Eh, i ricordi affiorano!
Una sera di marzo come tante, vidi arrivare di corsa Urbano, traboccava entusiasmo. Di lì a un mese al Palasport di Bologna si sarebbero esibiti i Rolling Stones. Stupendo!

Trovare le 3.500 lire del biglietto, non era un problema, lavoravamo tutti e due. L’ostacolo era il mezzo di trasporto. Restammo impantanati su questo problema per giorni, finché la fervida mente di Urbano partorì l’idea che lui considerava vincente: “Carlo, ho trovato, tutto risolto. Coinvolgeremo Pino”.

Pino era un signore molto più grande dei nostri 17 anni, viveva in un mondo tutto suo, distante anni luce dal mondo rock e per giunta era amante della musica sinfonica. Feci presente a Urbano che non sarebbe stato possibile convincerlo, mi rispose: “Lasa fer a mé, t’avdarè“. (Lascia fare a me, vedrai).

Trovato l’obiettivo da colpire, lo bombardammo di storie strane. Gli spiegammo che i Rolling Stone erano i musicisti più importanti e preparati del mondo. Lui ci ascoltò in religioso silenzio finché ci fece una domanda a bruciapelo che ci lasciò ammutoliti per un istante: “Ma questa gente che io non ho mai sentito nominare fanno musica sinfonica?”.

Urbano si riprese immediatamente come un gatto dalle sette vite e rispose: “Anche, vedi… la prima parte della serata sarà dedicata ai giovani con musica moderna, mentre la seconda parte sarà tutta dedicata al pubblico più maturo e preparato.” Con mia grande sorpresa Pino si convinse ad accompagnarci con la sua vecchia, traballante ‘Fiat Belvedere’.

Fiat Belvedere (da Wikipedia)

In quell’occasione capii anche perché Urbano aveva molto più successo di me con le ragazzine, sapeva raccontarle meglio, le “balle”!.

Venne il gran giorno del concerto e partimmo per Bologna. Fino alla periferia tutto andò bene. I guai cominciarono lungo i viali. Comunque tra innumerevoli strombazzamenti, arrivammo a Porta Lame incolumi. Mi viene in mente la frase di quel tale che cadendo dal ventesimo piano, passando contro il decimo disse: “Fin qui tutto bene”. All’entrata del Palasport c’era una baraonda infernale, tutti i ragazzi chiedevano soldi per poter comprare il biglietto d’entrata, ed erano tanti!

Il concerto fu davvero bello, un grande spettacolo, ma eravamo un po’ preoccupati per ciò che sarebbe successo quando Pino si fosse reso conto delle fandonie che gli avevamo raccontato.
Si vede che i nostri angeli custodi, forse un po’ rockettari, decisero di salvarci, anche se in un modo un po’ troppo violento.

Proprio quando Pino si fece più insistente nel chiedere quando sarebbe iniziata la seconda parte, un branco di scalmanati cominciò a fare una gran confusione e a dare in escandescenze, contemporaneamente un centinaio di ‘senza biglietto’ dall’esterno fecero il resto rompendo vetrate e altre azioni vandaliche. Intervenne la forza pubblica a sedare il tutto, ma i Rolling Stones si ritirarono e non si fecero più vedere. Fu così che la sfangammo dando la colpa agli scalmanati che li avevano fatti scappare.

Il ritorno fu quasi una tragedia, il traffico lungo i viali era aumentato, a quell’ora tarda c’erano decine di prostitute e tante auto che si fermavano a mercanteggiare. Durante tutto il tragitto rintronammo Pino con le nostre storie, riuscimmo addirittura a fargli dire che la serata gli era piaciuta e che si era divertito.

(Carlo Buscaroli)