel diffondersi, ma non c’è ragione per pensare che sia più pericoloso o che i vaccini non funzionino su di esso. Ovviamente i virus mutano di continuo, quindi non c’è niente di insolito”.
Risposta tutto sommato rassicurante, che vogliamo analizzare meglio. Innanzitutto qualcosa sulle mutazioni. Sono variazioni del genoma cioè del materiale genetico, che avvengono casualmente quando il virus si replica. Sono poi le condizioni in cui vive il virus a determinare quali mutazioni si manterranno, nel senso che quelle sfavorevoli per lui a poco a poco diminuiranno in frequenza, le altre, favorevoli o indifferenti, invece resteranno, anzi quelle che gli daranno qualche vantaggio, diventeranno sempre più frequenti nella popolazione virale.
Le diverse mutazioni corrispondono nella pratica di riferimento comune, in linea di massima, ai diversi ceppi o varianti citati nelle notizie divulgate. Abbiamo sentito nominare il ceppo spagnolo, o anche la variante legata ai visoni, per esempio. Il numero di mutazioni subite dal virus è molto alto: infatti, a partire dal primo ceppo di Wuhan, alcuni scienziati parlano di due mutazioni al mese. E prima, tante di più, mutazioni che hanno consentito al virus di infettare l’uomo facendo il salto di specie.
I primi pareri e le prime osservazioni sui dati presenti, riguardo alla variante inglese del virus, suggeriscono che possa essere in grado di diffondersi con maggior efficienza. Infatti la mutazione determinerebbe una miglior capacità delle proteine “spike” di superficie, di aderire alle cellule umane. Ovviamente la preoccupazione riguarda l’eventualità che sia più pericoloso, ma non pare, o di non essere più buon bersaglio dei vaccini.
I tre vaccini che ora sono in distribuzione in Europa, Pfizer, Moderna e Oxford, tutti stimolano il sistema immunitario ad attaccare le proteine “spike”. Ma per fortuna l’ attacco è rivolto a molte diverse parti delle proteine stessa. E invece la mutazione riguarda solo una piccola parte di ciascuna si esse.
Per il momento quindi, tutto nella norma. O quasi
(Carla Cardano)