Andrea Pagani

È un talento narrativo raro, se non addirittura geniale, quello di riuscire a caratterizzare con pochi tratti un personaggio: la sensibilità, la condizione sociale, gli aspetti ossessivi e speciali del protagonista di un libro.
L’operazione si fa ancor più interessante nel pregevole romanzo della scrittrice dublinese Sally Rooney dal titolo Persone normali (Einaudi, Torino, traduzione di Maurizia Balmelli), dove i personaggi, frutto della fantasia dell’autrice, si plasmano sotto i nostri occhi come vivi e dinamici in modo quasi sorprendente, grazie a semplici dialoghi, ai movimenti e ai gesti, ossia ad un disegno realistico ed oggettivo, esatto e rispettoso, che in certi momenti si fa persino fotografico, e che non indugia mai, imprudentemente, su giudizi morali e commenti personali.

La domanda di fondo che accende la scintilla del romanzo e che, in qualche misura, scuote le segrete inquietudini dei due ragazzi, Marianne e Connell, è: in cosa consiste la normalità?
Alla luce (o forse all’ombra) di questo interrogativo si articola la storia d’amore di Marianne e Connell, in un arco temporale ben preciso, scandito da date puntuali all’inizio di ogni capitolo (dal gennaio 2011 al febbraio 2015), ed in altrettanti luoghi precisi: dapprima nella cittadina irlandese di Carricklea, all’estremità orientale dell’Irlanda, nella contea di Sligo, e poi al Trinity College di Dublino.

Ed è qui, nel modo di gestire i personaggi, nella padronanza della conduzione delle situazioni, che la scrittrice evidenza il suo talento e tocca il vertice della sua cifra stilistica.

Nel momento in cui i due giovani passano dalla provincia irlandese alla capitale, sembra germogliare in loro un cambiamento, che tuttavia ha dinamiche e implicazioni opposte, legate alla loro differente classe sociale (il che rimanda ad un altro tema fondamentale nella Rooney, fervida e dichiarata sostenitrice dell’ideologia marxista: e cioè che il conflitto di classe è alla base della crisi del nostro tempo, la radice dei mali e delle ingiustizie sociali).

Marianne, che appartiene ad una media borghesia benestante, accusa un’integrazione difficile, una certa maldestra insicurezza, un goffo senso d’inappartenenza e disadattamento, così come Connell, a suo modo, esprime una forma di disagio, dettato dalla sua condizione sociale, proletaria ed economicamente fragile (la madre di Connell lavora come donna delle pulizie presso la famiglia, ricca e agiata, di Marianne), che lo spinge ad un nervoso e imbarazzato tentativo di affermazione.

Insomma, entrambi cercano, seppur da punti di vista divergenti, la strada della “normalità”, del consenso, dell’inserimento nel consorzio civile, così che, sul tracciato altalenante del loro rapporto, fra alti e bassi, paure e scatti d’orgoglio, in una relazione che assume connotati mutevoli e discontinui, dall’amicizia all’attrazione sessuale, dal trasporto sentimentale alla complicità affettiva, in una serie intrecciata di ricerche e di abbandoni, di ricongiungimenti e distacchi, la Rooney riesce a dipingere un affresco incantevole, mai scontato, di un’adolescenza tormentata, alla ricerca della propria identità, nell’inquieta entrata nel mondo degli adulti.

Il tutto – ed è questa la magia più avvincente della scrittrice – senza mai andare sopra le righe, in uno stile dimesso e controllato, capace di evocare solo con una battuta di dialogo una sfumatura emotiva e di non tralasciare mai un affresco suggestivo della Dublino contemporanea. Una Rooney toccata dalla grazia della scrittura che sembra richiamarsi al magistero di Virginia Woolf quando riconobbe il talento di un romanziere nella capacità di «padroneggiare le proprie percezioni, riuscendo a concretizzarle e a trasformarle nella stoffa della propria arte».

Sono momenti intensi, senza dubbio poetici, gravidi di un commosso struggente lirismo, quelli che la Rooney ci regala, nella misura in cui ci immerge nella storia di un amore giovanile, forse destinato a non compiersi mai, in un gioco ora timido ora prevaricatore di inseguimenti e di rifiuti, proprio come capita nei rapporti fra le persone, là dove la frontiera fra dolcezza e ferocia spesso è inspiegabilmente labile.

(Andrea Pagani)

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What is normality?

The novel Normal People by the Irish novelist Sally Rooney, in her late twenties, was awarded the Costa Novel Award in 2019.

It is a rare narrative style, even brilliant, the one of being able to portray, with a few traits, a character: his/her sensitivity, social condition, the obsessive, yet special, aspects of the protagonists of a book. This is even more interesting in the excellent novel Normal People written by the Irish writer Sally Rooney. Her fictional characters take shape under our eyes: thanks to simple dialogues and gestures, they become surprisingly lively and dynamic. The background is realistic and objective, exact, sometimes photographic, with no unneeded hesitations on moral judgements and personal comments.

The basic question, the one that ignites the spark and shakes Marianne’s and Cornell’s secret anxiety is: what is normality? In the light, or maybe in the shade, of this question, their love story develops in a precise time span, specified by dates at the beginning of each chapter 9 from January 2011 to February 20150 and by specific places: at first in the Irish town of Carricklea, Co. Sligo, and then in Dublin’s Trinity College. Sally Rooney reveals her talent and best style in the handling of the characters and situations.

When Marianne and Cornell move from their small town to Dublin, a change seems to emerge. However, this change shows opposite dynamics and implications connected to the different social classes they belong to. This refers to another main theme in Rooney’s narrative: the writer openly endorses the Marxist ideology according which class conflict is at the very basis of our contemporary crisis, the source of social conflicts and all sort of evil things.

Marianne, who belongs to the upper middle class, is isolated, clumsy, she feels misfit. In the same way, Cornell’s social conditions, he comes from a single parent working class family, with some economic weaknesses, shows an uneasiness that leads him toward a nervous and embarrassed attempt of emancipation. They both look for normality, approval, admission to society. Their relationship, on a fluctuating path, acquires changeable characteristics, from friendship to physical attraction, from emotional zeal to empathy, and a series or reconnections and departures. Sally Rooney paints a fascinating fresco, never predictable, of the two characters’ anguished adolescence, of their search for an identity while facing the admission into adulthood.

The writer, and this is her most compelling magic, never ventures above lines, her style is humble and controlled, able to recall an emotional shade only through a line in a dialogue without omitting a suggestive overview of contemporary Dublin. Sally Rooney seems gifted with an elegance in writing that recalls Virginia Woolf when she recognized a novelist’s talent «in the ability to master perceptions, carry them out and transform them in the texture of one’s art».

These are poetical and intense moments, full of touching lyrism. The writer immerses the reader in this immature love, maybe destined not to be carried out, in a game now hesitant now bossy, of refusal and chase, exactly as it happens in relationships where the boundary between kindness and brutality is inexplicably unstable and ephemeral.

(Traduzione di Maria Cristina Baldazzi)