Una tormenta di neve impediva qualsiasi spostamento all’esterno. Per Giulio recarsi in paese a sbrigare alcune commissioni non era possibile, poiché il suo maso, distante cinque chilometri dal centro abitato, con quelle condizioni metereologiche era più isolato che mai. Rassegnato fece colazione con due fette biscottate spalmate di marmellata e un bicchiere di latte, per poi scendere nel suo laboratorio.
La scultura lo attendeva sul piano di lavoro, ancora abbozzata e pressoché informe. Giulio si munì di seghetto, sgorbia, raspa e qualche altro attrezzo e si mise all’opera.
Prosegui con gli intagli, praticandone dei nuovi e rifinendo quelli esistenti, smussò angoli e armonizzò volumi. Verso mezzogiorno si concesse la pausa per il pranzo, che consumò velocemente, desideroso di proseguire la creazione, mentre fuori continuava a nevicare incessantemente. Tornato in laboratorio ultimò le rifiniture e passò alla fase di pittura dell’opera; l’artista ne immaginò l’aspetto cromatico e, presi vernice e pennelli, cominciò a colorare. Quando terminò era notte inoltrata; dopo uno spuntino si coricò.
Il mattino seguente aveva smesso di nevicare e Franco, il miglior amico di Giulio, giunse a bussare alla porta.
“Ciao, – lo salutò l’artista aprendogli – stavo dando qualche ritocco di colore a una scultura; vuoi vederla?”.
“Caspita, è proprio un’opera d’arte! – esclamò l’ospite, sceso in laboratorio con l’amico – E’ per qualcuno?”.
“Lo sai che non lo faccio di mestiere – rispose un po’ contrariato Giulio. – Questa rimane qui; quanto al posto dove collocarla, lo troverò”.
Dopo una colazione insieme si recarono entrambi in paese, dove Giulio avrebbe potuto sbrigare le commissioni previste per il giorno prima.
Nei pressi del parco pubblico, i due notarono parecchie persone assiepate all’entrata: un albero, non reggendo il peso della neve, era caduto sulla creazione in mezzo all’aiuola d’ingresso. I paesani consideravano il parco come luogo di svago e socializzazione ed erano molto affezionati a quell’opera che ne indicava l’accesso; molti si disperavano, altri piangevano, altri vedevano persino nell’accaduto un cattivo presagio per la comunità.
“Bisogna ricostruire subito!”, urlava accorato qualcuno; “Il parco deve continuare ad avere un suo simbolo!” protestavano altri; “Calma! Provvederemo quanto prima!” ripeteva il sindaco, mentre il parroco era alle prese con chi prevedeva sventura. Purtroppo il Comune non aveva fondi sufficienti per affrontare anche quella situazione, fra le innumerevoli altre.
Qualche giorno dopo il paese si risvegliò al suono delle campane ad orario inusuale. “Tutti al parco! Accorrete!” echeggiavano grida nelle strade; tutti si trovarono ad ammirare una splendida scultura in legno ed i suoi colori, posta al centro dell’aiuola di entrata. Osservando da lontano, Giulio disse a Franco: “Meglio che l’opera serva per rendere tutti più felici, piuttosto che rimanere a farmi da arredamento, a mio esclusivo beneficio. Poi nevicherà ancora e chissà…”.
Marco Martelli