Bolzano. “Il panorama mediatico in Alto Adige è segnato da un colosso mediatico dominante, di nome Athesia. (nelle mani della famiglia Ebner, che esprime un senatore  della Repubblica) Per altre pubblicazioni è difficile, a causa di questo strapotere, affermarsi in questa piccola provincia. I giornali e le riviste “alternative” non si caratterizzano per un grande coraggio e piuttosto si sono adeguate. Perciò il panorama mediatico sudtirolese è ben lontano dal pluralismo. L’editore dominante Athesia con il quotidiano Dolomiten ha un orientamento fortemente conservatore e clericale.  Non c’è da meravigliarsi, se si pensi che una parte considerevole delle azioni di Athesia sono nelle mani del clero. Il giornale Dolomiten e altre pubblicazioni della casa editrice Athesia (ex Tirolia) appartenevano in origine al canonico Michsl Gamper (1885-1956)”. Questa lettera del 2007, con cui un lettore germanico spiega perché non accetta l’offerta di abbonarsi al Dolomiten. Contiene solo una parte di verità. Perché l’editrice cattolica, nata su base popolare alla fine dell’Ottocento come reazione alla stampa liberale e laica, con microquote in mano a centinaia di individui ed enti religiosi privati, e che era sopravvissuta durante il fascismo e rinata nell’immediato dopoguerra, all’inizio del 2000 aveva cominciato il suo percorso verso la concentrazione nelle mani di un’unica famiglia.

È diventata così una potenza senza concorrenza, non solo mediatica, ma anche economica, finanziaria. E con una forte e arrogante influenza sulla politica.

Solo due piccole realtà si oppongono alla concentrazione di mass media: il giornale Neue Südtiroler Tageszeitung in lingua tedesca, diretta da Arnold Tribus, un giornalista di grandissimo spessore culturale e umano, che esiste già da 24 anni, e la piattaforma informatica salto.bz, bilingue (nel senso che ognuno scrive nella propria lingua madre, o in quella che preferisce, che da 5 anni è diventata un punto di riferimento per persone di tutte le età che sono stanche della separazione etnica e dell’aria soffocante della stampa dominante (e ora unica).

Bolzano (foto Pixabay)

Attualmente gli Ebner sono vicini alla Lega, e lo sono coloro che vengono sostenuti dal Dolomiten e dagli altri giornali e riviste, ma non in tutto la linea politico-mediatica della famiglia Ebner è allineata a Salvini e Co. Certamente non sono antisemiti, come molti conterranei. Si ricorda Durnwalder che di fronte alla giornata della memoria dichiarò che “anche i sudtirolesi sono una minoranza che ha sofferto”. Il Dolomiten partecipò insieme all’Alto Adige alla racconta di fondi per una targa in memoria di una bambina ebrea di tre anni deportata da Bolzano con la famiglia e uccisa ad Auschwitz. E il direttore (dal 1995), fratello Ebner minore, prese posizione contro un assessore comunale che aveva dichiarato l’arrivo dell’esercito nazista l’8 settembre 1943 “giorno della liberazione”. E nel dopoguerra, dopo avere sostenuto a tutta forza la richiesta di autodeterminazione e di riunificazione all’Austria, dopo l’accordo Degasperi-Gruber del settembre 1946, il Dolomiten sostenne il tentativo di convivenza attraverso l’autonomia.

Comunque Athesia è poco ideologica e molto concreta. Nel 2016 ha comprato l’Alto Adige, l’avversario che dal dopoguerra con fasi diverse ha costituito il polo opposto dei nazionalismi locali. E il Trentino, che da poco aveva sostituito l’Alto Adige nella versione di Trento. Nel 2018 l’Adige. Prima aveva già di suo giornali italiani e tedeschi (Bazar, fatto di inserzioni, i fogli gratuiti italiani Qui-Bolzano, Qui-Trento, Qui-Rovereto, Qui-Merano, Qui-Bassa Atesina, Qui-Val d’Isarco), il Katholisches Sonntagsblatt , i fogli d’informazione locali, spesso nati dal basso e poi confluiti per varie ragioni nel calderone: Der Vinschger in Venosta, BAZ nel meranese, Puschtra in Pusteria, Plus Bozen a Bolzano e dintorni, “Wir” per Oltradige e Bassa Atesina.

Athesia controlla i grandi portali dell’informazione digitale (Stol, Südtirol News, Sportnews, Kultur/Cultura.bz.it). Di Athesia sono anche le principali trasmittenti radiofoniche come Südtirol 1, Radio Tirol, Teleradio Vinschgau, RMI, Radio Dolomiti, Radio Grüne Welle, Stadtradio Meran. Si occupa di libri non solo come Athesia Buch, ma anche come Curcu e Genovese, Tappeiner, Athesia Tyrolia Druck di Innsbruck, Alpenwelt di Brunico.

Ha partecipazioni di maggioranza o di minoranza in altri diversi settori: Brennercom e KM Invest, Athesia Energy e l’Hotel Therme di Merano, le funivie della Val Senales e del Monte Cavallo, l’agenzia viaggi Alpina Tourdolomit, il sito internet di escursioni Sentres e l’agenzia di voli Aveo Tours che usa l’aeroporto di Bolzano e che, nonostante il referendum del 2016 l’abbia clamorosamente bocciato, la stampa unica sostiene in modo aggressivo contro il movimento popolare che vuole che si rispetti il risultato del voto. Partecipazioni anche in banca Raiffeisen Bolzano, Cassa di risparmio della Provincia di Bolzano, Banca popolare.

Il maggiore azionista e presidente di Athesia, Michl Ebner è stato 4 volte parlamentare, (pensione netta mensile di 10.000 euro), tre volte parlamentare europeo. Il governo 5stelle-Lega l’ha nominato nella Commissione dei Sei. Voleva diventarne presidente e si è molto arrabbiato perché non l’hanno eletto. Dopo che Salvino ha fatto cadere il governo, il governo Conte2 l’ha sostituito. Ora, come presidente della Camera di Commercio (80.000 euro netti all’anno), si esprime pubblicamente su ogni problema o scelta della giunta provinciale, sostenendo in ogni modo i suoi, spesso contro il presidente eletto Arno Kompatscher. Contro il presidente i giornali unici hanno scatenato durane e dopo le elezioni vere e proprie campagne, per poter decidere i suoi assessori, visto che non è riuscito a sostituirlo.

Più della metà delle inserzioni pubblicitarie della Provincia e degli assessorati vanno nelle casse di Athesia, oltre ai contributi provinciali e statali per diverse radio private, portali online (che vengono finanziati separatamente e non per editore).

E le reazioni della popolazione? “La continuità con la tradizione contadina e feudale”, ha scritto Luca Fazzi, professore a Sociologia a Trento in un articolo intitolato “Il suicidio della Heimat”, su salto.bz il 18 agosto 2019, “scavando a fondo nei meandri della complessa società locale, è data praticamente ormai solo dal tono ossequioso con cui ancora la gran parte della popolazione si atteggia nei confronti dei potenti di turno, che una volta erano i conti e i baroni, e oggi sono i fratelli Ebner con il loro asfittico monopolio dell’informazione e il loro sempre più gigantesco conflitto di interessi”.

E gli italiani? E i trentini? In Trentino qualcuno ha commentato che l’Adige è stato comprato “come un caseificio o un impianto di risalita”. A Bolzano la gente ha perso il suo punto di riferimento. Gli italiani ormai, ridotti a vivere solo nelle città e segnatamente nel capoluogo, comunicano attraverso la stampa. E subiscono i temi della politica imposti, e l’ignoranza dei propri. Impossibile l’emergere di una classe politica degna, perché sono i giornali che decidono se si esiste o no e non può esistere un dibattito aperto e democratico se solo alcuni hanno voce pubblica. Lo si vede dal degrado pietoso della città, regalata alla speculazione, dalla sanità che da qualche giorno fa parte ufficialmente del gruppo di coda in Italia, insieme a Calabria, Campania e Molise, senza prevenzione e senza medicina di base. Ci si chiede come sia possibile, in una città dove vive molta gente ragionevole, che la gestione sia dettata da lobby e dai potenti.

Alla notizia dell’acquisto dell’Alto Adige, il suo direttore, di allora e di oggi, è stato zitto per 4 giorni, mentre si scatenava la bagarre. Poi ha detto “È presto per parlarne”. Christoph Franceschini ha commentato ironicamente su salto,bz: “Io direi: per qualcuno è di gran lunga troppo tardi”. Il direttore dell’Adige è stato rimosso. Il Dolomiten ha fatto una campagna per poter ammazzare liberamente lupi e orsi (Ebner è stato a lungo presidente dei cacciatori europei), l’Alto Adige ha istituito una pagina per i cani.

L’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha dato l’allarme per la concentrazione monopolistica che nega una vera informazione libera e veritiera per la regione Trentino-Alto Adige, una delle più ricche d’Europa, i cui cittadini non hanno diritto a una libera informazione. Ma in Italia manca una norma di legge sulle concentrazioni in ambito regionale, cancellata nel 2004 dalla legge Gasparri. In precedenza, la legge n. 67 del 1987 in un articolo individuava come “posizione dominante” anche quella di chi “giunga a controllare società che editano un numero di testate superiore al 50 per cento nell’ambito di una stessa regione”. Il Mov. 5stelle aveva annunciato di voler ripristinare la norma, ma nel governo Conte1 la Lega non volle. E ora? Il Sudtirolo rimarrà per sempre “Fern von Europa”, lontano dall’Europa della democrazia e della libertà?

(Alessandra Zendron)