Per i benpensanti italiani che, in eccesso di fiducia, fossero portati a ritenere i nostri rappresentanti parlamentari indefessamente impegnati ad uscire dalla valanga di problemi in essere, alcuni dei quali di importanza capitale, si è attivato l’ennesimo campanello di allarme. Al solito, uno dei pochissimi presenti nelle stanze del potere che ha riscosso e continua a riscuotere, Il Presidente Mattarella, la stima e l’affetto degli italiani, ha dovuto prendere carta e penna e strigliare a dovere le due Camere, i Presidenti delle medesime e il Presidente del Consiglio.

Per quale ragione? Ma la ragione è quella di sempre, quella che ha creato e continua a creare danni e malcostume: il finanziamento a enti e opere inutili, liquidità che arriva ai soliti amici degli amici in perfetta sordina e tutti d’accordo. Come è accaduto? Come è potuto accadere? E’ tutto molto semplice ed estremamente collaudato, che non potrebbe accadere se l’intero insieme delle due Camere non procedesse all’unisono e di perfetto accordo. Sottolineo di tutti, nessuno escluso.

E’ arrivata la pandemia? Occorre far pervenire un po’ di aiuti finanziari ad imprese e famiglie in difficoltà? Il Presidente Draghi prende carta e penna (questo accade il 25 maggio di quest’anno) e vara un decreto ad hoc. Il decreto in questione conteneva 479 commi che, ma guarda un po’, sono lievitati a 872 durante l’iter parlamentare: la bellezza di 393 in più. Manca davvero poco al raddoppio. Neanche tanto ben nascosti dalla primaria necessità di aiutare cittadini in difficoltà, i nostri Parlamentari hanno inserito voci di spesa che proprio nulla hanno a che vedere con la causa scatenante del decreto e che servono unicamente a finanziare i soliti amici degli amici. Due esempi? La stampa nazionale ha segnalato, tra gli altri, un po’ di denaro alla fondazione treni storici delle Ferrovie dello Stato e un aiutino al riassetto e riordino delle camere di commercio della regione Sicilia. Due indirizzi strettamente legati al malessere economico estremamente diffuso a causa del Covid 19. Ma cosa importa se la quantità di liquido a livello decreto viene destinato a tutt’altra causa e destinatario: l’importante e che “tutto cambi affinché nulla cambi” (questa non è mia!).

Il presidente Mattarella ha preso carta e penna e, con indirizzo ben preciso, ha detto che è ora di finirla con i soliti giochetti di palazzo e ha finito per firmare il documento per non provocare ritardi a quanti, corretti destinatari del decreto, erano in attesa di un po’ di denaro, un po’ di luce, un po’ di respiro.

Tutto ciò sopra riportato rende solo una lontana idea di quanto accadrà nelle destinazioni dei fondi europei in arrivo e che arriveranno in futuro per voltare pagina dopo la tragedia della pandemia. C’è da augurarsi che i tecnici europei tengano gli occhi ben aperti e che riescano ad incidere nel profondo questo malcostume italiano dell’assalto alla diligenza. E’ molto triste che si debba ricorrere al controllo di altri in quanto noi non siamo in grado di farlo.

E che non si pensi, in ambito locale, di respirare aria diversa: cambiano le giunte, si rinasce dopo la debacle elettorale e nulla di nuovo all’orizzonte. Una per tutte. L’annoso problema del rumore proveniente dall’autodromo Enzo e Dino Ferrari delimita una cosa ben precisa e ineluttabile: sulla pista o si fa rumore o si va in rosso (molto scuro e profondo) nella contabilità. Ed ecco che il posizionamento dei fonometri destinati a misurare la reale intensità del rumore che invade le case dei cittadini imolesi viene affidato, in modo molto abile e silenzioso, ad un ente strettamente legato al “colpevole del rumore”. Se davvero si respirasse aria nuova e novella partecipazione, perché non affidare il posizionamento degli strumenti ai cittadini e ai loro rappresentanti? Perchè non ai rappresentanti dei comitati? Perchè non chiedere agli ambientalisti? In una parola, perché davvero non tutti insieme? Perchè?

Nulla di nuovo anche sotto il sole imolese.

(Mauro Magnani)