Imola. Marta Pellizzi ha 31 anni, è nata a Crotone e risiede a Imola da quasi vent’anni. Vive con i suoi genitori. Ha una laurea in Scienze e tecnologie della comunicazione conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara.

Marta Pellizzi

Marta, ci riassume come è stata la sua vita fino al 2007?
“Nel 2007 ho compiuto 18 anni. In seguito, mi sono diplomata come geometra. Fino al 2007 ero una ragazza molto timida e introversa. Parecchio sulle mie. Passavo le mie giornate a studiare e ad ascoltare videolibri. Ero una studentessa eccellente”.
Cosa le è accaduto in quell’anno, come e quando?
“Nell’estate del 2007, qualcosa ha iniziato a non andare nella mia vista. C’è da dire che per i 5 anni precedenti a quell’anno ho sempre avuto frequenti episodi di mal di testa. Stavo spesso male. Ma i dottori ai quali mi sono rivolta dicevano ‘è perché studia molto sui libri’. A settembre del 2007, vengo ricoverata d’urgenza all’ospedale di Imola. Avevo quasi perso la vista e stavo molto male. Non si spiegavano cosa stesse accadendo. Vengo poi trasferita a Castel San Pietro per accertamenti. Lì avviene finalmente la diagnosi: tumore cerebrale che occupa 1/3 della scatola cranica. Intervengono chirurgicamente il 12 ottobre del 2007 nella speranza di salvarmi la vita e non creare ulteriori danni. Avrei potuto rimanere paralizzata da una parte del corpo. E l’intervento molto delicato non era certo riuscisse viste le enormi dimensioni del tumore. Finalmente dopo l’intervento e parecchi giorni di degenza esco dall’ospedale. Da quel giorno la mia vita è cambiata”.
Come è riuscita ad andare avanti nella vita quotidiana fino a ottenere una laurea? Perché ha scelto tale facoltà?
“Ferrara è una città riconosciuta Patrimonio dell’Unesco. Mi piaceva l’idea di poter vivere quest’esperienza. E poi quando ho scelto il corso, l’Università degli studi di Ferrara era l’ateneo più vicino che potesse offrirmi quel che cercavo. Le materie mi son piaciute e quindi mi sono iscritta. Laurearmi non è stato facile poiché il materiale didattico era sempre inaccessibile. Libri e appunti cartacei sono impossibile da leggere per me. Ho dovuto chiedere aiuto a mia madre che per me ha letto libri e appunti. Inoltre ho dovuto cercare altri studenti che ho retribuito per farmi leggere i libri. I libri inseriti come testi per superare gli esami sono esclusivamente cartacei, non viene quasi mai dato materiale accessibile in Pdf o leggibile con lettori di schermo. Le persone con handicap visivo sono penalizzate poiché devono recuperare il materiale, lo devono far leggere a qualcuno e lo devono studiare”.
Qual è e come si svolge si è svolto il suo lavoro fino a poco fa?
“Il mio lavoro si svolge perché sono una persona integrata digitalmente. Se non sapessi usare le tecnologie sarei al di fuori del mondo. Grazie a ingranditori, lettori di schermo, assistenti virtuali vocabili, si riesce a svolgere ogni azione online. Nella pratica il mio lavoro si concretizza con la voce e parlando al telefono con il cliente. Non mi serve la vista. sostanzialmente. Sono una libero professionista, consulente di digital marketing con partita Iva”.
Qual è stato il suo stato di salute fino a poco fa?
“Ho deciso di lavorare perché ciò significa sentirmi bene. Avere un’occupazione è benefico per la soddisfazione. Voi che leggete queste parole siete consapevoli dell’importanza del lavoro nella vita di un individuo. Per anni ho cercato un lavoro come categoria protetta. Non sono riuscita a trovarlo. Mi sono autoimpiegata e aperto la partita iva nel 2015. Da sei anni lavoro come consulente in ambito digital marketing. Le tecnologie assistive hanno avuto enorme peso nella scelta e contribuiscono a rendermi efficiente nell’attività”.
Quando e come è avvenuta la verifica dell’Inps del 2011?
“Una lettera ricevuta a casa mi comunicava di presentarmi a questa visita. In quell’occasione la commissione non ha posto domande permanenti relativi al mio stato di salute e non ha vagliato accuratamente la documentazione presentata. Godevo già di un’invalidità civile. A seguito di questa visita, ho ricevuto il verbale a casa che mi sospendeva la mia pensione. Ovviamente ho proceduto a ricorso, vinto nel 2012”.
Si è recata lei all’Inps di Imola o sono venuti a casa sua e cosa le hanno chiesto?
“Mi sono recata io nel 2011 presso l‘Inps. Così veniva richiesto. Mi hanno domandato perché mi tingessi i capelli, quanto fossi alta e che peso avevo”.
Quale motivo hanno addotto per toglierle l’invalidità al 100% da poco tempo?
“Nel 2019, dopo 7 anni dalla sentenza, l’Inps mi riconvoca con le medesime modalità del 2011. In quest’occasione rilevo più problemi e comportamento pregiudizievole della volta precedente. Hanno scritto che ‘non è provvista di bastone per non vedenti né di cane guida’. Aggiunge il tipo di laurea conseguita e il fatto che lavoro. Omette però le informazioni verbalmente comunicate il giorno della visita, il mio stato sociale e di salute (non indicando o considerando il fascicolo sanitario consegnato). Manca che sono assistita e accompagnata da mia madre (presente pure durante la visita). Eseguo le mie azioni quotidiane con l’aiuto di qualcuno o delle tecnologie assistive per ipovedenti. Ho un visus menomato per compressione permanente dei nervi ottici. Ho un campo visivo ridotto di oltre il 90%. Ho dolore cronico alla testa e ho episodi gravi costrittivi a letto. Vengono omessi tutti i documenti medici consegnati durante la visita. Non viene riportato il risultato (referto medico) degli ulteriori accertamenti integrativi predisposti a fine visita (nel verbale vengono nominati gli esami richiesti, non inseriti i referti). Per loro non ho consegnato nessun documento alla visita e non ho eseguito gli accertamenti. In realtà in mio possesso ho (e ho consegnato alla commissione) 18 risonanze magnetiche attestanti i precedenti tumori, gli esisti chirurgici e lo stato di schiacciamento dei nervi ottici. Diversi campi visivi con differenti metodiche. Visita oculistica (richiesta dalla commissione e consegnata). Potenziali evocati visivi (richiesti dalla commissione e consegnati). Ulteriore risonanza magnetica (richiesta dalla commissione e consegnata). Campo visivo con metodica Gandolfo (richiesto dalla commissione e ancora in attesa di eseguirlo – l’Ospedale di Modena è uno dei pochi centri a eseguirlo in Italia, parrebbe non sia ancora possibile accedervi per i non residenti). Il secondo verbale della commissione non è presente anamnesi, né documenti medici consegnati e neppure la diagnosi o gli accertamenti previsti. Un verbale vuoto contenente le medesime conclusioni del precedente”.
Come si ripercuote ciò sulla sua vita?
“Vedermi negata dei diritti è qualcosa di incredibile. Per me sono giornate terribili di ansia, nervosismo e solitudine. Sono incredula e stanca. Non comprendo perché debba esistere un comportamento similare atto a stravolgere una ragazza bisognoso piuttosto che aiutarla”.
Qual è la situazione economica e psicologica dei suoi genitori?
“Siamo in un momento di fragilità economica. La storia della mia famiglia è già nota al sindaco di Imola Marco Panieri e ai servizi sociali. I miei genitori hanno perso il lavoro a marzo del 2020 per motivi legati al Covid. Attualmente non percepiamo nessun sussidio e neppure il reddito di cittadinanza. Non abbiamo reddito se non quel poco derivante dal mio lavoro di libera professionista”.
Cosa pensa di fare ora?
“Sono ancora scioccata dalla recente vicenda. Non ho ancora definito un piano per rialzarmi”.
C’è qualcuno che le ha già offerto aiuto e in che modo?
“Un consigliere del Comune si è fatto avanti e mi sosterrà. Spero possa portare alla luce la mia vicenda e contribuire a darmi una mano concreta. In generale ho ricevuto molte dimostrazioni di solidarietà da persone comuni. Sono lieta di sapere che degli sconosciuti sostengono la mia battaglia e la condividono”.

(Massimo Mongardi)