“Voglio veder come va a finire andando al massimo senza frenare, voglio vedere se davvero poi si va a finir male”. Ammettiamolo, l’abbiamo cantata tutti saltando e inneggiando con le mani sollevate almeno una volta; d’altra parte è difficile restare fermi dinanzi alle sonorità rock e provocatorie del celebre Vasco.

Ma tra il cantare e il fare c’è di mezzo la sicurezza stradale. Purtroppo i pericoli che si corrono quando subentra un malfunzionamento dell’auto e, a maggior ragione, un difetto legato all’impianto frenante, non sono certo da prendere alla leggera.

In questo senso la storia è stata una brava insegnante. Se agli albori della ruota il rischio era quello di non riuscire a fermare il carro che l’animale trainava, i tanti incidenti all’alba dell’automobilismo causati da sistemi di freni a filo (tanto per intenderci, quelli delle biciclette) raccontano il nascere di un’esigenza ben diversa.

Ma abbandoniamo l’excursus storico e andiamo più nel tecnico.

Cosa sono i freni?

I freni non sono altro che dei dispositivi meccanici che servono a rallentare o a bloccare l’auto mentre siamo alla guida. Fu Louis Renault che nel 1902 presentò il primo freno a tamburo.

I freni a tamburo sono costituiti da un cilindro rotante (il tamburo) e da due ganasce fatte con un materiale di attrito che esercitano forza sul tamburo dall’interno, frenandone la rotazione. Essendo semplici ed economici e con una massa ridotta, vengono ancora utilizzati per gli scooter di bassa cilindrata e per molte utilitarie. Siccome in frenata raggiungono temperature altissime, che rischiano di rovinarne e deformarne la conformazione, incidendo negativamente sulla sicurezza, questi vengono utilizzati solo sulle ruote posteriori proprio perché in frenata lavorano meno di quelle anteriori.

È fondamentale a tale riguardo uno sguardo al futuro. Se fino a poco tempo fa questa tipologia di freni rischiava di essere soppiantata dai freni a disco, oggi con la diffusione delle auto elettriche la cosa cambia radicalmente. Lo ha dimostrato la Volkswagen che ha adottato proprio dei tamburi alle ruote posteriori di molti autoveicoli in quanto offrono una serie di vantaggi, il primo dei quali connesso alla problematica della ruggine. Quando si agisce sui freni, di solito si richiama l’intervento quasi esclusivo di quelli anteriori, ancora a disco. È probabile, quindi, che con il tempo e il poco utilizzo i dischi posteriori soffrano per la formazione di ruggine che li rende meno efficaci e più rumorosi in caso di bisogno. I freni a tamburo, invece, che sono meglio sigillati e non subiscono “contaminazioni” esterne, sono meno inclini ad arrugginirsi.

Inoltre, come molti esperti hanno detto in più di un’occasione, i freni a tamburo necessitano di minor manutenzione e risultano più leggeri e più economici da costruire. Questo è indispensabile soprattutto per le auto elettriche in cui il contenimento del peso e dei costi è fondamentale. Inoltre, per quanto la tecnologia esista da molto tempo, i freni a tamburo si sono evoluti negli anni e sono ora più efficaci: hanno migliori prestazioni e sono più affidabili, tanto che sono numerose le auto elettriche che li propongono al retrotreno.

Come funzionano i freni?

Quando pigiamo il pedale del freno, da una apposita vaschetta viene pompato, alle pinze, dell’olio in pressione. La forza idraulica dell’olio farà muovere degli elementi che si trovano alloggiati dentro le pinze: i pistoncini. Questi elementi spingeranno a loro volta con forza le pastiglie sulla superficie del disco, generando un attrito che, di fatto, si materializzerà nella frenata vera e propria.

Quindi non è difficile capire la ragione per cui quindi l’impianto frenante debba essere sottoposto a controlli periodici: mantenerlo in perfette condizioni è sinonimo di sicurezza sulle strade.

Con il passare del tempo infatti posso intervenire varie problematiche:

• L’usura delle pastiglie e delle ganasce studiate in modo da emettere un sibilo prima che siano consumate del tutto. Ovviamente è opportuno non arrivare a questo punto e far controllare l’autovettura con scadenze regolari.

• L’abbassamento del livello dell’olio che può essere causato da una perdita nell’impianto o da un’eccessiva usura delle pasticche.

• L’usura dei freni che comunemente ha come conseguenza una risposta anomala del pedale e che comporta il vibrare della macchina potrebbe in fase di frenata.

A questo punto, come in una favola, ci si dovrebbe chiedere: qual è la morale? Ognuno tragga le proprie conclusioni. Io mi affianco ai più arditi e coraggiosi e oserò contraddire il grande Rocker: andare al massimo è certamente adrenalinico, ma a volte nella vita è meglio darci un freno.

Fonti

https://www.autoparti.it/freno-a-tamburo

http://motori.quotidiano.net/comefare/freni-auto-funzionano.htm