Meldola (FC). Buone notizie sul fronte della lotta al melanoma cutaneo. L’andamento dell’incidenza di quello che rappresenta il più insidioso e diffuso tumore della pelle – solo in Italia si stima che nel 2020 le nuove diagnosi siano state 14.900 (8.100 gli uomini, 6.700 le donne) attestandosi al terzo posto tra tutte le neoplasie maligne che colpiscono la popolazione sotto i 50 anni – sta segnando, infatti, un significativo arresto nella sua crescita. A indicarlo due studi, pubblicati su altrettante importanti riviste scientifiche che, oltre a fotografare il più recente andamento epidemiologico, confermano quanto siano concrete ed efficaci le azioni di prevenzione ed educazione ai corretti stili di vita, specie se rivolte alle fasce di popolazione più giovani.
La prima ricerca, pubblicata sull’International journal of cancer (Ijc), riporta i risultati di un vasto studio realizzato sui dati presenti nel database dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum). Vagliando i valori dell’incidenza del melanoma cutaneo presenti in 38 registri, nel periodo compreso tra il 1994 e il 2013, si è potuto appurare che, se nel periodo precedente a quello preso in esame l’incidenza è regolarmente cresciuta con un preoccupante tasso medio annuo del 3%, i tassi del melanoma in Italia si sono stabilizzati tra i nati dopo il 1975 e, nelle ultimissime generazioni, hanno cominciato a diminuire, seguendo l’analogo andamento registrato prima del 2000 nell’Europa del Nord.
“In numeri assoluti – ha spiegato Lauro Bucchi, prima firma dello studio ed epidemiologo del Registro Tumori dell’Irccs Istituto romagnolo per lo studio dei tumori “Dino Amadori”, struttura diretta dal dr. Fabio Falcini – si tratta di un sottogruppo molto piccolo della popolazione, ma questo cambio di tendenza è un fatto molto importante, che potremmo definire l’inizio della fine della cosiddetta epidemia di melanoma. Nei prossimi decenni, molto probabilmente, vedremo la stessa diminuzione in ogni nuova generazione che si presenterà. Progressivamente, queste generazioni a basso rischio sostituiranno quelle ad alto rischio, finché anche l’incidenza totale comincerà a diminuire. Questo è principalmente il frutto di un comportamento più prudente e consapevole all’esposizione al sole e ai raggi UV artificiali, anche se la diagnosi precoce dei precursori del melanoma, cioè delle lesioni della cute che hanno la capacità di evolvere a melanoma ma ancora non l’hanno fatto, potrebbe avere contribuito”.
Gli italiani, dunque, hanno imparato a proteggersi e a proteggere i propri cari, specie i bambini, da quello che è il primo fattore di rischio: il sole. Se il “culto dell’abbronzatura” diffusosi nel dopoguerra e scorretti comportamenti in ambito lavorativo – basti pensare all’esposizione cui va incontro un lavoratore del settore agricolo – hanno portato ad un significativo progressivo incremento dei tumori della pelle (che tuttora si ripercuote in termini di insorgenza negli anziani), le campagne di sensibilizzazione e di educazione portate avanti da vari soggetti pubblici, privati e dell’associazionismo negli ultimi 30 anni, hanno raggiunto l’obiettivo voluto di bloccare il trend.
L’importanza della protezione nell’esposizione solare dei bambini è ormai sedimentata nelle famiglie italiane, come testimoniato dal secondo studio, promosso dall’Intergruppo melanoma italiano (Imi) e pubblicato su Medicine, che mette a confronto i dati della campagna di sensibilizzazione “Il Sole per Amico” con quelli del Progetto “SoleSi-SoleNo”, svolti rispettivamente nel 2015 e 2001 nelle scuole primarie. In particolare, SoleSI-SoleNo (2001-2004) ha coinvolto 11.230 bambini di seconda e terza elementare di 122 scuole in 47 città italiane con questionari rivolti a genitori e insegnati. La Campagna il Sole per Amico (2015-2016) ha invece reclutato 12.188 alunni di 66 scuole in 52 città.
Dai sondaggi somministrati emerge chiaramente, infatti, la progressiva consapevolezza nelle famiglie dei rischi dell’esposizione solare e quali siano le misure di prevenzione da mettere in atto. I numeri parlano chiaro: nonostante quasi un bambino su quattro (23,3%) subisca una esposizione intensa soprattutto al mare (87,7% del campione), la prevalenza delle scottature è calata del 4,4% negli ultimi 15 anni. Contemporaneamente è aumentato del 14,7% l’uso di creme solari (dal 71,1% all’85,8%) e dell’11,1% (dal 19,7% al 28,8%) l’uso della maglietta ogni volta che si sta al sole.
“Le campagne di prevenzione e di sensibilizzazione sono parte integrante del lavoro che associazioni come Imi svolgono quotidianamente. – afferma il Prof. Ignazio Stanganelli, presidente eletto Imi, responsabile del Centro clinico-sperimentale di Dermatologia oncologica e docente dell’Università di Parma – Skin Cancer Unit Irst Irccs – Gli ultimi risultati ottenuti ne dimostrano la bontà. Divulgare con costanza e continuità messaggi educativi soprattutto nelle scuole, coinvolgendo bambini e genitori, è la strada giusta da percorrere per combattere il melanoma e in generale tutti le tipologie di tumore la cui insorgenza si può limitare adottando stili di vita corretti”.
Dallo studio è emerso anche che, se le famiglie possono dirsi informate per quel che riguarda l’esposizione al sole, non può dirsi lo stesso sui lettini abbronzanti: il 44,7% dei genitori ne fa uso e addirittura il 17,9% pensa siano utili per limitare il rischio di ustioni solari e il 43,9% non sa rispondere in merito. Il 72,1% però sa che sono vietati ai minori. Un altro dato preoccupante riguarda le scottature precoci: anche se l’85,8% dei bambini viene protetto con una crema ad elevato fattore, un bambino su quattro si scotta già prima dei 6 anni di età. Numeri che indicano la necessità di proseguire con campagne di prevenzione mirate.
“Comparando i due studi italiani ad altri simili condotti in Europa e negli USA – conclude il prof. Stanganelli – emerge che per aumentare la consapevolezza sulla corretta esposizione solare sono molto più efficaci un elevato numero di messaggi educativi a bassa intensità, ma continui e da più fonti come la scuola, lo sport o le associazioni ricreative. Le campagne devono coinvolgere sia i bambini sia i genitori.”
Tali attività di prevenzione e di ricerca epidemiologica a carattere nazionale hanno le loro basi proprio in Romagna dove, l’Istituto oncologico romagnolo (Ior) e Irst Irccs, in collaborazione con l’Azienda AUSL Romagna, con un progetto di prevenzione primaria a 360°, hanno effettuato un’ampia campagna di informazione alle popolazioni delle zone turistiche ravennati e nelle scuole. Associata a questa, è stata svolta una ricerca epidemiologica e sociologica da parte del gruppo del Prof. Ignazio Stanganelli con la produzione importanti di ricerche pubblicate su riviste internazionali oltre alla pubblicazione del libro “Il Sole e la Pelle”, substrato educazionale del progetto nazionale “Il Sole per Amico”.
“Siamo orgogliosi di aver fatto la nostra parte nella lotta contro il melanoma: vedere i dati sull’incidenza scendere significativamente ci fa capire come la strada intrapresa già da qualche anno in collaborazione con la Skin Cancer Unit diretta dal prof. Ignazio Stanganelli sia stata quella giusta – spiega Fabrizio Miserocchi, direttore generale Ior – in particolare l’esperienza che abbiamo vissuto negli ultimi anni sulle spiagge della Riviera, meta scelta da migliaia di turisti nazionali ed internazionali per trascorrere l’estate, ci ha permesso di trasmettere un messaggio importante sia alle nuove generazioni che ai genitori su cosa significhi prendere il sole in maniera sana e consapevole. La speranza è che la cultura della prevenzione non si disperda a causa della pandemia: questi mesi di restrizioni forzate non devono in alcun modo tradursi in atteggiamenti sconsiderati nei periodi più caldi, né dal punto di vista delle corrette misure da adottare per tenere a freno i contagi né da quello della protezione della nostra pelle”.
“Le notizie che derivano da questi studi sono positive e incoraggianti – commenta l’assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini –. La costante crescita di incidenza del melanoma e degli altri tumori della pelle nel corso degli anni, nonostante le campagne fatte per migliorare gli stili di vita legati alla prevenzione (esposizione al sole ‘responsabile’) e alla rapida individuazione di questi tumori (osservazione ed auto-osservazione attenta e costante dei propri nevi) era letteralmente allarmante. Ora sta emergendo che quelle campagne stanno dando esiti positivi. Continueremo dunque a sensibilizzare senza sosta la popolazione, perché il sole rappresenta anche una importante fonte di benessere e salute, ma deve essere ‘preso’ in maniera corretta, protetta e non eccessiva, specie per i bambini. Così come continueremo a tutto tondo con le politiche in atto contro le patologie oncologiche, che hanno portato l’Emilia Romagna ad essere uno dei territori con gli indici di sopravvivenza più alti”.