Al di la dei numeri su incrementi e flop per le amministrative 2021, il dato che fa paura è il vistoso calo della presenza ai seggi che è scivolato sotto il 50% (47,69%), questo tanto per colpa della bassa motivazione elettorale quando si prevedono poche possibilità per candidato o coalizione quanto al clima di (forzato) “buonismo”, indotto dalla lotta alla pandemia, nelle scelte politiche che ha accomunato gran parte degli schieramenti di centrodestra (Cdx) e centrosinistra (Csx) che sostengono il governo Draghi di solidarietà nazionale proposto dal Presidente Mattarella, che ha “raffreddato” gli animi degli elettori e ridotto il voto di protesta facendolo pesare di meno.
Da ciò, con la “mission” anti-pandemica ancora in primo piano e il Pnrr in fase esecutiva, c’è da chiedersi se il voto per le politiche 2023 “tornerà sotto i riflettori” e se (soprattutto) sarà ancora utile; d’altronde astenersi è legittimo, soprattutto quando le campagne elettorali come le nostre sono caotiche e dai toni polemici indegni, con i referendum si potrebbero bypassare le tensioni e abbassare i toni dello scontro politico perché sono una straordinaria forma di democrazia diretta, ma ci si va cauti, ed è un peccato che poco si ricorra alla formula “propositiva”, al pari di quella “abrogativa” che è stata di forte appeal nelle battaglie anni ’70 su divorzio e aborto.
La lotta all’astensionismo elettorale potrebbe anzitutto iniziare con una buona legge elettorale, proporzionale o maggioritaria (Porcellum, Mattarellum, Italicum, ecc.), un accordo dei partiti più rappresentativi a tutela anche di quelli minori che non affossi come accaduto nel recente passato la sintonia e il feeling con la nostra società civile, che sarà più ricca, urbanizzata e consumistica anche grazie alle risorse che arriveranno da Recovery Plan; malgrado ciò esisterà sempre il rischio di uscire dal mercato” che conta” e questo perché i mali cronici da guarire sono (forse) troppi: dall’inefficienza della pubblica amministrazione al farraginoso sistema giudiziario, dal rebus-sanità del dopo Covid al sistema scolastico dalle mille falle.
Il mare di quattrini che la Eu ci ha destinato col Pnrr impone politica trasparente e scelte del “fare” a cui finora nessun governo italiano dal dopoguerra ha risposto con prontezza e capacità, ed è anche da qui che sono partite le “bocciature” elettorali alla prova del voto degli anni passati e di conseguenza l’incremento del partito dell’astensionismo; sembra perciò sia finito il tempo delle chiacchere e delle promesse elettorali di quei tempi, ma soprattutto non è più tempo di sorrisetti di circostanza, né dei quei modelli “religiosi” e di quelle “riorganizzazioni sociali” così in voga nella 1° e 2° Repubblica che hanno portato solo guai, perché ormai più nessuno sembra voler sentir parlare di marxismo o di ciò che sta a destra, ma solo di “fare”.
Pena l’astensione (anche) per legittima difesa!
(Giuseppe Vassura)
La politica paga la sua incoerenza e la personalizzazione dei partiti.
Il mare di quattrini c’é solo nella fantasia dei piddini che si informano su repubblica e affini…
Se c’è un mare di quattrini che bisogno c’è di riformare il catasto?
Se c’è un mare di quattrini perchè per far quadrare i conti dell’inps si sta valutando un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile?
Dobbiamo uscire dall’euro!