Imola. Una città e un lavoro che negli anni mutano moltissimo l’una come l’altro, con un’improvvisa accelerazione. È bravo, a tratti bravissimo, Giorgio Baldisserri, grafico e pubblicitario imolese, a raccontarcelo nel suo “Orient” che giustamente è stato segnalato dal comitato di lettura della XXXII edizione del Premio Calvino e che ora viene pubblicato da Calibano editore.

Romanzo, sussurra la copertina. E naturalmente c’è la finzione, soprattutto nei personaggi; però non è difficile capire quanta storia vi sia.

Già dal primo capitolo-squarcio chi legge intuisce che Giorgio Baldisserri ci condurrà senza affanno all’interno di queste pagine bellissime, asciutte quanto tragiche, senza un filo di retorica o di banalità.

Il libro si apre sugli anni ’70 con la città che “si allarga”», le botteghe che “escono dai garage”. Ed ecco il lavoro in tipografia, ai tempi del piombo e del bicchiere di latte vicino alla linotype nell’illusione che aiuti i polmoni a non ammalarsi. Accanto al lavoro le persone: Lauro il balbuziente, Renato il capo; il direttore; “il Gentile Enzo fu Franco”, il “maestro” Adler Raffaelli e Juan…

Poi arriva la tempesta del “costante progresso delle nuove tecnologie”. Che poi sia sempre progresso la parola giusta è da vedere.

Penso possa piacere a chiunque ami una scrittura intelligente, capace di muoversi bene dentro i tempi in gran movimento – spesso con annessi cataclismi – evitando lo scoglio della nostalgia “standard” e del modernismo per cretini (apocalittici e integrati, se preferite ricorrere alla formula di Umberto Eco).

Non sono tanti i romanzi che sanno raccontare questi tempi veloci eppure immobili (perchè non vogliono sapere del futuro né costruire futuri) e ancor meno quelli che mettono al centro il lavoro. Due solide ragioni per leggere questo libro.

“Orient” è uscito in libreria – e in rete – il 17 dicembre.

(Daniele Barbieri)