Guardando e riguardando le immagini dell’aeroporto della capitale afghana che riempiono tutti i titoli di qualsiasi testata giornalistica o televisiva viene da gridare “Basta”, ma la ragione ci induce, al contrario, ad immaginare che non saranno certo queste le soli immagini dell’ultima tragedia che l’uomo ha saputo creare con le sue proprie mani. E che non ci sia di sollievo il cercare di individuare questo o quel colpevole: dietro quei muri che separano la cosiddetta libertà occidentale dal peggior oscurantismo religioso oggi presente sulla faccia della nostra povera terra, ci siamo tutti noi, tutti noi capaci di vedere unicamente poco oltre la punta del nostro naso.
Sembra quasi impossibile l’immaginare che una mente umana, qualunque essa sia, abbia potuto partecipare alla realizzazione di una simile catastrofe, catastrofe umana, di valori, di pensieri, di intenzioni, di principi, di idee. Immaginate per un attimo una classe di nostri bambini, una classe elementare, tutti con il loro grembiulino che per diversi anni abbia potuto ricevere la migliore istruzione possibile e che sia stato dato loro modo di intravvedere una forma di vita sociale quasi ideale che li attende oltre le mura che difendono il cortile della loro scuola. Terminata l’ultima lezione, vengono condotti verso la libertà che abbiamo preparato per loro e, quando si trovano oltre il vecchio cancello che divide le due realtà, si trovano immersi nei più luridi vicoli della più lurida zona malfamata della più lurida città di questo mondo e noi, quasi colti di sorpresa, ce ne stiamo li a esprimere tutto il nostro più sentito distinguo, utilizzando (a si, di questo ne siamo capaci) un fragoroso frinire da cicale estive. Si, perchè questo è solo quello che siamo capaci di fare. E ci riesce pure bene.
Fra un frinire e l’altro, non sazi, organizzeremo numerosi G 7, G 20 e perfino qualche impensabile e mai visto G 54 (molto coeso e di sicuro effetto) cercando di porre rimedio (poveri!) alla nostra stessa stupidità. Ci riempiremo la bocca di struggenti e decisive parole di sdegno, indicheremo con il lungo indice della mano destra il preciso colpevole e lo inviteremo, quali saggi padri, a rivedere le proprie posizioni del tutto inaccettabili. Dalla parte opposta un vistoso coro di fischi e pernacchie abilmente obnubilate all’interno di croissant alla crema che noi mangeremo con piena soddisfazione assaporando la dolce crema e sorvolando, da signori quali siamo, su quel particolare retrogusto …
Ma poi, cos’è tutto questo oscurantismo, questo gettito di fango, quest’utilizzo di parole cariche di disprezzo! Siamo ritornati dalle olimpiadi stracarichi di medaglie alcune delle quali brillantissime, abbiamo vinto e siamo i campioni d’Europa del pallone (quello piccolo che si va cercando si insaccare nella rete avversaria) e ieri è iniziato il campionato nazionale con i primi eclatanti e sorprendenti risultati dopo una serie di operazioni di mercato con cifre seguite da tanti di quei zeri, ma tanti e ancora tanti.
E poi le ferie estive stanno volgendo al termine e i numeri della pandemia, che ancora ci perseguita, seguono il ritmo delle onde del mare e che cosa volete che siano alcune decine di morti al giorno quando pochi mesi fa si contavano a centinaia! Tra rave party colmi di “io me ne frego” e presidi preoccupatissimi di dover controllare tutti gli insegnanti provvisti o meno di quel quadrato quasi magico che segna il confine della nostra libertà (qualcuno dica loro che sarà sufficiente piazzare un bidello all’ingresso fornito di precise istruzioni e alla prima risposta negativa sia in grado di esclamare: ” No, tu no! (a risposta negativa), e quello: “Vengo dentro anch’io”; e il bidello: “No, tu no!!”). Grande Jannacci!
Nel mentre divaghiamo, là, tra i muri e le transenne di quell’aeroporto migliaia di persone ammassate come nemmeno gli animali al macello, tendono la mano verso un cenno di affermazione: “… vieni, tu sei degno di vivere in libertà (anche se è una parola un po’ grossa), di poter scegliere, di poter sorridere ogni tanto, di sognare”. Già, sognare!
Ricordo, con sincera nostalgia, le tante serate al bar Parigi di tanti anni fa, dove, tra il denso fumo delle sigarette e il debordante odore dell’alcol presente nei bicchieri, nelle sue varie forme, di tutti i partecipanti alla serata ad un certo punto un signore molto discreto e taciturno, afferrava la chitarra e produceva alcuni accordi; immediato il silenzio e l’attenzione. Il testo più o meno (nella parte che ci interessa in questo momento) faceva così: “Spuivrazz! Ech scador in te c…., ‘am so’ farghè e più bel di mi sogn cun la realtè …“.E noi, presenti, tutti a pensare. Anche oggi c’è molta polvere tutto attorno a quel dannato aeroporto e noi tutti giù a pensare. Non abbiate paura, Afghani avvolti nei pesanti mantelli e turbanti, quando giungerete nella terra promessa incontrerete il non plus ultra della nostra eccelsa qualità, un signore elegantemente vestito e insignito di alti valori e competenze che, inappuntabile, selezionerà gli immigranti degni da quelli non degni, novello Caronte, questa volta in carne e ossa. Non vi sorprendiate: è solo l’inizio.
(Mauro Magnani)