Dopo le dichiarazioni del sindaco di Imola, Marco Panieri, che lasciano presupporre una riapertura della discarica di via Pediano, il secondo intervento di “Idee per Imola” si concentra sul tema dei rifiuti.
Rifiuti e discarica, temi assai caldi. Prima di nuove decisioni in merito pare opportuna una campagna di ascolto e chiarimento.
I dati sono accessibili, pur se di non facile lettura: il “Piano della Regione Emilia Romagna per la Gestione dei rifiuti – 2015/2020” di 518 pagine; il “Report 2019” della Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia Romagna su “La gestione dei rifiuti in Emilia Romagna” di 178 pagine; il “Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2020” di 618 pagine ed il “Rapporto Rifiuti Speciali Edizione 2020” di 611 pagine a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e così via.
Sono illustrate questioni interessanti riguardo il contesto più generale in cui è inserita la realtà di Imola: vediamo.
L’attuale sistema di raccolta nella nostra città non funziona al meglio, con problemi di igiene (i contenitori vengono lavati solo fuori o anche dentro?), di malfunzionamento e di manutenzione. Inoltre molti cittadini non capiscono a cosa serva la tessera e cosa sia la “tariffa puntuale”, per cui pare necessaria una vasta campagna di informazione e confronto.
La discarica, tema assai caldo: fu progettata e realizzata per i rifiuti del territorio imolese, poi ha accolto quelli di Bologna e Ravenna, poi altri provenienti dalla regione e infine da altre parti di Italia (questi ultimi quasi sicuramente non bene differenziati).
Quale è il giusto equilibrio tra l’essere un servizio e/o un impianto industriale che produce utili? Che territorio deve servire una discarica? Come garantire che i rifiuti conferito siano “giusti”? Si può sopraelevare senza sapere bene cosa c’è dentro e senza averla bonificata? Tutte domande alle quali non si può sfuggire.
Purtroppo per un po’ di tempo le discariche serviranno ancora: il “Rifiutologo” di Hera che ci informa che nella indifferenziata vanno messi almeno 47 tipologie di rifiuto e ben 78 sono da conferire alla Stazione ecologica, gli studi ipotizzano che almeno il 10/15% dei rifiuti rimarrà indifferenziato, poi ci sono le ceneri dei “termovalorizzatori” e quello che non si recupera dopo la raccolta differenziata (ad esempio si riutilizza solo il 70% circa della plastica raccolta).
Svariati obiettivi del Piano regionale quinquennale non sono stati raggiunti: si pensava di chiudere discariche ed inceneritori, ma la raccolta differenziata è cresciuta di poco e non è calata la massa dei rifiuti: in regione è calato l’uso delle discariche, ma è quasi raddoppiato quello degli inceneritori. E probabilmente oggi le sole 4 discariche previste dal piano sono poche, perché esiste anche il tema dei trasporti: pensiamo alla montagna piacentina che dista circa 200 chilometri dalla più vicina discarica di Carpineti di Reggio Emilia.
Dunque occorre soprattutto produrre meno rifiuti e su questo devono maggiormente intervenire gli enti pubblici.
Riguardo il riciclo si può fare meglio (la raccolta differenziata della plastica ha un tasso ancora basso), anche se Imola non è messa male essendo oltre il 70% di riciclo, Faenza è solo al 55%, Bologna al 53%, l’intera area metropolitana al 63%: tuttavia ci sono comuni oltre l’80%.
Per invogliare i cittadini al recupero ed a non fare abbandoni servirebbero più incentivi, accompagnati da scelte strutturali. Ad esempio, la Stazione ecologica di via Brenta non pare sufficiente per un comune di 70.000 abitanti che misura circa 35 chilometri da Fabbrica a Spazzate Sassatelli e questa frazione è lontana dalla Stazione ecologica oltre 22 chilometri.
Servono nuove tecnologie e nuove imprese per puntare ad una vera “economia circolare” se è vero che molto di quanto raccolto non viene riutilizzato, secondo l’Ispra in Italia solo il 30% della plastica raccolta lo è.
I rifiuti speciali e pericolosi in Italia sono addirittura in crescita, inoltre le attività di trattamento e recupero dei rifiuti urbani costituiscono solo il 26,5% del riciclato, il settore delle costruzioni e demolizioni concorre al 42,5% ed il restante 31% proviene da attività produttive ed economiche varie. Alla fine di quanto si ricicla il 10% finisce in discarica (il 13% di quelli pericolosi e circa l’8% di quelli non pericolosi).
I vari impianti di trattamento-smaltimento-recupero non sono distribuiti equamente sul territorio nazionale, così i rifiuti “viaggiano” per il paese e fuori. Esportiamo da tutta Italia e dalla nostra regione rifiuti urbani pericolosi e non (primeggia ancora la plastica) anche all’estero, per lo più in Germania, ma non solo in Europa, bensì in tutto il mondo, anche in India, Malesia, Taiwan, Tailandia, eccetera. Ne importiamo anche parecchi, specie ferro e metalli (riutilizzati dalle acciaierie) e un poco di urbani.
Ho una domanda riguardo le migliaia di camion carichi di rifiuti che ogni giorno viaggiano in regione, fuori, all’estero: non ho trovato studi specifici relativi a tale tema e mi chiedo quale sia l’impatto ambientale di tutti questi movimenti con traffico, emissioni, rischio incidenti e così via.
In definitiva appare chiaro che bisogna incidere sul modello di sviluppo complessivo: l’Europa pare spingere in tale direzione, in Italia Stato-Regioni-Comuni che fanno concretamente di nuovo e di più?
(Marco Pelliconi)
Il magistrato Davigo alla domanda “qual’è il problema della pubblica amministrazione in Italia?”, ha risposto con assoluta risolutezza ” le partecipate”!
Questo basta per farle capire che in Italia Stato-Regioni-Comuni non fanno concretamente nulla di nuovo e di più a causa di un bel conflitto di interessi. Non a caso chi smaltisce (inceneritori e discariche!), continua ad essere lo stesso soggetto che raccoglie i rifiuti…..
Continuò il commento qui sopra: …nonostante il secco parere del Consiglio di Stato. Ma poi mi sembra di ricordare un altro parere del nostro attuale Presidente Regionale o sbaglio. Vedremo se le bugie hanno le gambe corte …
Continuò il commento qui sopra: …nonostante il secco parere del Consiglio di Stato. Ma poi mi sembra di ricordare un altro parere del nostro attuale Presidente Regionale o sbaglio. Vedremo se le bugie hanno le gambe corte …