Si sta avviando in Italia, sotto le ceneri della tragedia della pandemia, un grande periodo di riflessione e rielaborazione politica. Dopo l’arrivo di Draghi, il Partito democratico ha cambiato leadership e si propone di creare un’interazione e un dialogo più strutturale con la società civile. Dello stesso avviso l’ex premier Conte che lavora con i leader del Movimento 5 Stelle a un Movimento 2.0. Si muove anche un’area riformista liberale attorno a partiti oggi minori (Carlo Calenda in primis) per cercare di proporre una nuova alternativa. Resta sullo sfondo l’area della destra con al centro la nuova Lega che, con l’ingresso al governo, è anch’essa in evoluzione e vorrebbe smarcarsi dal suo recente passato.

Le tre scuole di pensiero conservatore, progressista e liberale rispondono a una teoria formulata nei primi anni ’70 da Paul Donald MacLean, medico e neuro-scienziato statunitense, che parlava di una tripartizione del nostro cervello dove la prima parte corrisponde all’area della risposta attacco-fuga, la seconda a quella mammifera con il senso della comunità e la terza a quella della ragione e dell’emancipazione.

Nel nostro Paese la sintesi più bella delle tre visioni la troviamo nella seconda parte dell’art 3 della Costituzione, dove si parla di bene comune: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Piuttosto che contrapporre le tre scuole di pensiero, dobbiamo collegarle in modo virtuoso. Innovazione e fraternità sono germogli nuovi di un albero saldamente legato all’eredità culturale e spirituale italiana e possono propiziarne la riscoperta in forme altrettanto nuove (un testimone su tutti: papa Francesco).

Ecco perché per realizzare la svolta della ‘transizione ecologica‘, un passo fondamentale in questa strada, dobbiamo abbinare la necessaria creazione di valore economico alla sostenibilità sociale e ambientale, abbandonando due idee dannose nella visione dell’economia che tutto risolverebbe con il pilota automatico. Prezzo minimo e massimo profitto realizzati ‘non importa come’, senza considerazione degli effetti collaterali, sociali e ambientali, sono il difetto del modello.

L’orientamento a generatività sociale, impatto, partecipazione e co-progettazione, ricchezza di senso, come orizzonte per l’azione sociale ed economica, è la chiave per risolvere il problema in una rivoluzione che trova sponde oggi anche nel pensiero e nell’azione di diversi protagonisti dell’economia. Questa profonda trasformazione va messa in moto a tutti i livelli (nazionali, regionali, locali) attraverso processi di partecipazione e co-progettazione con le reti della società civile, peraltro già avviati in molti casi, soprattutto in riferimento al percorso dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile.

Le formazioni politiche che vinceranno la sfida del futuro saranno quelle capaci di realizzare questa sintesi che superi la logica della contrapposizione tra i diversi aspetti e metta assieme in modo innovativo e creativo tutti i desideri più profondi della persona e sposti in avanti la frontiera del progresso civile, verso il bene comune.

Buon lavoro, Italia!

(Tiziano Conti)