Non so per quale sciagurata ragione ho pensato di registrare alcune parodie tratte da celebri episodi dell’Inferno di Dante. Più che di parodie si tratta di traduzioni dal dialetto fiorentino usato da Dante ad un particolare slang imolese-romagnolo. Per essere più precisi, il termine più corretto sarebbe “italiano regionale” o “italiano popolare” (termine introdotto da Tullio De Mauro nel 1970), una lingua in cui l’idioma nazionale viene colorato, corrotto da termini dialettali ,da costruzioni sintattiche informali tratte dall’ uso orale e da parole provenienti dal dialetto ma italianizzate (pensiamo a ciappino, paciugo, barosola, invornito, izghito…) ,
Ci tengo a fare due precisazioni:
1) Non si tratta della usate e abusate versioni dialettali di famose opere letterarie.
2) Fondamentalmente la narrazione, per quanto paradossale e parodistica segue abbastanza fedelmente la traccia dantesca.
Ho registrato a braccio senza seguire nessuno schema o testo preparato in precedenza, seguendo semplicemente l’istinto e la fantasia. Conosco il detto “scherza coi fanti e lascia stare i santi” e sono consapevole di non averlo rispettato ma confido nella benevolenza di chi avrà la pazienza di ascoltare
(Valter Galavotti)
Bravissimo Valter, il brano é simpatico e si ascolta volentieri. Il suo Ulisse sarà forse meno aulico di quello originale, ma sicuramente è più comprensibile per gli imolesi non abituati agli studi danteschi. La divulgazione dell’opera del sommo poeta si fa anche in questo modo.
COMMENTOMolto bene, Valter, con la lettura democratica di Dante. La Divina Commedia del popolo un’ arte di chi conosce bene Dante. Applausi !!!!