Comedians, in sala da pochi giorni, è l’ultimo film del premio Oscar Gabriele Salvatores che, attraverso il mondo della comicità, propone un punto di vista disincantato e amareggiato sui nostri giorni. Il film riprende l’omonima pièce teatrale di Trevor Griffiths: l’adattamento si attiene molto al testo originale e per questo paga in alcuni tratti di macchinosità e lentezza.

Nonostante il titolo, Comedians non è un film leggero. I temi affrontati sono molteplici e, sebbene accompagnati da battute divertenti, più per il tentativo degli aspiranti comici di far ridere che per la loro intrinseca comicità, il film ha toni drammatici.

In un’angosciante aula scolastica, di sera, mentre una forte pioggia picchietta i vetri, sei comici si trovano per ripassare lo spettacolo che da lì a poco dovranno presentare. I dialoghi rivelano paure, insicurezze e ambizioni e l’atmosfera è cupa e malinconica.

Durante il film emerge la figura di Eddie Barni (Natalino Balasso): ex comico di grande talento e maestro del corso serale, cerca di scuotere i ragazzi valorizzando la loro umanità. Il tema del film è il successo e Barni sembra non averne avuto perché deciso a non piegarsi al sistema. La sua lezione eleva la comicità a forma artistica, capace di far riflettere il pubblico e che offre la possibilità di combattere le proprie paure.

Diversa è l’opinione di Bernardo Celli (Christian De Sica), comico affermato che assisterà allo spettacolo per cercare qualche talento e che scopriamo aver debuttato nel mondo della comicità con il maestro Barni, per poi rompere bruscamente i rapporti. Celli, in un discorso prima dell’esibizione, spiega come lo scopo del suo lavoro non sia di indottrinare gli spettatori ma di farli ridere, astraendoli dalla monotonia della realtà. Terminato il discorso di Celli si va in scena. I comici si trovano di fronte a un bivio: cercare di colpire Celli o restare fedele agli insegnamenti di Barni.

Il film oppone due visioni opposte di comicità, facilmente estendibili all’arte e addirittura alla vita, e obbliga i personaggi a schierarsi. Il successo e la fama vengono contrapposti alla coerenza di pensiero, all’etica professionale che non prevede che l’arte scenda a compromessi. Emerge nel film la consapevolezza di quanto sia la società stessa che obbliga all’inseguimento del denaro e del successo. L’uomo moderno è proposto come sempre più piegato da un diffuso individualismo antisociale che lo costringe a chinarsi alle regole dell’industria, perdendo la propria artisticità. In merito a quanto detto è emblematica la battuta di chiusura del film, pronunciata da un personaggio fuori contesto, la cui semplicità sembra profetica.

Salvatores, coerente con la sceneggiatura, propone un cinema molto teatrale e si avvale di una fotografia dai toni freddi per sottolineare la tensione che caratterizza gli aspiranti comici prima dell’esibizione.

Tra gli attori spiccano le figure dei due maestri: Natalino Balasso, di cui viene esaltata la grande espressività, e Christian De Sica, da apprezzare finalmente per le grandi capacità drammatiche. Notevole è anche la performance del giovane Giulio Pranno, mentre sottotono il duo comico Ale e Franz.

Riguardo De Sica è opportuna un’ultima riflessione. Il personaggio che interpreta nel film è un comico di grande talento che persuaso dalla fama e dal denaro, ha abbandonato il teatro. Conoscendo la storia dell’attore romano è facile inscrivere la persona al personaggio. Complimenti quindi a Salvatores per la scelta mirata e a Christian De Sica per l’adesione tutt’altro che scontata che gli permette di rivelare il bravo attore che è.

(Leonardo Ricci Lucchi)