Imola. Una giornata al Liceo con alcuni ex studenti a raccontare Imola e la Formula Uno. Assieme all’imprenditore Davide Baroncini e ad Elena Penazzi, assessore ad Autodromo, Turismo e Servizi al cittadino, l’ospite d’eccezione, e a sorpresa, è stato Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato della Formula 1, che da ex studente del Liceo scientifico Rambaldi – Valeriani ha voluto portare, in videoconferenza da Cortina dove è presente in occasione del mondiali di sci, il suo saluto e gli auguri agli studenti presenti. I ragazzi hanno poi intervistato Baroncini e Penazzi.
“Stefano è famoso anche per la sua grande disponibilità e oggi l’ha dimostrato, perché tra vari impegni è riuscito a dedicare cinque minuti a voi ragazzi, per farvi un saluto”, commenta così il suo intervento Davide Baroncini, che aggiunge: “Sono uno di quei ragazzi cresciuto all’interno dell’autodromo. Prima dal punto di vista personale e poi come Stefano, ho trasformato sogni e passione in qualcosa che mi ha poi permesso di vivere”.
Davide, com’è stato l’arrivo della F1 a Imola? Era veramente la passione dei ragazzi imolesi?
“Voi ragazzi avete vissuto il ritorno della Formula 1 con un evento a porte chiuse, ma negli anni ‘80 e ‘90 era una festa in tutta la città e non durava solo tre giorni, ma si cominciava a creare dei veri e propri cantieri, assolutamente non in sicurezza, già diversi mesi prima, dove persone, anche non imolesi, riservavano degli spazi per assistere al gran premio. Sulle colline della Tosa e della Rivazza sono addirittura scoppiate delle risse a difesa del posto riservato”.
Com’è riuscito a trasformare la sua passione in un lavoro?
“Esistevano delle società, delle cooperative che permettevano agli studenti di lavorare all’autodromo nei giorni del Gran premio. Inoltre quello di Imola è un circuito che permetteva al Circus di effettuare dei test tutto l’anno, anche durante la pausa invernale. Si trovavano quindi molte opportunità lavorative per entrare in contatto con questo mondo, perché c’era sempre bisogno di persone che dessero una mano”.
Che aria si respirava durante il week-end di gara?
“Era molto interessante vivere la città perché le strade erano piene di tifosi. Venivano persone da tutta Europa e quindi si creavano delle comitive di amici che duravano tre giorni. Mangiare tutti insieme appena si aveva un attimo libero era un momento speciale. La gara diventava quasi un contorno, perché ci divertivamo in tanti modi”.
Hai qualche aneddoto che vorresti condividere?
“Correva l’anno 1996. Un sabato sera di un week-end di gara della Moto Gp, un gruppo di ragazzi tra i diciassette e i diciotto anni organizzò una gara di impennate. Inizialmente fecero arrabbiare i vigili urbani, poi la gente iniziò a riconoscere i piloti e si creò un ammasso di folla. Così i vigili urbani non poterono più intervenire. Il fatto divertente, è che tra i piloti c’era anche Valentino Rossi, che aveva diciotto anni. Da questo si può capire che anche ai piloti piaceva vivere l’atmosfera della città”.
E sulla Formula Uno?
“Quando la F1 veniva a Imola, era tutto un grande giro di amicizie. Due esempi sono Schumacher e Senna. Il primo, essendo un grande appassionato di mountain bike, si organizzava con dei ragazzi di Imola che lo passavano a prendere e poi uscivano insieme perché loro conoscevano i percorsi. Per quanto riguarda Ayrton Senna, dopo aver saputo di un ragazzo ricoverato in ospedale immobilizzato per un grave trauma spinale, ha iniziato ad andarlo a trovare sempre più spesso: trascorrevano molto tempo insieme quando il pilota si trovava a Imola. Questa è la dimostrazione della bontà di Ayrton, una persona molto speciale”.
Anche Elena Penazzi ha dichiarato di essere stata una studentessa del Rambaldi – Valeriani e ha raccontato la sua esperienza.
“Anche io come Davide confermo il fatto che la Formula 1 unisse tutti. All’autodromo avevo la possibilità di trovarmi con i compagni del liceo. Eravamo un gruppo unito che faceva qualcosa che aspettava tutto l’anno. Non vedevamo l’ora di sentire i rombi delle monoposto della F1. Della nostra generazione credo che non ci sia neanche una persona che avrebbe il coraggio di dire che la Formula 1 faceva rumore. Immagino che anche per voi giovani sentire questi rumori per la prima volta sia stata un’emozione unica, speciale. È una grande fortuna avere l’autodromo. Spero perciò che questa generazione possa tornare a vivere i nostri stessi tipi di emozioni, e non solo per i motori”.
Elena, potresti raccontarci anche tu un fatto particolare o divertente della tua esperienza?
“Io ho passato molto tempo in autodromo e addirittura mia madre mi costringeva ad andare bene a scuola per avere il permesso di lavorare lì. Ho iniziato a 15 anni e ho smesso nel 2006. In quegli anni ho conosciuto tutti i piloti e tutto il mondo della F1. Vorrei raccontarvi un retroscena del 2006, ultimo anno della F1 qui a Imola, quando Schumacher vinse. Lavoravamo dalle sei del mattino alle due di notte, ma non sentivamo stanchezza, bensì solo passione. Una sera sono uscita dal semaforo della Rivazza e ad un certo punto mi ha affiancato da destra con una mossa poco ortodossa una Ferrari grigia da strada: era Michael Schumacher”.
Conclude così l’assessore imolese: “Per me rientrare nel paddock dopo tanto tempo è stata un’emozione unica ed ancora oggi, quando mi capita di rincontrare le persone con cui ho condiviso queste esperienze, capisco che ci ricordiamo ancora tutto di quegli anni”.
(Giulia Rango)
….ma non si può vivere di ricordi, il futuro è tutt’altra cosa: gentilissima assessora, se non vi scordate il rombo dei motori a combustione, l’autodromo sarà prossimo al fallimento economico. E’ bene entrare al più presto nel mondo della formula E o perderete ancora una volta il treno del trend economico.