Forse un paio di giorni fa avete visto (in rete o sul vostro cellulare) il fumetto di due amanti abbracciati. Lei implora: “dimmelo”. E lui subito: “L’Emilia-Romagna è in zona gialla”. Allora lei felice mugola: “Dimmelo ancora”.

Sorrisi a parte (spero) da qualche giorno ognuna/o sogna di poter presto tornare, pur con tutte le precauzioni necessarie, a un po’ di quella vita – amorosa, sociale, culturale – che potremmo chiamare “pre Covid”.

Home concert (Foto Massimo Golfieri)

Essendo io moooooolto appassionato di jazz (e dintorni) fra i miei piccoli sogni ce n’è uno che si chiama “Home concerts”. Se non sarà per aprile, sarà per luglio o per settembre ma io bramo ritrovarmi nelle case sparse fra Emilia e Romagna dove da 20 anni – mica pochi – i musicisti locali (più quelli di passaggio) si esibiscono per le persone appassionate. La formula è semplicissima: si paga la cena (molto informale) e si coprono le spese; da lì salta fuori anche un piccolissimo cachet, quasi simbolico, per gli artisti di turno.

Da questi concerti nelle case – e persino in vecchi fienili – sono passati artisti molto famosi: per dirne qualcuno i sassofonisti Stefano Bedetti, Piero Tonolo, Guglielmo Pagnozzi o il trombettista Marco Tamburini (purtroppo morto nel 2015). Con loro una schiera di musicisti molto bravi pur se meno noti: per fare qualche nome i pianisti Alessandro Altarocca, Pietro Beltrami, Stefano Nanni, il chitarrista olandese-turco Tolga During, il clarinettista Federico Benedetti. Fra gli imolesi una presenza costante è il contrabbassista Roberto Bartoli (in veste di organizzatore e di musicista, talvolta di presentatore) ma vanno segnalati almeno il chitarrista Fabio Martini e il batterista Youssef Ait Bouassa.

Jazz e… dintorni. Così ecco Ivete De Souza dal Brasile e Gabin Dabirè dal Burkina Faso ma anche il sitar di Marco Nervegna e la bellissima voce di Paola Sabbatani.

Dall’iniziale “Stalla di Nando” (quasi 20 anni fa) a Massalombarda le case “concertanti” si sono moltiplicate: in testa L’osteriola dei lupi a Carseggio e l’antico borgo di Sant’Apollinare a Coniale.

Bella musica in bei posti per costruire socialità. Così tornando al fumetto… lo dico in un sussurro nostalgico-amoroso: “Home Concert presto”.

Home concert (Foto Massimo Golfieri)

Gli Homeconcert

La “Stalla di Nando” nasce dal desiderio di aprire la casa affinchè diventi uno spazio di condivisione. E’ una direzione palesemente opposta e contraria alla tendenza a rinchiuderci ed isolarci davanti alla TV, ed in ciò la musica gioca qui il suo attivo e fondamentale ruolo di collante sociale.

Gli Homeconcert sono eventi totalmente autogestiti e sostenuti unicamente dal contributo economico volontario dei partecipanti: a tal proposito, per una totale trasparenza e a beneficio di chi ci incontra per la prima volta, teniamo a specificare che il contributo economico serve per:
– coprire le spese vive (cibo e bevande del buffet, cena e benzina per i musicisti etc.);
– contribuire alla gestione della casa ove la Stalla è situata (riscaldamento, manutenzione “tecnica” della stalla etc.);
– retribuire, seppur simbolicamente, il lavoro dei musicisti, nell’ottica di riconoscerne la dignità e l’importante ruolo sociale;
– come già avvenuto in altre occasioni (raccolta fondi per un villaggio indiano colpito dallo Tsunami del 2004), da quest’anno una parte del ricavato di ogni serata verrà destinato per un “progetto” di solidarietà di cui vi verrà man mano dato resoconto.

Quindi la serata che trascorriamo assieme è una condivisione di relazioni fondate sia sulla piacevolezza dello stare assieme ma anche sul condividere valori come la solidarietà ed il riconoscimento del lavoro dell’uomo

Quando il lavoro dell’uomo nasce da una spinta interiore, dall’amore per il lavoro stesso, dalla gioia del farlo, ed avviene senza meccanismi di sfruttamento su altre persone e senza avere come unico scopo il profitto, allora davvero l’individuo ne esce nobilitato: questo è sempre avvenuto per gli artigiani, per coloro che hanno svolto con amore lavori manuali artigianali etc: nel nostro gesto di voler retribuire anche solo con un euro simbolico il lavoro dei musicisti e di chiunque venga a offrire qui il frutto della propria fatica è una dichiarazione precisa di riconoscimento della dignità e dell’importanza sociale che il lavoro umano può avere se svolto nel rispetto proprio e degli altri. (Il gruppo organizzatore di “La stalla di Nando”)

Per saperne di più

Un racconto di Mauro Sandrini

Un articolo di Alda Teodorani