Di tutto ci saremmo aspettati, ma non una così bassa caduta di stile. Da una persona che discende per e di diritto da una famiglia con notifiche ufficiali del Consiglio di Padova (tr. csr. 1430), riscritto, per l’esattezza, il 6 novembre 1749, a mezzo del quale veniva conferito il rango di Marchesato, una famiglia che ha visto propri membri indossare l’Abito di Malta e di Sant’Antonio!
Lei ha affermato a commento di un nostro articolo (senza dubbio in un momento di inquietudine, di fastidio): “di cazzate ne sparate tante su questo sito“.
Si, signor Uberto Selvatico Estense, Lei si è espresso proprio in questo modo! Ecco, non siamo avvezzi a scrivere tale parola. Non ne siamo avvezzi all’uso, se non, confessiamo, tra una ristretta cerchia di amici e dopo una gioiosa libagione …
Avremmo trovato maggiormente consono il termine “imprecisione” (elegante), o altrettanto preciso “inesattezza” (ha un suono cortese), maggiormente delicato ma esplicito il termine “approssimazione” (ugualmente preciso). Incisivo e degradante (per il destinatario) utilizzare il termine “scorrettezze”; un’immagine di stile fotografico avrebbe utilizzato il termine “sfocatura” mentre un appellativo preciso, incisivo, che non lascia adito a dubbi o incertezze avrebbe preteso “errori”. Ecco, sei belle lettere precise e concise. Termini un po’ più popolari, coloriti forse, non in uso se non in ambienti marginali, sarebbero “sfondoni e svarioni”. Ma “cazzate“, da Lei, non ce lo saremmo aspettato.
Veda, Signor Uberto Selvatico Estense, noi, della Redazione di leggilanotizia, ci auto-accusiamo di dilettantismo (anche se tra di noi ci sono seri professionisti) e quindi, sicuramente, di tanto in tanto cadiamo in errore, inciampiamo in imprecisioni, incorriamo in inesattezze, veniamo colti in fragranti sfocature o veniamo accusati di errori. Siamo i primi ad ammetterlo, ma non ci permettiamo mai, per nostra natura, di indicare un “momentaneo avverso” come divulgatore di “cazzate“. Forse, nelle segrete stanze della Redazione qual cosina “sfugge”, ma nel testo pubblicato mai!
Nella nostra semplicità, noi siamo rispettosi della legge, quella degli uomini, e ci prendiamo scrupolo di seguirne i dettami. Le misure. Lei, senza entrare in particolari fastidiosi, durante i tanti anni di direzione di Formula Imola è sempre stato certo di non avere mai sbagliato? Di avere sempre rispettato i termini di legge? Non le sarà, per puro caso, sfuggita qualche giornata rumorosa oltre i termini di legge previsti? Ha sempre girato per competenza i dati dei rilevatori di decibel dislocati ai bordi della pista ai destinatari per legge nei tempi previsti? Siamo certi che, se mai fosse accaduto, ci saremmo trovati davanti a imprecisioni, approssimazioni, inesattezze, sfocature, scorrettezze, errori, sfaldoni e svarioni! Sicuramente una di questi sopra, ma mai “cazzate”. Mai!
Siamo certi, per quanto di nostra volontà, che il “nostro” dialogo sarà sempre improntato a correttezza, signorilità, eleganza. Noi ce ne faremo impegno.
(Redazione di leggilanotizia)
Alla redazione di Leggi la notizia voglio esprimere la mia totale ed incondizionata solidarietà.
Non Vi nascondo che il linguaggio, che non nobilita la lingua italiana, mi ha turbato ed anche offeso.
Turbato perché l’attacco alla libera stampa fotografa molto bene l’attuale situazione italiana e, nel mio piccolo, perché, occasionalmente, avete ospitato miei pensieri.
Oggi scopro che appartengo, indirettamente, ad una famiglia di cazzari, di racconta bubbole, nemmeno fossi Salvini!
Invece ogni volta che Vi ho inviato una proposta, io come i tantissimi imolesi come me, ho cercato, a volte in maniera calorosa e colorita, di esprimere una denuncia su mancanze che, a mio vedere, coinvolgono il nostro territorio.
Denunce accompagnate da dati inequivocabili mai “campati in aria”.
Non sono uno scrittore, non sono un giornalista, sono un semplice cittadino figlio della Plebe con la fedina penale pulita che ama partecipare alla vita della collettività.
Nel mio piccolo mi piacerebbe capire perché, indirettamente, vengo accusato di essere un cazzaro.
invio questo commento perché, proprio un anno fa, venni giudicato, assieme al Direttore di questa testata, da un Tribunale della Repubblica proprio a causa di un articolo pubblicato.
Le mie parole avevano turbato persone convinte che avessi scritto fandonie infamanti, insomma che fossi un cazzaro e come tale essere punito.
Sembrano cose piccole, ma stiamo parlando di giustizia penale.
Secondo il Tribunale della Repubblica le mie parole avevano descritto situazioni reali, vere, dimostrabili, avevo espresso un semplice diritto di critica, tutelato dalla nostra Costituzione.
Secondo la Giustizia non era un cazzaro, di altri non so! Ricordo che come entrammo, così uscimmo. Io con la fedina penale sempre immacolata che, per noi comuni mortali, ha ancora un valore morale enorme.
Oggi, e ne sono felicissimo, posso raccontare questa avventura subita come presunto cazzaro.
Altri che leggono possono solo arrossire……
Mario Zaccherini