Imola. La triste vicenda dei numerosi decessi nella Cra di Via Venturini pone all’attenzione vari aspetti che nel loro insieme inquietano la comunità imolese e interrogano le istituzioni locali, Ausl, Asp e Amministrazione comunale dalle quali attendono risposte adeguate. Aspetti organizzativi, relazionali, tecnici, istituzionali, politici e, forse, giudiziari se denunce inoltrate avranno seguito.

Avere sollevato i medici assegnati alla struttura assistenziale della storica Casa di Riposo per sostituirli con un nucleo la cui costituzione fa sorgere qualche perplessità, nuoce alla necessaria credibilità dell’ operazione verità. Nulla di personale contro i nuovi componenti, ma sarebbe stato più credibile, se si fosse voluto fare tabula rasa della gestione medico sociale della Cra, una valutazione “terza”, quindi senza ombre di possibili conflitti d’ interesse.

Cosa ancora rimediabile, perché il problema non è cercare e trovare il capro espiatorio a cui imputare i decessi e le loro cause, ma di capire se ci sono stati errori, di quale natura, se perdurano e, soprattutto, come sanarli.

Una volta appurate la cause, se si rendono necessari aggiustamenti nell’ organigramma, nulla toglie che il nuovo corso esiga nuove persone giuste al posto giusto.

C’è una ulteriore preoccupazione da non sottovalutare: quella politico istituzionale, poiché il Sindaco di Imola ha riservato a sè la delega alla sanità.

Spiace avere l’ impressione, non solo dello scrivente, che il Sindaco sia solo in questa tormenta vicenda, mentre sarebbe opportuno che la maggioranza politica che lo sostiene prendesse in mano l’ inquietudine diffusa, non per mettere la polvere sotto il tappeto, ma per farsi paladina dell’ accertamento della verità in via Venturini e per intraprendere le possibili ed utili iniziative ad ampio respiro.

Ritardare significa affidare alle denunce e al loro possibile seguito un’ operazione che può e deve essere assolta in chiave istituzionale, riservando le conclusioni al Sindaco che rappresenta gli interessi dell’ intera comunità.

(Vittorio Feliciani)