L’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog (Apple), l’associazione “Medici per l’ambiente” (Isde Italia), l’Associazione italiana elettrosensibili (Aie), l’associazione “Malattie intossicazione cronica e ambientale (Amica), insieme ad altre 25 associazioni e comitati hanno inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, al presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e al presidente del Consiglio Mario Draghi, un documento in cui si richiede di:
– mantenere invariati nell’immediato i limiti di esposizione della popolazione ai CEM/RF;
– ridurre nel breve periodo i livelli di esposizione ai CEM/RF poiché la popolazione è oggi esposta a valori che determinano effetti biologici non termici;
– riportare la misurazione su una media di 6 minuti, fondata sul dato biologico del tempo necessario a dissipare l’effetto termico, anziché sulla media del tutto arbitraria effettuata nelle 24 ore;
– sospendere, in base al Principio di Precauzione, l’implementazione del 5G o almeno l’impiego del beam forming, seguendo l’esempio della Svizzera.
– finanziare ricerche indipendenti, epidemiologiche e sperimentali, sulle onde centimetriche del 5G a 26 GHz (non ancora studiate in maniera adeguata,) finalizzate ad approfondire i possibili impatti sulla salute.
Solide evidenze scientifiche, accolte anche da diversi pronunciamenti giuridici, sono alla base delle richieste delle associazioni.
Legambiente, che ha lanciato una propria petizione, sottolinea che “la proposta di valutazione di innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici proposta per il Pnrr (Piano nazionale di rinascita e resilienza) va respinta per motivi scientifici ed etici”.
Tante azioni, quindi, per cercare di tutelare la salute e l’ambiente correlati al rischio emergente dell’inquinamento elettromagnetico, anche in relazione alle nuove tecnologie come il 5G per la telefonia mobile e all’Internet of things (Iot).
“Non si comprende il parere favorevole alla valutazione di innalzamento dei limiti di esposizione all’inquinamento elettromagnetico in Italia per il Pnrr – scrive il presidente di Legambiente Stefano Ciafani -. Implementare nuovi tipi di radiofrequenze, come alcune di quelle utilizzate con il 5G, con un contemporaneo innalzamento dei limiti di protezione, non è necessario tecnicamente e quanto meno inopportuno, considerando i pericoli emersi da studi sperimentali ed epidemiologici sulle frequenze già in uso. Qualora tale proposta venisse accolta nella normativa nazionale, non potremmo che ravvisarvi motivate criticità sul piano sanitario”.
Il 24 marzo la IX Commissione Permanente della Camera dei deputati ha, infatti, espresso parere favorevole sulla proposta di adeguamento dei limiti di immissione elettromagnetica a quelli proposti a livello europeo di 61 Volt/metro, che assumono come effetti avversi solo gli effetti termici, cioè il riscaldamento dei tessuti.
In Italia il limite massimo di esposizione al campo elettrico a radiofrequenza (Cemrf) è di 20 Volt/metro (40 V/m per le onde centimetriche) per esposizioni brevi od occasionali, mentre è di 6 Volt/metro il tetto di radiofrequenza (valore di attenzione) per il campo elettrico generato dalle radiofrequenze/microonde per esposizioni all’interno di edifici adibiti a permanenza non inferiore a quattro ore giornaliere (DM 381/ 98 e del DPCM8/7/2003).
“Asserire che i limiti italiani sono inferiori solo di tre volte a quelli europei, quando lo sono di 100 volte in termini di densità di potenza, è riduttivo e fuorviante rispetto alla reale entità del cambiamento. L’Italia ha una normativa molto avanzata sotto il punto di vista della tutela della salute: sono gli altri paesi europei che devono allinearsi al nostro e non viceversa” prosegue Stefano Ciafani.
Il limite proposto di 61 Volt/metro non tiene conto delle numerose evidenze scientifiche in laboratorio che hanno ormai dimostrato la presenza di effetti biologici non termici anche molto gravi, fino a forme tumorali, anche in presenza di livelli di esposizione inferiori. Inoltre, va sottolineato che i livelli di riferimento di cui all’allegato III della Raccomandazione del Consiglio 1999/519/CE di 61 Volt/metro per gli effetti termici risultano 100 volte superiori a quelli italiani quando confrontati con i nostri valori di attenzione.
Uno sciopero della fame
Per scongiurare l’aumento di 10 volte dei limiti italiani sulle emissioni elettromagnetiche approvate in Commissione parlamentare, Alleanza italiana Stop 5G ha promosso uno sciopero della fame a cui hanno aderito cittadini, attivisti, politici, sindaci, medici e tecnici. Raccolte 62.000 firme.
Clicca qui per firmare la petizione >>>>
“La condizione attuale, critica ed emergenziale dell’Italia nel sistematico calpestamento di diritti costituzionali, civili e umani, impone quindi scelte nette e consapevoli in grado di risvegliare le coscienze, sensibilizzando l’opinione pubblica su un grave problema di interesse generale, volutamente sottostimato per i troppi interessi in gioco”.
Lanciata nel 2019, infine Alleanza italiana Stop 5G ha poi promosso la petizione già sottoscritta da oltre 62.000 cittadini, nella richiesta al Governo di “mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica, puntando sulla minimizzazione del rischio (….) abrogando altresì l’articolo 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (DL n° 179 del 18/10/2012 pubblicato sulla G.U. n° del 19/10/2012), che impone una misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 24 ore (valore arbitrario), anziché sui 6 minuti (valore basato su motivazioni biologiche)”.
Lo sciopero della fame si è concluso dopo 18 giorni consecutivi. “Che l’iniziativa gandhiana e non violenta promossa dall’Alleanza Italiana Stop 5G sia stata un successo, oltre che i numeri lo dimostra la Proposta iniziale nel Pnrr sui 61 V/m, approvata nei giorni scorsi dalla IX Commissione della Camera dei Deputati (Poste, Trasporti, Telecomunicazioni), ma improvvisamente sparita dal testo finale stilato dal Governo, formalizzato dal Parlamento e adesso nelle mani dell’Europa per il vaglio dei 40,73 miliardi di euro richiesti da Draghi per governare – si legge sul sito dell?alleanza -. Se non c’è traccia dei 61 V/m, però sia chiaro a tutti un concetto: con quei 6,31 miliardi di euro attesi solo per il 5G e la banda ultra larga, ci inonderanno tutti di radiofrequenze onde non ionizzanti, possibili agenti cancerogeni! E lo faranno pure nei posti più remoti e nelle cosiddette case sparse, dove come nelle Smart Cities entro il 2026 arriverà l’irradiazione cumulativa e multipla prodotta senza sosta da milioni di nuove antenne e stazioni radio base, previsto persino il 5G satellitare dallo spazio”.