Ostilità, bassa empatia e combattività eccessiva sono atteggiamenti che non aiutano nemmeno quando si tratta di fare carriera. Lo rivela uno studio sul comportamento condotto dall’Università della California a Berkeley che ha cercato di capire se essere freddi e fortemente competitivi possa aiutare le persone ad avere un maggior successo in ambito lavorativo. Al contrario di quanto si possa pensare la risposta è no, freddezza, distacco e atteggiamenti egoistici non porterebbero particolari vantaggi e anzi rovinano spesso il clima lavorativo, con conseguenze negative per tutti.

Un’idea molto diffusa è che tanto più una persona è centrata su se stessa, competitiva, fredda e magari ostile e tanto maggiore è la probabilità che diventi una figura apicale nella propria azienda. La sgradevolezza è un elemento piuttosto stabile del carattere che si manifesta con litigiosità, freddezza, comportamenti egoistici, durezza e insensibilità. Al contrario le persone più gradevoli sono cooperative, aperte all’ascolto, affabili e ben disposte verso gli altri.

I ricercatori hanno valutato questo e gli altri tratti della personalità attraverso questionari, ripetuti a distanza di 14 anni. Questa valutazione è stata poi messa in relazione con il prestigio e il potere economico raggiunto nel lavoro. In particolare, i ricercatori si sono soffermati sul modo in cui i giovani cercavano di raggiungere il potere lavorativo ed economico: c’è chi usa atteggiamenti passivo-aggressivi, l’intimidazione e la manipolazione, chi cerca di intessere rapporti con persone influenti, chi invece è cordiale e collaborativo e costruisce rapporti amichevoli e ancora chi punta tutto sulle proprie competenze e sulla coscienziosità nel lavoro.

I risultati? Chi è ostile e competitivo non fa carriera più degli altri e non trae maggiori benefici dall’adozione di comportamenti egoistici. Secondo gli autori, una possibile spiegazione risiede nel fatto che il vantaggio iniziale, conferito dall’aggressività e dall’essere fortemente centrati su se stessi, viene però annullato dall’assenza di avere buoni rapporti interpersonali, un ingrediente essenziale anche per ottenere riconoscimenti e avanzare nella professione.

Insomma, alla lunga la generosità e la capacità di creare buone relazioni si dimostrano centrali anche per riuscire a rivestire posizioni di rilievo.

Dall’indagine emerge che in media i più avvantaggiati sono gli estroversi, gli assertivi e in generale chi si impegna nell’interazione con i colleghi e con i superiori.

Insomma, è la rivincita dei buoni.

Per chi avesse dubbi, può sempre confrontarsi con Donald Trump: tra una partita e l’altra di golf, forse qualche spazio per un “consiglio” adesso può trovarlo, ma attenzione alla strategia che vi proporrà!

(Tiziano Conti)