Elezione del Capo dello Stato a parte, Pnrr, Referendum, Greenwashing e (ovvio) pandemia, sono i termini di cui sentiremo più parlare nel 2022 e su cui saremo bene o male costretti a confrontarci, perché ragionare a “qualcosa” su cui viaggia l’idea del futuro è fondamentale per capire quali siano le scelte giuste da condividere o avversare. Ad esempio sul 2022 anno di “voto referendario” per quattro dei tanti temi spinosi di carattere politico trasversale, anzitutto quello che incide sulla professione del magistrato che detiene il record di quesiti (ben 6), il referendum sulla legalizzazione della cannabis che punta a depenalizzare qualunque condotta oggi invece punita e poi quello di abolire l’attività di cacciare comprese le tecniche di “cattura” di animali vivi, che di sicuro si scontrerà con i forti interessi delle lobby del settore venatorio.
Del quarto e ultimo referendum, dopo quelli su giustizia-cannabis-caccia, si è resa promotrice l’associazione Luca Coscioni che si è “spesa” molto depositando ben 1,2 milioni di firme per cancellare l’articolo che punisce chi causa la morte (dignitosa) di una persona malgrado il suo consenso, come nel caso “dell’inferno di dolore” descritto da dj Fabio; l’eutanasia è un tema etico-morale sempre caldo ed uno degli ultimi tabù dell’Occidente dove si è (quasi) sempre negata la sacralità della vita (…non è un bene vivere, ma vivere bene…), fino all’avvento del Cristianesimo che da duemila anni ha imposto un modello al nostro dna culturale volto ad accettare (a prescindere) i casi dove la vita diventa una tortura così insopportabile che “restare” è più atroce che “andarsene”.
Ci aspetterà anche un 2022 a tutto gas (serra) perché servirà combattere il climate change a 360 gradi dopo la delusione patita al vertice di Glasgow, battezzato greenwashing dai giovani attivisti ecologisti per colpa del colpo di mano dell’ultimo minuto da parte dell’India che ha chiesto (e ottenuto) di sostituire nel testo base la formula “eliminazione graduale” (del carbone) con “riduzione graduale”, allargando così assieme a Sudafrica, Cina e Iran la pattuglia di quei Paesi che continueranno a utilizzare i combustibili fossili per i propri sviluppi economici e conseguentemente a emettere milioni di tonnellate di gas serra in atmosfera; in Conferenza si è “dimenticato” inoltre di affrontare con forza temi importanti come ad esempio quello di come assorbire-stoccare-trasformare (presto e bene) quelle tonnellate di anidride carbonica che per decenni sono state immesse dalla combustione di carbone, petrolio e metano, trasformando così il Cop26 di Glasgow in un banale meeting di P.R. atto soltanto a relazionare fanta-obiettivi e regalare sorrisetti di circostanza.
Lontane perciò le formule e i profili di sostenibilità, sbandierati a “inizio lavori”, acclamati per una transizione su tutti i fronti “pro 3P” e benedetti anche dalle Nazioni Unite per Cop26 con slogan del tipo “…for People, Planet & Prosperity…”, ed è stato da qui che è poi montata la rabbia da parte di organizzazioni e “sigle” ambientaliste che hanno seguito l’evento di Glasgow, uno degli eventi top del 2021 aperto il 1 novembre dal premier Boris Johnson volto a denunciare la deforestazione, affrontare temi sulla sostenibilità finanziaria e di come coinvolgere i giovani, che come detto inaspettatamente ha ben presto “virato” in qualcosa d’altro abbandonando tematiche tanto importanti quanto alla nostra portata, come ad esempio quella che sia giunta l’ora di cambiare il nostro maldestro life-style, e anzi a sua volta combinando il guaio inaspettato (secondo una stima di The Scotsman) ossia di aver “emesso” più di 100.000 tonnellate di CO2 durante le giornate dei lavori.
Malgrado ciò il futuro prossimo (si spera) non ci farà più paura perché il progredire delle nuove tecnologie, degli studi sull’intelligenza artificiale e dei cambiamenti delle abitudini (anche) mentali dati dai trend imposti da pandemia e crisi economica indotta, ci ha “temprati” facendoci vivere l’inizio di una nuova rivoluzione anche se ancora non la conosciamo appieno nei contorni e nelle possibilità, ma che ci sta galvanizzando e stimolando a buttare il cuore oltre l’ostacolo a prescindere dall’altezza dell’asticella.
Non si sa ancora con esattezza dove ci porterà il Pnrr, il web e di come muteranno le nostre vite strada facendo e nemmeno di quanto saremo capaci di adattarci ad una “nuova società”, globale e resiliente, empatica e rispettosa dell’ambiente che (si spera) risolverà in un battibaleno la crisi climatica, malgrado che per adesso sia ancora affrontata con gli stessi metodi che l’hanno provocata. Come alla stessa stregua non si sa se ci sarà sgomento o gioia a gestire i nostri ricordi e il tempo libero quando giocoforza questi diventeranno visibili a tutti e sempre, come patrimonio di un mondo “migliore”, più profondo e per certi aspetti anche più ricco.
(Giuseppe Vassura)