La grande giornata di mobilitazione indetta dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil sabato 26 giugno, con tre grandi manifestazioni a Torino, Firenze e Bari, su una piattaforma che aveva il suo cardine nella richiesta urgente della proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre insieme alla riforma degli ammortizzatori sociali e a nuove politiche attive sul lavoro, ha lasciato il segno tanto che, sia il governo che la Confindustria di fronte al blocco dei licenziamenti che terminava il 30 giugno hanno nella sostanza cambiato parere.

Ricapitoliamo un attimo quanto accaduto negli ultimi giorni di giugno sulla questione del blocco dei licenziamenti varato dal precedente governo Conte che terminava il 30 giugno, governo e Confindustria erano per toglierlo e farlo rimanere solo per i settori in crisi come il tessile e la moda e le aziende che hanno tavoli di crisi aperti al ministero dello sviluppo economico, il 26 come sopra accennato avviene la giornata di mobilitazione sindacale, il 29 i sindacati erano convocati dal governo per una informativa su come l’esecutivo aveva intenzione superare il blocco dei licenziamenti e il 30 era previsto il consiglio dei ministri anche sulla decisione finale della partita dei licenziamenti.

Forti della manifestazione del 26 Cgil, Cisl e Uil sono andati all’appuntamento con il governo presenti il premier Draghi e i ministri del lavoro Orlando e dell’economia Franco e fin dai primi istanti si è capito che non sarebbe stata solo una breve informativa, i giorni precedenti i leader sindacali avevano mandato messaggi chiari a fronte di tale incontro, su tutti il leader della Cgil Landini “Non andiamo per essere informati, è interesse del governo evitare i licenziamenti e evitare di conseguenza una stagione di tensioni sociali, se così non fosse valuteremo con Cisl e Uil come muoverci”.

La riunione infatti è diventata tutta tranne che un informativa, trasformandosi fin da subito in una trattativa serrata per ore e ore con numerose interruzioni, tre e forse più, per dare modo alla delegazione di governo di fare il punto sulle controproposte dei segretari confederali Landini, Sbarra e Bombardieri, di confrontarsi con gli uffici tecnici del Mef e sopratutto di consultare Confindustria. La grande novità è che a quel tavolo pur se presenti fisicamente solo governo e sindacati era come se ci fosse stata anche la Confindustria, trasformandosi così di fatto a tutti gli effetti in un concreto momento di concertazione.

Secca la proposta dei sindacati al tavolo fatta fin da subito al governo: l’impegno dal 1 luglio ad adoperare per 13 settimane tutti gli strumenti possibili, a partire dalla cassa integrazione ordinaria, prima di procedere con i licenziamenti, una forma che se non è la proposta del blocco è quasi simile.

La proposta viene scritta e concordata tra le parti “Le parti sociali si impegnano nell’utilizzo prioritario di tutti gli ammortizzatori sociali che la legislazione vigente e il decreto in approvazione prevedono e/o incentivano in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro”. Tre righe che sono solo un impegno, ma sostanziato dalla richiesta di utilizzare la cassa Covid che obbliga a non licenziare e dove ci saranno ulteriori 13 settimane di cassa integrazione gratuita, a cui tutte le aziende con crisi aziendali aperte potranno ricorrere, quindi anche pur non essendo un divieto formale, l’impegno ha un peso notevole essendo raggiunto in un percorso concertativo e dunque di fatto garantito del governo, che su questo ha pure istituito un tavolo di monitoraggio a palazzo Chigi e l’avviso comune governo e parti sociali riguarda pure la pronta e rapida conclusione della riforma degli ammortizzatori sociali, l’avvio delle politiche attive e dei processi di formazione professionale permanente e continua.

Tale accordo, messo nero su bianco, è stato approvato il 30 giugno nel consiglio dei ministri. Inoltre su tale accordo il governo, oltre a Confindustria, ha ottenuto anche il consenso delle altre associazioni imprenditoriali tra cui la Confapi e il sistema cooperativo.

Landini della Cgil subito dopo la trattativa, stanco ma soddisfatto, ha affermato “Il risultato c’è, ed è frutto dell’unità sindacale e della mobilitazione dei lavoratori”, per Bombardieri della Uil parole di elogio anche per il governo “Ci sembra importante l’impegno del governo che si è speso per l’avviso comune con le parti sociali e ha ripreso la nostra proposta di utilizzo degli ammortizzatori sociali disponibili prima i avviare licenziamenti” e infine Sbarra della Cisl che ha aggiunto “Essenziale è ora andare alla riforma degli ammortizzatori sociali e dare fin da subito un impulso decisivo alle politiche attive sul lavoro”.

I sindacati non festeggiano più di tanto, la loro proposta era di estendere il blocco sui licenziamenti per tutti i lavoratori fino al 31 ottobre, ma il passo avanti è notevole, chi invece ha dovuto fare diversi passi indietro è Confindustria.

(Edgardo Farolfi)