Non so voi, ma io ho sempre desiderato poter assistere, magari in segreto, ad uno di quegli incontri ad alto o altissimo livello che ci vengono annunciati su tutti i canali televisivi, con ampi campi di inquadratura nel momento dell’arrivo dell’auto di rappresentanza che stoppa esattamente nel punto dove è stato precedentemente collocato il tappeto (possibili vari colori) ed ecco, fatidico momento, l’addetto alla sicurezza che apre la portiera destra posteriore dell’auto, scende il personaggio importante che si dirige, senza incertezza, verso la breve rampa di scalini che anticipano un piano di accesso grande come il vostro appartamento dove, all’estremità, si presenta una porta alta almeno due piani e, poco avanti, l’altro personaggio importante in fremente attesa. Una prima stretta di mano di saluto, qualche palpata con il palmo della mano sulla spalla dell’altro ( se l’incontro è amichevole in caso contrario niente), poi la lunga stretta di mano per la stampa, un accenno di cortesia nell’indicare l’ingresso e i due spariscono dentro l’edificio. E voi fuori! Io sempre fuori!

Qualche volta ci viene concessa una rapida carrellata della sala destinata all’incontro, con poltrone, divani, tavoli e tavolini, fiori un po’ qua e un po’ là e le immancabili bandiere a coprire lo sfondo. Altri sorrisi, cenni di saluto e apprezzamento poi l’immagine si chiude. E voi fuori! E io pure.

Una volta si diceva “…potessi essere una mosca …”. Passi per la mosca, anche se preferirei altre minuscole sembianze, ma la possibilità di ascoltare e vedere varrebbe il momentaneo travestimento. Ecco uscire le parole che poi verranno riportate sui verbali di incontro, fedelmente riscritte e sottoscritte utilizzando quelle penne stilografiche da sogno; parole che pesano, aggettivi che delimitano o aprono aspettative, sottolineature che definiscono confini invalicabili, negazioni che anticipano la fine di un tutto. E voi (e io) lì ad ascoltare. A vedere.

Voi, che la frase più importante della giornata è stata ” …per favore mi fa un espresso …” pronunciata nel bar di sempre, al barista di sempre che poi vi volta le spalle e sbatacchia il filtro per liberarlo dal precedente utilizzo. Ah! udire con le proprie orecchie e poter soppesare, lì, seduta stante, il peso di quelle parole, le mezze frasi che tutto o niente lasciano sottintendere, i silenzi che valgono più di mille parole. E non leggerle, imbastardite, sul giornale del giorno dopo, riportate come di costume con brevi corsivi, ma udirle nel nascere, nel momento cruciale.

Il dilemma (Foto di Szilárd Szabó da Pixabay)

Beh, questo il mio piccolo sogno segreto, mai confidato a chicchessia, soppesando la futile speranza che magari un giorno … fino all’altra sera. Si, fino all’altra sera quando un gran consiglio di ministri, pezzi grossi, luminari di ogni scienza, tecnici specialissimi di materie inintelligibili e incomprensibili ai più, politici di alto rango accompagnati da portaborse specializzati, si sono riuniti per affrontare lo spinoso problema, base del malessere nazionale e punto di leva della ripresa post covid 19 (anche 20!), del numero di commensali che possono sedere allo stesso tavolo all’interno di un ristorante: anche Amleto, sul torrione centrale, con tanto di teschio in mano era solito declamare ” 4 o di più? Questo è il problema! “.

Il finale della grande opera del drammaturgo inglese non mi risulta essere improntata al lazzo o al dileggio, ma nel mio caso mi sono sganasciato dalle risate. Ma cosa volete che siano le purtroppo decine di decessi giornalieri che ancora ci affliggono, le centinaia di migliaia di posti di lavoro persi più quelli che ancora verranno, la quotidiana uccisione della moglie da parte del marito abbandonato, i nostri ragazzi che per passare il tempo si azzuffano a coltellate, i ponti che crollano mentre si pensa di costruirne uno sul nulla che tuttora esiste dall’altra parte, i cambiamenti climatici fuori controllo, metà del globo e della relativa popolazione sotto dittature o inetti politicanti, la fame, la carestia, la povertà di un abbondante terzo della popolazione mondiale: il problema al top, il nocciuolo della questione, l’apice della controversia, il busillis della tenzone di altissimo livello risiede nella disputa che riguarda gli occupanti al tavolo del ristorante: 4 o più?

Voci attendibili riportano che una sorta di incapace mediatore abbia proposto un otto pieno, ma la levata furiosa di scudi lo ha dissuaso di schianto, mentre farfugliava a parziale ammenda un sette e mezzo (con evidente confusione con la partita serale al bar sotto casa) per poi cercare ammenda con un sette più l’infante. E’ stato cacciato dalla riunione con infamia. Alla fine si è raggiunto un faticoso traguardo con il sei di raggiunta sufficienza che tuttavia può raggiungere l’otto e anche il dieci (udite, udite) qualora il tavolo sia posizionato “a cavallo” della porta della veranda, in modo che i congiunti in eccesso (oltre i sei canonici) vengano a trovarsi all’aperto!

Ecco! Un altro dei miei sogni infranto dalla realtà. Vado a rileggermi l’Amleto: non so cosa poi abbia deciso, la sulla torre …

(Mauro Magnani)