Imola. Sono uno dei proprietari del lotto N129 in zona Pedagna a Imola. L’accesso a questo lotto ha fatto tanto discutere le testate dei giornali e gli imolesi, in questo periodo. Si sono infatti costituiti 2 comitati di cittadini (uno per il vicolo Punta chiuso e uno Lennon- Curie) che sostanzialmente negano il diritto di accesso al lotto.

Centro sportivo Calipari Imola

Le scrivo per darle la visione dei fatti da un punto di vista che finora è stato trascurato: quello della proprietà. Innanzitutto, vorrei chiarire chi è che rappresenta la proprietà: sono 6 le persone a cui è intestato (di cui – ci tengo a precisare – solo 1 abita nella famigerata via Punta chiusa). Nella compagine io sono classificato trai più giovani (classe ‘48) quindi è facile desumere come ognuno di noi abbia una famiglia. Nella mia ad esempio siamo in 8, in quella di mio fratello 9 e, per farla breve, andando a contare tutti gli interessati si arriva a una sessantina abbondante di persone che hanno espresso la volontà di realizzare una costruzione nel lotto che di diritto hanno ereditato dai loro genitori.

Perché questa storia parte da lontano: più precisamente da mio padre, Umberto Biagi, che a lungo fu un mezzadro per la Contessa Tozzoni. Assieme al fratello, mio zio, dopo una vita di sacrifici, riuscì ad avere il denaro per diventare proprietario di un terreno. Il tanto incriminato lotto N 129.

Alla sua morte questo terreno fu ereditato da noi figli (3) e dalle figlie di mio zio (3). Quando nel 2013, dopo aver seguito tutto l’iter legale per l’acquisizione dei permessi, il lotto ha finalmente ottenuto l’edificabilità, ci si è resi immediatamente conto che la strada che serviva il lotto stesso (la via Punta chiusa) era assolutamente inadeguata perché di fatto già congestionata dal traffico esistente generato dalle 34 famiglie che vi risiedono.

Una strada privata che è larga meno di 6 metri, risulta sprovvista di marciapiede e di illuminazione e per di più presenta un manto sconnesso. Una strada che è già stata teatro di incidenti stradali e che è pericolosa da transitare sia piedi che in bicicletta.

Dal 1990 le abitazioni che sono sorte su via Punta chiusa, man mano, avevano ottenuto il permesso di costruire dal Comune. L’ente, allora, dimostrò ben poca lungimiranza non preoccupandosi della viabilità generale e dei problemi che -inevitabilmente – sarebbero sorti in futuro, con lo sviluppo della città e del quartiere.

Fatto sta che come proprietari del lotto dinnanzi a questo problema fondamentale (la pericolosità di via Punta chiusa) a nostre spese, abbiamo incaricato un tecnico di trovare un’altra via d’accesso. La proposta che fu paventata da principio fu quella di accedere al lotto dalla strada privata di via Pio La Torre, nell’intento che il N129 diventasse un’appendice del quartiere Carlina (quartiere privato). Una volta ottenuto il consenso comunale, e disegnato il progetto della viabilità si è fatta la richiesta al responsabile del consorzio Carlina. La risposta nel 2016 fu negativa dato che il consorzio, costituito da 572 famiglie residenti, con il solo voto all’unanimità (cosa che non risultò) avrebbe consentito di accogliere la richiesta.

A questo punto, dopo vari sopralluoghi, il tecnico assunto dai proprietari ha individuato la migliore ipotesi nel disegnare una strada che passando da via Curie si immettesse in via Lennon e successivamente lambendo – sottolineo lambendo – il campo sportivo Calipari giungesse al lotto N129. Proposta approvata dall’Amministrazione comunale con la Variante 5 ad aprile 2021.

L’accesso diventò quindi garantito da una strada pubblica in parte già esistente e in parte da costruire che presenta le caratteristiche utili per la sicurezza: è illuminata e con marciapiede (sebbene lo sbocco su via Punta presenti delle criticità che come evidenziato nella seduta comunale dell’11 giugno, potrebbero venire risolte da una rotonda o da un semaforo). E’ da notare anche che le spese dell’opera di costruzione del tratto di strada mancante sono a carico dai proprietari senza nessun costo per l’Amministrazione.

Molte delle polemiche che si sono accese sui social riguardano il presunto danno ecologico che deriverebbe dal costruire la strada, ma è bene far presente che se si tolgono 400 mq di verde è poi prevista un’area parco pubblico da 2000 mq di verde servita da 800 mq di parcheggio pubblico provenienti dal N129. Finora tra tasse e progetti i proprietari hanno pagato circa di 180.000 euro. Il terreno del lotto, oltre al valore affettivo che ho già riportato, possiede – ovviamente – un certo valore economico che non può e non deve essere annullato dagli errori dell’Amministrazione.

Il comitato Lennon Curie, che si è costituito per boicottare la costruzione della strada, ha spesso usato toni accesi (per usare un eufemismo) e prospettato iniziative imbarazzanti (dal fare un’area sgambo – ripeto nel terreno che mio padre mi ha lasciato in eredità – o minacciato di occupare il terreno con le tende quando la strada verrà realizzata). Mi chiedo cosa farebbero se ci fosse in ballo il loro giardino per fare l’area sgambo o per farne un’occupazione abusiva. Senza contare che se sono interessati alla creazione di un parco avrebbero potuto – e volendo, sono ancora in tempo a – fare un’offerta di acquisto per comprare il lotto.

E quel che più mi dispiace, perché io ci vivo e ci sono cresciuto nel quartiere Pedagna (quando questo non era ancora un quartiere ma era pura campagna), è che molti del Comitato li conosco personalmente e prima di chiamare me o la mia famiglia “speculatori” – o peggio – (quando tutti lavoriamo per vivere e siamo persone oneste) avrebbero potuto parlarci direttamente, cercare un confronto diretto e costruttivo piuttosto che fare la guerra al bar, sui social network o sui giornali.

Una guerra di colpi bassi e distorsione delle informazioni (o forse è più corretto chiamarle pseudonotizie) che prospettano strade che tagliano a metà un campo sportivo e cementificazioni a profusione, attraverso le quali avranno raccolto ben 1.000 firme, che tanto vengono pubblicizzate, ma è bene domandarsi quanta consapevolezza abbiano i firmatari di come è stata raccontata loro la vicenda. Perché è facile fomentare il malcontento generale in tempi di crisi sociale come questa e vedere come molte minoranze politiche abbiano difeso il campanilismo del Comitato Lennon Curie non si può leggere altrimenti che una palese, quanto becera, dimostrazione di populismo demagogico.

Non voglio dilungarmi ulteriormente quindi mi accingo a concludere sperando di aver fatto un po’ di luce e condiviso uno sguardo differente e alternativo da quello che è diventato un argomento il cui main stream è rappresentato da un cieco malcontento rabbioso. L’attuale giunta, che ha voluto ascoltare i componenti del Comitato, ora presti orecchio alla razionalità del vivere civile e alle regole dello Stato di diritto: i proprietari e non solo loro – ma anche i futuri residenti (famiglie, bambini e anziani), come anche i semplici avventori al parco che verrà costruito – devono potere esercitare il diritto di camminare e transitare in sicurezza per accedere al lotto, prerogativa che può ragionevolmente esser assolta dal passaggio su via Lennon – Curie e assolutamente non dal vicolo di Punta chiusa.

(Graziano Biagi)