Tema: titolo n. 1) “Da un anno a questa parte la nostra vita è cambiata a causa della pandemia; scrivi una lettera ad un personaggio del passato raccontando quello che sta avvenendo, soffermandoti sul tuo stato d’animo, su ciò che ti manca e su quello che di buono può avere portato.”
Oggi tema serio per i miei alunni di quarta, Scuola Primaria. Ne abbiamo già parlato in classe, ma voglio che provino a tirare fuori quel disagio che provano: questa pandemia ci ha cambiato tutti ed ha cambiato il modo di fare scuola.
“ Mispiaceragazzinoncipossiamoabbaracciare… no,nientelaboratorienientegitequest’anno… miraccomandoledistanze:avetecambiatolamascherine?no,nonpotetescambiarvilecose:senon hai lacollateladoiomaaspettachemiigienizzilemaniPossoandareinbagno?Inbagnoandiamodopoperchèorac’èl’altraclasseenoncidobbiamomischiare,sìquest’annomangiamoinclassenonpiùinmensa,no,nonc’èilripasso,sìfacciamoicolloquionline,sìpurelepagelleonline,sìlosochelamascherinaèfastidiosamadobbiamotenerla…”
I ragazzi cominciano a scrivere: sono un fiume di parole, sembra non aspettassero altro. Chi ha scelto questa traccia non chiede aiuto, alza la mano quando ha già finito. Mi avvicino per leggerne le malecopie: Carol dice che è triste, le mancano gli abbracci, i suoi nonni lontani, giocare con gli amici, scherzare. Racconta del fastidio della mascherina che è come una tortura, del dover igienizzare tutto, anche i regali… l’unico vantaggio è che alcuni genitori non lavorano e allora si è tutti a casa.
Anche Sara è triste: le mancano i giochi in libertà nel giardino della scuola, sorridere e scherzare, i lavori di gruppo, cantare, gli abbracci dei compagni e delle compagne, il sorriso delle sue maestre…
E poi è il turno di Kevin. Mi preparo…
– Mmmm, ha scritto molto – penso – osservando due facciatine di quadernino scritte una riga sì una no, in stampato maiuscolo bello grande; dice che… “dobbiamo portare quasi sempre la mascherina e igienizzarci le mani… però c’è una cosa positiva: non si mangia più in mensa con tutto quel rumore ma si mangia in classe. L’unica cosa brutta è che non ci danno il brodo…” e giù una facciata a parlare del brodo della mensa.
L’elaborato si chiude così.
Non so se prenderla sul ridere o se piangere: un anno di pandemia condensato in tre decilitri di brodo!
Lo guardo: è buono come un pezzo di pane, sempre gentile, mai arrabbiato, decisamente spensierato, un po’ sbadato… Non è arrabbiato perché non può andare a fare sport o triste perché si sente solo. E’ così lontano dagli adulti che se la prendono perchè sono arancioni e non possono fare un giro fuori comune o andare al ristorante…
Lo racconto alle colleghe, scappa anche un po’ da ridere… ma mentre torno a casa continuo a pensarci. Mi è rimasto impresso quel brodo. Alla fine si concentra tutto lì.
Alla fine forse ha ragione lui…
forse ha capito tutto della vita…
forse stavolta devo imparare qualcosa io.
(Mirka Tabanelli)
Racconto piacevole e simpatico.
Certo che il Covid ci ha portato via un sacco di cose, dalla libertà al… brodo.
Faccio il tifo per Kevin.
Carino! Alla fine ci si pensa poco al disagio che stanno vivendo i bambini; con tutti i numeri che ci arrivano ogni giorno , ognuno di noi, spera di venirne fuori indenne e il più presto possibile e si dimentica dei loro sacrifici..
Certo li segnerà questo periodo.
Brava Mirka!