Bologna. Su un testo di qualche anno fa, l’economista Jeremy Rifkin descriveva la terza rivoluzione industriale che stiamo attualmente vivendo come la convergenza tra nuove tecnologie comunicative orizzontali e fonti energetiche rinnovabili.

Un vero processo di empowerment, fondato su un’equa e capillare distribuzione di risorse e potere nella società. Superata la modernità pesante e verticistica, una post-modernità floridamente liquidissima: dall’era degli dei sopra gli uomini, quella degli uomini oltre gli dei.

Le ipotesi deterministe dei techno-utopisti hanno illuso più di una volta, direbbero i più fedeli tra gli apocalittici: del resto, che dire dell’hate speech, della Brexit, del mix di misoginia e razzismo dell’ex presidente degli Usa? La verità: che questi argomenti sono stati spesso utilizzati in funzione conservatrice, per animare un dibattito distorto utilizzato da – non così – diverse élite economiche per contendersi serenamente la torta. E al “basso”, nel tempo, sono rimaste le briciole. Per un chiarimento, chiedere a Robert Reich. L’ex segretario del Lavoro di Clinton sostiene che gli Usa, oggi, assomiglino molto di più a un’oligarchia che a una democrazia. E questo prima del Covid-19, ora… beh, basti dire che Jeff Bezos, tra marzo e dicembre 2020, ha visto la propria ricchezza aumentare di quasi 80 miliardi di dollari. TRI: work in progress? Per qualche elemento in più, bisogna guardare alla sfera pubblica, al solito “basso”.

Le cose si muovono

Lunedì scorso si è tenuto il primo sciopero nazionale dell’intera filiera Amazon: verifica dei carichi di lavoro, contrattazione dei turni: l’umanizzazione delle sfruttate e degli sfruttati, niente di più, niente di meno. Venerdì, in trenta città, è stato il turno dei riders. Nella stessa giornata, Piazza del Nettuno a Bologna protestava per una scuola luogo di socializzazione, come recitava una scritta disegnata sopra un cartello. Sempre, una protesta (anche) contro il digitale, quantomeno un suo lato. Esattamente un anno fa, Judith Butler raccontava dell’importanza di “iniziare a re-immaginare il mondo sulla base di nuovi presupposti”.

Ecco, forse i presupposti migliori sono in quel semplice cartello, incrociato pochi giorni fa: “Luoghi, socializzazione: assieme”. La “scoperta” dello smart working, che ha già portato tante piattaforme del Web 2.0 a ripensare (leggi sbarazzarsi de-) gli spazi di lavoro, dovrebbe lasciare il passo a una riflessione più profonda sull’importanza della condivisione, di ciò che significava “prima” e continuerà a significare nella nostra routine. Il digitale apre tante opportunità, tanti scenari contemporaneamente alternativi e quindi tanti paradossi. Non c’è dubbio. Come connettere allora online e offline per assicurare a tutte e tutti di disporre della propria massima potenza? Il problema del secolo, che tuttavia per ora non sembra avere trovato la visibilità che merita nel nostro discorso pubblico.

Però. Tre frasi

La prima: magari da un accampamento nascerà un villaggio. Sono le ultime parole della risposta delle sardine alla lettera scritta dai Giovani Democratici, dopo l’incontro tra gli attivisti del movimento e Valentina Cuppi. Un invito al dialogo, al confronto; in una casa accogliente, per entrambi e non solo. Dopo il weekend del Nazareno, pochi giorni fa, le sardine hanno incontrato anche il neo-segretario del Pd, Enrico Letta, per scambiare idee e visioni di futuro. Numero due: ripartire dai circoli e dal dialogo con la base, il mantra del successore di Nicola Zingaretti. Quello che l’ex segretario non era riuscito a fare, quando l’idea di Piazza Grande si è scontrata con lo status quo di un partito che, come dimostrato anche in Parlamento nella scelta dei capigruppo degli ultimi giorni, si fa sempre fatica a mettere in discussione. Scena 3, interno giorno: “Non hai capito in che campo stiamo giocando. Pensa ai mattoni!”*

Togliete le sardine, togliete il Pd: meno etichette, più mattoni – mattoni e digitale: fonti energetiche. Rinnovabili (?)
Le cose si muovono. Le case si costruiscono, con più di un mezzo.
Ma, sempre, dalle fondamenta – o “dal basso”.

(Alberto Pedrielli – Foto di Andrea Garreffa)

(*liberamente rielaborata da un film statunitense del 2016)