Trento-Bolzano. Chi è Michl Ebner? Questa domanda i trentini hanno cominciato a porsela davvero solo il 15 gennaio scorso quando, come un fulmine a ciel sereno, il potente editore ed ex parlamentare SVP, ha comunicato via mail ai redattori del Trentino che gli chiudeva il giornale in faccia.

La mail diceva, più o meno: gentili signori, oggi sarà l’ultimo giorno in cui farete il vostro giornale che da dopodomani non sarà più nelle edicole. Un colpo secco e via a chiudere una storia lunga 75 anni.

Questa domanda però i trentini avrebbero dovuto cominciare a porsela qualche anno fa.

Le acquisizioni

A partire dal 2016, quando Michl Ebner, padrone incontrastato dell’informazione sudtirolese – in primis il giornale di famiglia, il Dolomiten, ma anche radio e tv importanti in Sudtirolo – aveva comprato con un’offerta paghi uno prendi due sia l’Alto Adige che il Trentino, allora proprietà dei De Benedetti, che dovevano liberarsi dei giornali locali per un loro problemino di eccessiva concentrazione di proprietà editoriali.

E ancor di più i trentini avrebbero dovuto farsi delle domande nel 2018 quando Athesia, la capogruppo della famiglia Ebner, si era comprata anche l’Adige.

Tra un quotidiano e l’altro, Ebner però aveva già fatto un giro di shopping in Trentino. Aveva acquisito l’editore Curcu&Genovese – Bazar e Trentino Mese – e aveva avanzato proposte a Vita Trentina. Con l’Adige poi sono entrate nella galassia Athesia anche Radio Dolomiti nonchè la concessionaria di pubblicità dello stesso Adige, Media Alpi.

Quindi già da tempo sia la politica che i mondi economici trentini avrebbero dovuto informarsi meglio su questo ex parlamentare della SVP (tre volte a Roma, tre volte a Bruxelles), ma anche uomo d’affari con interessi variegati: l’attività tipografica con Athesia Druck, l’energia solare, le funivie (Val Senales), il turismo (l’Hotel Terme di Merano) e le telecomunicazioni (ha messo in piedi e fatto crescere Brennercom, poi venduta l’anno scorso per, pare, 52 milioni di euro). Per non dire della presidenza della Camera di commercio di Bolzano e della vicepresidenza di Eurochambres, l’associazione delle camere di commercio europee. E questo solo per dire le cose più importanti.

Quindi tutti coloro che sono caduti dal pero il 15 gennaio possono dare la colpa solo a se stessi.

Perchè bastava fare qualche domanda a Bolzano per sapere che Ebner segue la regola dantesca: “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole” (e più non dimandare). E se si mettono troppo in discussione le sue decisioni, padron Ebner si irrita.

Perchè spendere tanti soldi

Il problema vero ora per il Trentino (nel senso di territorio) è: cos’è che “si vuole”? Cosa ha spinto un accorto uomo d’affari a spendere circa 25 milioni di euro – all’incirca 5 per Alto Adige-Trentino, 20 per l’Adige – per espandersi in un mercato, quello della carta stampata, che – lo ha detto lui stesso in più occasioni – è in crisi ormai strutturale? (Fatto salvo il Dolomiten che continua a vendere quasi 40mila copie al giorno e riceve corposi contributi statali, solo lo scorso anno circa 6 milioni di euro).

Chi fa i conti della serva dice semplicemente che essere padrone di tutti i quotidiani cartacei della regione, con l’eccezione dell’edizione locale del Corriere, gli consente di avere economie di scala e di aumentare le tariffe pubblicitarie. Vero. Ma quanta pubblicità bisogna vendere per rendere sensato un investimento da 25 milioni di euro?

Facciamo però un inciso. Il prezzo pagato per l’Adige comprende non solo il giornale, la rotativa – che Ebner ha prontamente chiuso per accentrare la stampa a Bolzano – Radio Dolomiti e la concessionaria di pubblicità. Comprende anche il grande stabile di via Missioni Africane, sede del giornale. Alcune migliaia di metri quadrati in una delle posizioni più belle della città circondate da una porzione della costa sotto l’edificio, a scendere dalla collina. Non a caso Arnold Tribus, storico direttore del Tageszeitung che con Ebner ha avuto a che dire molte volte anche in tribunale, ci ha detto che il vero affare di Ebner in Trentino è stato proprio l’ex convento dei comboniani.

Però tra un’inserzione pubblicitaria e un affare immobiliare, Ebner ha messo insieme anche un’altra cosa: potere.

Ebner e la politica

Abbiamo chiesto ad Orfeo Donatini, da qualche anno vicepresidente di Athesia, ed ex caporedattore del Trentino, qual è il progetto che guida questa espansione del gruppo. La risposta è ecumenica: “Non c’è nessun progetto politico. I nostri obiettivi sono tutelare la convivenza pacifica nella regione e favorire la collaborazione tra Trento e Bolzano in modo strategico”. Amen.

Che Michl Ebner non voglia la sedia di Fugatti (presidente della Giunta provinciale di Trento) non lo mettiamo in dubbio.

Ma che i suoi affari, prima o poi, possano entrare in conflitto con decisioni che la provincia dovrà prendere, è quasi una profezia.

I giornalisti, sia dell’ormai defunto Trentino che de l’Adige, ci assicurano che finora Michl Ebner non ha mai interferito con l’attività giornalistica.

Ma Arnold Tribus ci dice che a Bolzano le cose vanno diversamente: tra Ebner e Kompatscher, ad esempio, non c’è feeling. Il dinamico presidente della giunta sudtirolese non segue i consigli che Michl Ebner gli elargisce dal suo scranno di presidente della Camera di commercio. E questo fa sì che il Dolomiten – diretto dal fratello di Ebner, Toni – cannoneggi Kompatscher un giorno sì e uno anche.

A Trento, come è stato appena dimostrato dalla chiusura fulminante del Trentino, le cose sono solo apparse, finora, diverse.

Ma andando a vedere nelle pieghe di come l’editore Ebner si è mosso anche prima di questa entrata in scena esplosiva, si trovano alcuni segnali che fanno pensare.

Parliamo ad esempio dell’approccio avuto con Vita Trentina.

Alla nostra domanda se fosse vera la voce che c’è stata un’offerta di Athesia per comprare Vita Trentina, Orfeo Donatini ci ha detto che non c’è mai stata un’offerta di acquisto.

Però, per altre vie, abbiamo scoperto che Michl Ebner una qualche offerta a Vita Trentina l’ha fatta.

Non voleva comprare il giornale. Ha solo proposto di farsi carico della distribuzione allegandolo al Trentino e si sarebbe anche incaricato di raccogliere la pubblicità per il settimanale della curia.

Ma…aspettate un attimo. Se i lettori di Vita Trentina se la fossero trovata allegata al Trentino ogni settimana gratis, perchè avrebbero dovuto pagarla? O abbonarsi? E il valore informativo del settimanale, che tra l’altro è un esempio pressochè unico tra i mezzi di informazione delle diocesi? Una simile scelta avrebbe ridotto di molto sia il valore strettamente economico che quello giornalistico. Il Trentino (giornale) ne avrebbe invece sicuramente ricavato una aumento di vendite, almeno nei giorni in cui avesse avuto l’allegato.

Gli è stato risposto, ovviamente, “no, grazie”.

Il valore informativo

Ma quel che ci interessa di questa vicenda è che il valore informativo intrinseco per l’editore Ebner sembra non avere peso (e saremmo felici di scoprire che ci siamo sbagliati). Oppure che in Athesia non hanno fatto i compiti e usano il metro sudtirolese per tutto. In effetti un’operazione simile è stata fatta con il mensile della diocesi di Bolzano, Il Segno, che viene distribuito con l’Alto Adige.

Con una non piccola differenza: Il Segno fa 16 pagine mensili di buona informazione diocesana, ma non si pone su un piano informativo generale. Vita Trentina è un organo di informazione generale di tutto rispetto.

Ecco, quanto è bravo come editore Michl Ebner? Ce l’ha nel sangue, verrebbe da dire, perchè la sua famiglia possiede il Dolomiten praticamente da quando è stato fondato e, soprattutto, gli Ebner sono nel campo tipografico dal 1888.

Ma alcune scelte fatte sui giornali trentini disegnano un quadro a chiaroscuri.

Vero che, appena comprato il Trentino, Michl Ebner aveva fatto un tentativo di rilancio del giornale, lasciato in condizioni pietose dai De Benedetti.

Erano state riaperte due redazioni periferiche e fatte alcune campagne di gadget librari regalati col giornale. In questo i redattori del Trentino avevano visto concretizzarsi le promesse fatte quando era stato comprato il giornale.

Forse troppo tardi. Forse troppo poco.

O forse semplicemente poi si è materializzato l’acquisto dell’Adige (a cui peraltro Ebner faceva la corte fin dal 2016) e la dura legge dei numeri ha avuto il sopravvento: non avrebbe avuto nessun senso avere due giornali, di cui uno, il Trentino, in pesante perdita – 1.650.000 euro l’anno, ci informa Orfeo Donatini.

Il monopolio

Ma è a luglio 2018, quando Athesia acquista l’Adige, che i trentini avrebbero dovuto capire cosa stava succedendo: un editore/politico/imprenditore era a quel punto proprietario di tutti i quotidiani cartacei basati in regione.

Un monopolio che, sebbene non più sanzionato dalla legge com’era fino a qualche anno prima, aveva attirato l’attenzione dell’Autorità per le comunicazioni. Un bel rapporto sull’informazione locale preparato dal servizio economico-statistico dell’ente nel 2018 evidenziava come in Trentino Alto Adige il 68 per cento dell’offerta di informazione passasse attraverso media di proprietà di Athesia. Non più sanzionabile, ma non per questo politicamente neutro.

E infatti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che ha anche competenze per l’editoria, aveva promesso-minacciato di rifare la norma sulle concentrazioni dell’editoria locale. Situazione estremamente irritante per padron Ebner, ci dicono. Anche se va detto che l’editore aveva cercato un confronto con Fraccaro che però non ha mai risposto.

Questo del quasi monopolio è un cruccio per Michl Ebner. Perchè una revisione della legge manderebbe a quel paese il suo progetto di controllo dell’informazione regionale.

Il problema della concentrazione editoriale viene perfino citato nel comunicato aziendale che elenca le motivazioni della chiusura del Trentino, seppur non come la principale. Come se la chiusura del Trentino risolvesse il problema della concentrazione proprietaria.

Abbiamo sentito l’ufficio dell’Agcom che ha redatto lo studio e ci hanno confermato che, nella situazione data, la vendita del Trentino ad un altro editore avrebbe certamente diminuito la concentrazione editoriale. Ma la sua chiusura non da nessuna garanzia, perchè bisogna vedere dove vanno a finire i lettori del giornale chiuso.

Ora, visto che Ebner quasi sicuramente conta di recuperali come lettori dell’Adige, il problema rimane tale e quale.

Un inciso, che forse serve anche a chi prende le decisioni in Athesia: la scelta di “trasferire d’ufficio” tutti gli abbonati del Trentino all’Adige non è stata gradita dai lettori. E meno che mai da coloro che erano abbonati ad entrambi i giornali e che attualmente ricevono ogni giorno due copie dello stesso giornale.

In ogni caso in Athesia non hanno mai pensato di vendere il Trentino. Ce lo dice, a domanda esplicita, il vicepresidente Donatini: “Non siamo intenzionati a vendere la testata”.

E poi ci racconta di un progetto per espandere le attività del gruppo online, ma “ancora senza tempistiche, nè numero di giornalisti ripescati”.

Il potere della carta stampata

Ma in Trentino, molto più che in altre zone d’Italia, carta canta. È ancora il giornale di carta che determina veri movimenti nell’opinione pubblica e nel mondo politico.

(Volete una prova? Per oltre due mesi tra dicembre e gennaio il quotidiano online Il Dolomiti ha battuto giorno dopo giorno – ed è stato l’unico tra i media quotidiani della provincia – sul fatto che ci fossero enormi incongruenze nei numeri del contagio epidemico forniti dalla giunta. Ma solo il giorno che l’Adige si è deciso a fare il suo lavoro e ne ha scritto senza reticenze è diventato un problema per Fugatti).

Adesso è chiaro a tutti che cosa abbiamo davanti?

Piccola nota per i non addetti ai lavori: un editore non ha bisogno di telefonare alla redazione per decidere cosa si scrive sul giornale. Gli basta il potere di nominare il direttore.

(Laura Mezzanotte)