La nuova “povertà” (non solo) dovuta alla pandemia sta (ri) vivendo nelle maldestre logiche bancarie (too big to fail) in cui più ti indebiti meno “rischi”, ovvero realtà troppo grandi per fallire, che in futuro porteranno grossi guai a tutto il “comparto sport”, e non solo ai grandi club di calcio che piangono miseria pur continuando a pagare contro ogni analisi economica ed etico-morale decine di milioni di stipendio ai propri top-player, cifra moltiplicata per dieci nel caso di Messi o Ronaldo.
A fronte di ciò (incredibilmente) sono tanti i top-player a soffrire del cosiddetto “mal di pancia” e cambiar casacca, da Mbappè che lascerebbe il Psg per il Real Madrid a Messi che ha lasciato la Spagna (Barcellona) per la Francia, e per Cristiano Ronaldo che ha ufficializzato il passaggio al Manchester lasciando la Juventus con un anno di anticipo sul contratto, scombinando così il calcio-mercato di mezza europa; la mancata conquista della Champions ha pesato sul divorzio, malgrado che la Juve, nel “periodo Ronaldo”, pur non brillando in “Europa” abbia lo stesso vinto due scudetti, due Supercoppe italiane e una Coppa Italia. Anche per queste “news” di mercato il campionato di serie A potrà essere ridimensionato ma sarà (forse) lo stesso bello perché di sicuro più incerto, con tanti nuovi allenatori (Mourinho, Allegri, Sarri, Spalletti) e con la Juve di poco favorita su un’Inter orfana di due assi come Lukaku e Hakimi, e con Eriksen in stand-by, a seguire la “dea” Atalanta, il Napoli e poco sotto Lazio, Milan e Roma, con un manipolo di altre a rincorrere la tranquillità di centro classifica e staccare quelle che non ce la faranno a restare in serie A.
Una crescita dovuta, voluta e anche legata alla tecnologia sarà quella che toccherà alla classe arbitrale italiana che dovrà prendere spunto da ciò che durante gli Europei i colleghi designati hanno fatto vedere in campo, ossia quello di garantire la possibilità ad entrambe le squadre di mantenere o conquistare correttamente il possesso del pallone senza fischiare in eccesso; ammonire, rompere il flusso delle emozioni sportive ed atletiche non pagherà più in termini di audience perché bisognerà sempre più “leggere il gioco” in maniera diversa proprio com’è successo all’Europeo dove durante le prime frazioni di gioco si sono sempre fischiati pochissimi falli, accompagnando lo sviluppo dell’azione (non reprimendola) e facendo così diventare il calcio un gioco “adulto” al pari di altri (Basket, Volley, ecc.), una “conquista” che sempre più gratificherà gli investitori, sceicchi arabi, oligarchi russi e recentemente anche gli americani sempre più “sensibili” a controllare anche queste eccellenze del Belpaese, Roma in testa.
Archiviato (per ora) il grande cambiamento epocale che la questione Superlega europea promuoveva, a favore di un calcio tutto da rifare, la crisi economica ha obbligato gli attori a “collegarsi” e ragionare di sistema in un clima di collaborazione e non di intransigenza, come a bypassare il fantasma che aleggia anche sul mondo del “pallone” riferito a chi non si adegua (che rischia l’emarginazione); è d’altronde iniziata l’epoca dello sport in streaming dove (calcio compreso) si è passati in pochi anni da un ambiente Tv di genere “piramidale” al suo opposto ossia di tipo “orizzontale”, dove contenuti a pagamento Dazn e/o Sky sono a disposizione dell’utente che ne decide la visione con propri tempi (e luoghi) ed in uno scenario sempre più “mobile”.
Dopo il successo agli Europei di calcio della Nazionale di Mancini ed i trionfi all’Olimpiade giapponese, tutti pronti perciò a (con) vivere quella riserva di follia collettiva che è la passione per il gioco del pallone in quell’irrazionale romanticismo tutto italiano che al Bar Sport ci fa da sempre arbitri e allenatori infallibili, applaudendo i gesti contro il razzismo visti agli europei da parte di tante squadre quanto criticando i soliti teatrini e le squallide baruffe “sul da fare” da parte dei nostri intellettuali, influencer e (ovviamente) politici, come il segretario Pd Letta che fu favorevole agli “azzurri” inginocchiati e Matteo Salvini che invece bollò il gesto come “radical chic”.
(Giuseppe Vassura)