Quando ero ragazzo amavo fantasticare sui grandi personaggi della storia. Ricordo ancora che, dopo aver letto La macchina del tempo di Wells, immaginavo di poter viaggiare a ritroso nei secoli per vedere coi miei occhi personaggi leggendari ed assistere ad eventi straordinari che avevo letto nei libri scolastici.
Immaginate quale meravigliosa opportunità sarebbe quella di passeggiare per le strade dell’Atene del V secolo e incontrare Socrate impegnato, come spesso gli capitava, ad attaccare bottone ai passanti ( per questo era chiamato “il tafano degli Ateniesi”) e a fare continue domande, volte a mettere in discussione le presunte certezze dei cittadini ateniesi, affermando ad esempio, tra lo stupore generale, che il fondamento della saggezza è “sapere di non sapere “.
Oppure immaginate per un attimo di essere sulla sponda del Rubicone nella notte del 10 gennaio del 49 a.C. Giulio Cesare, circondato dai centurioni più fedeli, dopo aver attraversato il fiume scende da cavallo e pronuncia ad alta voce la fatidica frase “Alea iacta est!”, il dado è tratto, sfidando il senato e avviando il processo che porterà alla fine della Repubblica di Roma e alla nascita dell’impero.
Altrettanto stupefacente sarebbe trovarsi improvvisamente nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano alla fine del ‘400 mentre Leonardo da Vinci sta alacremente lavorando al Cenacolo, una delle opere d’arte più importanti di tutti i tempi. Sono nascosto in un angolo insieme a Matteo Bandello (che ebbe realmente modo di assistere ai lavori ) e vedo coi miei occhi Leonardo trasformare la luce in “mezza luce” e conferire alle figure quella grazia e dolcezza che rendono unico e inimitabile il suo stile. Con Bandello posso osservare come “Leonardo soleva dal nascente sole sino a l’imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare e il bere, di continovo dipingere“. Che meraviglia!
Oppure ancora, per andare a tempi più recenti, pensate all’ emozione di essere nel Duomo di Milano gremito di folla il 26 maggio del 1805 , una splendida giornata di sole e assistere all’’incoronazione di Napoleone Bonaparte a re d’Italia. Napoleone si alza in piedi, prende la corona nelle sue mani, si volta verso il pubblico dando le spalle al papa e incorona sé stesso dicendo ad alta voce “Dio me l’ha data e guai a chi la tocca” rendendo manifesto che se il potere dell’imperatore ha un carattere sacro, tale sacralità non deriva solo da un’investitura divina, ma scaturisce soprattutto dalla sua forza politica e militare.
E non sarebbe fantastico usare la macchina del tempo per tornare a quel il 13 maggio 1940 in cui Winston Churchill, al quale il giorno precedente il re aveva conferito l’incarico di Primo Ministro, pronunciò il suo più famoso discorso? Che emozione ascoltare Churchill mentre promette “sangue, fatica, lacrime e sudore”, col coraggio, che la politica purtroppo ha perso, di dire la verità.
Purtroppo ho capito in fretta che la macchina del tempo non esiste. Non mi è concesso, se non con la fantasia, di incontrare quei grandi personaggi e assistere a quegli eventi epocali, Non mi resta dunque che prendere atto, nel bene e nel male , della realtà concreta del mio tempo.
Lasciatemi dire però che alla mia generazione il destino ha riservato una sorte davvero meschina e crudele. Essere contemporanei di Matteo Renzi, assistere alle sue scorribande demenziali e alle sue giravolte , sopportare il suo eloquio arrogante e indisponente.
E’ davvero difficile, credetemi, farsene una ragione.
(Valter Galavotti)