Forse non è del tutto esagerato affermare che il vero nome dell’e-Commerce, in campo mondiale, sia Amazon, considerando che stime affidabili gli assegnano l’11,1% come quota. Più di un pacco su dieci consegnati per posta, corriere o altro, porta il segno di Amazon. I suoi magazzini o centri di smistamento sono sparsi in tutti i più importanti paesi del mondo (Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna ….) e le consegne vengono realizzate ovunque ad eccezione di Paesi in stato di guerra o conflitto e alcune restrizioni per altri Paesi che non sono in grado di offrire sufficiente organizzazione di trasporto o consegna. In Italia i centri Amazon sono 19, prevalentemente situati nel nord del Paese.

Amazon entra ufficialmente in borsa il 15 maggio 1997 sotto il simbolo AMZN (Nasdaq) con una quotazione di ingresso pari a 18.00 dollari: al 30/4/2020 la quotazione fissata era pari a 2.474 dollari: una capitalizzazione moltiplicata 137 volte. Nell’anno in corso, il patrimonio del fondatore e attualmente maggiore azionista, Jeff Bezos, è valutato in 180,6 miliardi di dollari; secondo Business Insider, il signor Bezos guadagna 2.498 dollari al secondo, 149.880 al minuto.

Nella giornata del 22 marzo il personale di Amazon ha indetto uno sciopero di 24 ore, rivendicando una maggiore sicurezza circa il posto di lavoro, maggiore attenzione alle attività usuranti e, per gli addetti alle consegne, parametri temporali più “umani” (al momento il tempo assegnato per ogni plico consegnato è di 3 (tre) minuti). I sindacati parlano di un’adesione di circa il 75%, l’Azienda stima un 10%: o l’uno o l’altro stima in modo errato, ma questa è una lunga diatriba usuale in simili situazioni. Interessante, e innovativo, l’invito delle associazioni sindacali rivolto all’utenza (noi che acquistiamo), di astenersi da fare acquisti nelle medesime 24 ore. La rivendicazione sindacale non è quindi unicamente salariale, ma un conteggio di semplice dimostrazione, forse, può rendere l’idea della reale situazione: Se il signor Bezos si accontentasse di guadagnare 1.000 dollari in meno al secondo (ne rimarrebbero comunque 1498, un po’ più di 1.500 euroi) ognuno dei sui 40.000 (circa) dipendenti potrebbe usufruire di un lordo mensile di 216 dollari e si tratterebbe di un aumento mensile non “usuale” nelle attuali contrattazioni salariali. Rimarrebbe il tema della “qualità” del lavoro, ma questo è un argomento diverso da un semplice calcolo matematico.

Alcuni anni fa (riporto a memoria in quanto non sono riuscito a rintracciare il testo e i miei appunti), Bauman scriveva dei politici come persone in grado unicamente di promettere tutto ciò che, in seguito, non sarebbero stati in grado di mantenere, quindi “delegando” ad altre sedi (Bauman parlava di poteri) le vere decisioni in grado di incidere sulla qualità della vita. Terminava asserendo la possibilità che tutto ciò avrebbe finito per convogliare il pensiero politico delle masse verso la retorica populista o indirizzi di stampo nazionalista identitario, causa ed effetto dell’incapacità della missione politica.

L’anno appena trascorso (da marzo 2020 a marzo 2021) ha reso evidente la debolezza della politica: lo scontro tra la politica e Big Pharma ha evidenziato la necessità che la forza di rappresentanza debba assumere “Lei” la forza di determinare, incidere, programmare, pianificare le scelte non rinunciabili in grado di stabilire il livello di qualità della vita. Perfino Keynes, e non è dire poco, sollecitava l’opportunità che la “Politica” riuscisse ad indirizzare convenientemente le scelte destinate alla definizione della vera qualità della vita. In conclusione, assumiamo la certezza che non si possa uscire da questa crisi pandemica voltando pagina e cercando di dimenticare: occorreranno scelte nuove, qualificanti, incisive. Qualcuno dall’altra parte dell’oceano Atlantico sembra essersene accorto …

(Mauro Magnani)