Imola. Alla fine, dopo un iniziale stand-by, l’Ausl di Imola e la Fondazione Ant hanno trovato un accordo per la nuova convenzione. I vertici di via Amendola hanno dunque ascoltato la crescente richiesta di cure palliative offerte dalla realtà condotta da Raffaella Pannuti. Un ampliamento della rete dei servizi che Ant svolge da anni sul territorio, in forma gratuita, con personale e medici preparati che offrono il loro servizio a domicilio, prevalentemente nei riguardi di pazienti oncologici.

“In un momento drammatico come quello attuale, con il diffondersi delle varianti di Covid-19 e le nuove zone rosse in regione, crediamo che la nostra presenza sul territorio sia davvero fondamentale per poter tutelare i pazienti più a rischio, gli oncologici con fragilità pregresse o immunodrepressi”, spiega Raffaella Pannuti, presidente della Onlus bolognese, sottolineando in sostanza come questo rinnovo di convenzione sia una buona revisione di quello precedente, che prevedeva però un limitato numero di pazienti da servire.
“C’è stata una lunga trattativa negli ultimi mesi ma ora è un sollievo sapere che ci stiamo dirigendo verso una soluzione positiva”, ha chiosato Pannuti, sottolineando il fatto di come l’Ausl abbia eliminato il limite di pazienti, senz’altro lo scoglio più importante che potrà regalare alla Fondazione nata nel 1978 un giro di boa dei suoi servizi nel nostro Circondario.

“La nuova convenzione sottolinea la necessità di attivare tutte le risorse comunitarie disponibili, unire tutte le forze, stimolare ogni possibile apporto complementare, sviluppare sussidiarietà e sinergie in modo non competitivo, per dare risposta ai bisogni complessi di pazienti in fine vita. Partendo da queste premesse si configura una maggior integrazione del nostro ruolo nella rete di cure palliative locali – prosegue Pannuti –. Credo che sia molto importante, perché riconoscere il crescente impegno di Ant in questi anni significa dare risposta in modo concreto a una evidente esigenza del territorio. Considerata la situazione pandemica, ci aspettiamo un progressivo aumento nel numero di pazienti che la Asl, dopo aver formulato il piano di assistenza, riterrà di inviarci”.