Imola. Il suolo, quello che pestiamo, sul quale gettiamo di tutto e che consumiamo con irresponsabile indifferenza è un bene comune, quindi soggetto economico con valore sociale e scientifico crescente. I piani urbanistici dovranno fare sempre più i conti con l’ esigenza dei cittadini che chiederanno con aumentata insistenza spazi verdi sotto casa o facilmente raggiungibili e accessibili.

Su questa onda verde, la riforestazione o la forestazione di ampie zone appare un obiettivo dal profondo aspetto sociale perché partecipa alla tutela della salute fisica, mentale e spirituale delle persone.

Ma l’ entusiasmo per il sogno bucolico sempre più dovrà rapportarsi con l’analisi scientifica della sua fattibilità e convenienza; perché piantare alberi pregiudica risposte serie a domande impegnative: a quale fine? Ornamentale ? Produttivo-economico ? Per stabilizzare il terreno a fini preventivi di frane o smottamenti ?

A seguire arriva l’ interrogativo centrale: in quel terreno dove si vuole intervenire, quali essenze possono dare il migliore risultato rispetto alla finalità prevista, tenuto conto della sua specificità geologica, idrica, organica, fisica e chimica?

Queste sono state le riflessioni del convegno “Le funzioni del suolo negli ecosistemi forestali” che l’ 8 settembre, si è tenuto a Imola nei locali del glorioso Sersanti.

I relatori, provenienti dalle Università di Bologna e Firenze, hanno portato alla luce (è così) i vari elementi fisici e chimici che caratterizzano il suolo e il suo ruolo nell’ ecosistema. Nella sua complessità, l’ecosistema va ben oltre i confini della materia forestale, per inoltrarsi nelle nuove frontiere socio ambientali imposte dai mutamenti climatici che ben conoscono e subiscono anche le nostre comunità agricole e condizionate dai devastanti incendi che alterano l’ ambiente sopra e sotto terra.

La ricerca costante e l’analisi dei dati sono la porta stretta che l’ evoluzione scientifica e tecnologica dovrà attraversare perché le risorse ambientali ed economiche non vadano disperse o vanificate. Le pubbliche istituzioni e la Polilica sono chiamate a condividere e sostenere le esigenze ambientali che gli studiosi e gli scienziati evidenziano con crescente forza e preoccupazione.

L’ impegnativa mattinata si è conclusa con la tavola rotonda coordinata da Roberto Zalambani nella sua qualità di presidente dei giornalisti agroalimentari che ha portato al Sersanti personaggi di grande livello accademico e scientifico.

Tutti hanno sottolineato con forza quanto sia negativo un certo giornalismo sciatto e approssimativo che pubblica per vere delle fake news che disorientano e danneggiano i consumatori e fanno male all’economia sana del comparto alimentare.

Per Giorgio Cantelli Forti, già preside di Farmacia dell’ Unibo e presidente dell’ Accademia nazionale agricoltura, per Patrizia Hrelia, docente di Farmacia e Tossicologa all’ Unibo e Pellegrino Conte dell’ Università di Palermo, la galassia dell’ informazione, social compresi, dovrebbe divulgare correttamente le risultanze scientifiche sulla sicurezza degli alimenti per dare ai consumatori una capacità di scelta ben consapevole, perché anche il cosiddetto naturale può nascondere insidie pericolose.

Il prodotto bio puro non esiste per la complessità e la insostenibilità delle condizioni; esiste però la pratica lodevole dell’ agricoltura biologica che si affianca a quella integrata e tradizionale. La sicurezza alimentare inizia dalla conoscenza del suolo e dei suoi effetti sulle coltivazioni, perché non tutto quello che è naturale è bene, come non tutto ciò che è prodotto di ricerca e sintesi è male. Tutto dipende dalla misura e dal criterio nell’ uso dell’ uno e dell’ altro.

Simona Caselli, già assessore regionale Regione Emilia Romagna e ora presidente dell’ Areflh, che riunisce i rappresentanti delle Regioni e dei produttori europei di ortofrutta, ha dato notizie sulle recenti Direttive UE per la tutela del suolo e sui contenuti della nuova Pac per favorire l’ innovazione dei metodi colturali anche per sopperire alla crescente carenza di organico nei suoli.

La carrellata si è conclusa con l’ intervento dell’ imprenditore agricolo modenese Mario Alberto Levi che nell’azienda ha sviluppato una importante meccanizzazione e una analisi sempre più accurata dei suoli e delle pratiche colturali per valutarne gli effetti sull’ economia aziendale e sui valori nutrizionale delle produzioni.

A Palazzo Sersanti, una giornata di ascolto e di studio; ora la parola passa alla politica e alle organizzazioni di settore perché gli stimoli arrivati vadano a beneficio dei produttori e dei consumatori finali.

Una bella sfida a tutto campo.

(Vittorio Feliciani)