La pandemia ha amplificato diseguaglianze già esistenti, peggiorando la condizione già difficile che viviamo in quanto donne. La violenza maschile, domestica, economica, istituzionale è aumentata e già 14 femminicidi sono stati commessi dall’inizio dell’anno. Anche a Imola la situazione si conferma difficile per le donne, soprattutto migranti, come mostrato dai dati dell’associazione Trama di Terre.
Non possiamo più aspettare che le cose cambino. Siamo arrabbiate e vogliamo agire. Non vogliamo più vedere manifesti antiabortisti e le associazioni “anti-choice” non devono avere spazio per la loro propaganda contro i diritti di autodeterminazione di tutt*, neanche a Imola.
Vogliamo accesso all’aborto libero, sicuro, gratuito. Vogliamo che la nostra salute sia tutelata, vogliamo consultori che funzionino, accesso ad ogni tipo di metodo contraccettivo, educazione sessuale e al consenso, informazione.
La religione deve stare fuori dai luoghi pubblici e dalle nostre scelte. Vogliamo che scuola e sanità siano pubbliche, laiche e femministe.
Il lavoro di cura deve essere distribuito ugualmente e non può gravare su di noi. I piatti li possono lavare anche gli uomini e no, non è un “aiuto”, è la loro parte.
Vogliamo essere libere di vestirci come vogliamo, senza temere nulla e vogliamo un lessico inclusivo e non escludente. “Frocio”, “troia”, “negro” sono parole che non tolleriamo.
Non torneremo alla normalità. Allo sfruttamento del nostro lavoro fisico e mentale, ad essere pagate meno, sfruttate di più, licenziate più facilmente, più esposte alla pandemia. Non torneremo alla devastazione dell’ambiente, al razzismo che crea odio e intolleranza, alla violenza patriarcale. Ci vogliamo vive, libere, autodeterminate in un mondo più libero, sano, giusto.
Per tutte queste ragioni appoggiamo lo sciopero sciopero femminista globale dell’8 marzo. Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!
(Collettivo Isterica)
BRAVE! Cominciamo dalle massime autorità istituzionali, chiedendo loro cosa intendano fare in merito affinchè le leggi vengano fatte rispettare, a cominciare dal presidente della Repubblica fino all’ultimo consigliere comunale.
I partiti riportino nei loro programmi elettorali l’impegno che ” la religione deve stare fuori dai luoghi pubblici e dalle nostre scelte. Vogliamo che scuola e sanità siano pubbliche, laiche e femministe”: solo così si potrà creare una cultura che porti al rispetto delle donne: basta con l’ora di religione nelle scuole; basta con la presenza clericale ad ogni evento pubblico; basta ai medici obiettori, se non rispettano le leggi dello Stato, diversamente cambino mestiere; basta a donne costrette a nascondere il proprio volto e seguite a breve distanza dal marito o altri familiari: tutto questo è oramai insopportabile ed offensivo della dignità della donna in uno Stato civile e democratico.