Imola. Cia Imola ha organizzato un incontro con Eddi Fontanari, ricercatore della società Euricse, esperto di sviluppo produttivo e cooperazione. Al centro dell’analisi di Fontanari proprio il sistema cooperativo, per capire se è ancora “valido” al fine di remunerare adeguatamente gli agricoltori e come questi ultimi possono essere determinanti per traghettare le cooperative verso un modello più equo ed efficiente.

“La produzione agroalimentare è cambiata negli ultimi anni – ha detto Fontanari – a causa della globalizzazione e dell’aumento della concorrenza estera, ma anche per abitudini di consumo diventate molto variabili e orientate a ricercare elementi qualitativi. Siamo sostanzialmente passati da un sistema produced-oriented, dove il primario era il motore principale a uno marketing oriented, che ha come protagonista il mercato. Uno scenario a cui le coop devono adeguarsi, passando da un ruolo ‘difensivo’ – che prevede l’aggregazione della produzione per bilanciare il grande potere della distribuzione – a uno ‘offensivo’ per valorizzare il prodotto sul mercato e avere un vantaggio competitivo. Un passaggio che vede la cooperativa trasformarsi in un organismo di filiera con un’identità che la distingue da una società di capitali, ma che deve avere al suo interno competenze tecniche, commerciali e di marketing, per consentire ai suoi soci di massimizzare la resa. Un cambiamento complesso che spesso si scontra con i limiti del modello cooperativo e può incidere sulla remunerazione delle aziende. La cooperazione ha, infatti, alcune criticità perché il processo decisionale democratico favorisce le maggioranze numeriche composte da aziende piccole o agricoltori par time che bloccano il processo di rinnovamento”.

Questo crea “lobby” interne “che possono portare a decisioni inefficienti, prese per accontentare solo una parte. Inoltre – conclude Montanari – il socio che sta per chiudere la sua attività non è disposto a sostenere investimenti a lungo termine e quindi, nuovamente, viene frenato lo sviluppo della cooperativa e la massimizzazione della sua resa. Difficile anche controllare il manager della cooperativa rispetto alle società quotate in borsa, anche perché spesso mancano le competenze per valutare le scelte e l’operato della dirigenza”.

Uno scenario pienamente condiviso dal presidente di Cia Imola, Giordano Zambrini, che ha detto: “La realtà è che al bilancio positivo delle strutture cooperative non corrisponde un’adeguata remunerazione per le aziende agricole. Ma questo fatto è da imputare solo a un sistema cooperativo che non “funziona” più? A mio avviso l’intervento di Fontanari ha messo in luce un Cia || www.imola.cia.it elemento essenziale: la responsabilità è delle aziende cooperative ma anche dei produttori, così come il cambiamento può esserci solo se consideriamo i due attori del sistema come parte di un insieme. Perché le criticità della cooperazione, soprattutto il fatto che le liquidazioni sono spesso insoddisfacenti, è una realtà, ma è reale anche l’incapacità degli agricoltori di essere soci attivi e non semplici conferenti di prodotto, imprenditori attenti al mercato e alle esigenze dei consumatori e non solo produttori che si “ostinano” a coltivare prodotti non richiesti dal mercato. Serve un cambiamento complessivo, profondo e sinergico per fare in modo che le aziende agricole ritornino in attivo e riprendano in mano il loro futuro”.

(a cura di m.z.)