Imola. Quanto ci vorrà ancora per raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge” per tenere sotto controllo il coronavirus nel territorio dell’Ausl di Imola? Il dato 2019 indica che gli abitanti del bacino di competenza dell’azienda sanitaria sono 133.562. Secondo gli studi si stima che per raggiungere questa sorta protezione dal contagio debba essere vaccinato il 65-70% della popolazione. Quindi si tratta di circa 87 mila persone.
Gli esempi di Israele e della Gran Bretagna dicono che il vaccino blocca il coronavirus. Apripista è stato Israele che ha impostato una massiccia campagna vaccinale e il risultato è stato che gli ospedali si stanno svuotando, i morti sono repentinamente calati e i contagi sono a picco. E’ stato un “laboratorio”, cui tutto il mondo sta guardando per vedere gli effetti del vaccino anti Covid distribuito a tappeto. “Da una settimana la vita è riesplosa” dicono da Israele. Negozi, ristoranti, palestre stanno riaprendo e alle persone sembra di rinascere.
Anche nel Paese di Elisabetta II la vaccinazione di massa ha fatto crollare infezioni e soprattutto morti: il 28 marzo a Londra (oltre 8 milioni di abitanti) non è stato registrato neanche un decesso per Covid e la città che nel picco dell’epidemia contava circa 230 decessi, sta allentando gradualmente il lockdown, così come sta avvenendo in tutto il resto del Regno Unito a cominciare dalla riapertura delle attività sportive all’aperto.
Nel circondario imolese la situazione riportata dai bollettini quotidiani dell’Ausl di Imola, visibili sul suo sito internet, spiega che le vaccinazioni eseguite sono 19.486 al 29 marzo, ma il dato più importante è che sono 13.063 le persone che hanno ricevuto almeno una dose. Se ipoteticamente si considerassero insieme ai vaccinati anche gli 11.537 casi totali di positività da inizio pandemia, si arriverebbe ad una quota di immunizzati di 24.600 persone, pari al 18,4% della popolazione dell’Usl imolese. Rispetto all’immunità di comunità pertanto dovrebbero ancora essere vaccinati 62.400 cittadini del circondario per potere tornare tutti quanti alla “quasi” vecchia vita. Attualmente la media di persone vaccinate, stando ai dati Ausl, nell’ultima settimana di marzo è di 497, con una punta di 637 vaccinati il 27 marzo. Di questo passo occorrono ancora circa 125 giorni, cioè fino alla fine di luglio per potere cominciare a dormire sonni tranquilli.
Un basso livello di immunizzazione delle persone consente ai virus e ai batteri di diffondersi rapidamente, mentre man mano che aumenta il numero di immuni diminuisce la progressione dell’agente infettivo, fino ad arrivare a un’immunizzazione quasi completa della popolazione (esclusi, dunque, tutti gli individui che per la loro storia clinica non possono vaccinarsi) che blocca la diffusione degli agenti infettivi andando a garantire la sicurezza anche della fascia più debole e non vaccinata della comunità.
L’immunità di comunità è quindi il risultato più atteso per i prossimi mesi, per il cui raggiungimento, quindi, ci vorrà ancora diverso tempo. Tutto dipenderà dai vaccini a disposizione e dall’organizzazione per inocularli velocemente. Per il momento le quantità di vaccini a disposizione, infatti, sono ancora piuttosto ridotte e i numeri per poter parlare di immunità di comunità sono, per contro, molto alti. Nel caso dell’infezione da Sars-CoV-2, la stima andrà verificata sul campo. Ci sono infatti altri interrogativi che chiedono risposta: quanto il vaccino protegge dall’infezione? Quanto contro la malattia? Quanto contro la disseminazione?
(Caterina Grazioli)