Il fatto è ormai noto: l’allenatore del Manchester City, Pep Guardiola, lasciando il campo dello stadio do Dragao di Porto ha baciato la medaglia d’argento – consegnata, come di consueto, agli sconfitti – dopo aver perso il derby britannico per la vittoria della Champions League contro il Chelsea. Un gesto tanto bello quanto inconsueto in un mondo non più abituato ad accettare la sconfitta (sia individuale che di squadra) con sportività e che vede abitualmente i vinti levarsi sommessamente la medaglia dal collo e abbandonare il terreno di gioco a testa bassa.

In molti hanno esaltato la reazione leale ed equilibrata del tecnico spagnolo, antitesi del malcostume usuale. Tra questi anche Papa Francesco che, al termine del suo discorso nell’udienza alla delegazione della Federazione italiana pallacanestro, ha voluto portare ad esempio il bel gesto di Guardiola: “Mi hanno raccontato che uno di questi giorni – non so dove – c’è stato un vincitore e uno che è arrivato secondo, che non ce l’ha fatta. E quello che è arrivato secondo ha baciato la medaglia. Di solito, quando si arriva secondo, c’è il muso così, siamo tristi, e non dico che si butta la medaglia, ma avremmo la voglia di farlo. E questo ha baciato la medaglia. Questo ci insegna che anche nella sconfitta ci può essere una vittoria”.

Pur senza mai citarlo, Bergoglio ha lodato il comportamento dell’allenatore spagnolo come modello per “Prendere con maturità le sconfitte, perché questo ti fa crescere, ti fa capire che nella vita non sempre tutto è dolce, non sempre tutto è vincere. A volte si fa questa esperienza della sconfitta. E quando uno sportivo, una sportiva, sa ‘vincere la sconfitta’ così, con dignità, con un’umanità, con il cuore grande questo è una vera onorificenza, una vera vittoria umana”.

Di recente Jack Sintini, indimenticato campione di pallavolo nato in terra di Romagna, ha scritto in un suo articolo: “Lo sport mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato a valorizzare la vittoria, ad amare il lavoro duro, a ricercare il gioco di squadra… ma ancor più mi ha insegnato a saper accettare le difficoltà. In 18 anni di pallavolo in Serie A1 ho capito che, se vuoi restare ad alto livello, devi essere consapevole del fatto che molto spesso perderai. Devi imparare a convivere con l’idea che un avversario di valore possa metterti in ginocchio qualche volta. Se ci pensate bene, l’accettazione è il primo vero passo positivo che compiamo nelle crisi”.

Grazie a voi Pep, Jack e anche Papa Francesco!

(Tiziano Conti)