Da lunedì 26 aprile, nelle regioni che diventeranno gialle, sarà possibile tornare nei luoghi della cultura. Questo è quanto annunciato da Draghi durante la conferenza di venerdì 16 aprile, in cui, accompagnato dal ministro Speranza, ha delineato, oltre alle misure economiche, anche il piano di riapertura.
Tra le attività coinvolte ci sono anche quelle legate al mondo dell’arte, che, tolta la complessa e contingentata parentesi estiva, sono ferme da inizio pandemia e per questo in forte crisi. Il premier, supportato dal Comitato tecnico scientifico, ha accolto le proposte del ministro Franceschini ed ha comunicato la riapertura, annessa al ripristino delle zone gialle, di musei (per ora solo tra settimana), teatri, cinema e spettacoli. Vi è inoltre una variazione rispetto alla precedente apertura: i posti occupabili in sala saranno il 50% a fronte del precedente 25% e varieranno a seconda dell’andamento dei contagi.
Le nuove normative fanno affidamento al quadro epidemiologico positivo delle ultime settimane. Draghi ha definito un “rischio ragionato” quello di ripristino delle attività culturali e di ristorazione, necessario per la ripartenza del paese.
Finalmente si tornerà ad assaporare l’arte dal vivo mettendo in moto il mondo lavorativo alle sue spalle. Una buona notizia per un settore fortemente bistrattato, la cui ostinata chiusura è sembrata in certi momenti paradossale rispetto ad altre norme vigenti e che ha manifestato l’indignazione per la mancata tutela durante il periodo pandemico con un flashmob in Piazza del Popolo a Roma. Infatti, nel pomeriggio di sabato 17 aprile, oltre 1000 operatori del mondo dello spettacolo, davanti ai bauli tipici del mestiere, hanno rivendicato attenzione per la loro situazione attraverso lo slogan “Governo, ora ci vedi?”.
È probabile che quella di lunedì non sarà una ripartenza proficua sul piano economico per via dei posti limitati e dei conseguenti scarsi introiti ma lo sarà sul piano morale perché riavvicinerà l’uomo alla bellezza, alla condivisione, alla riflessione, alle risate e agli altri infiniti doni dell’arte.
(Leonardo Ricci Lucchi)