Sappiamo bene quanto la pandemia e l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbiano messo in crisi moltissimi settori merceologici e imprenditoriali in tutto il mondo. C’è stato il raggiungimento da parte della crescita globale di un punto di stallo, intorno alla fine dello scorso anno. Per il 2021 e i mesi a venire il rischio è ancora quello di un effetto domino delle insolvenze per quanto riguarda le catene di fornitura. I settori più sensibili? Senza dubbio quello alberghiero e quello della distribuzione ma anche quello dei trasporti (con particolare riferimento all’automotive e agli spostamenti con l’aeroplano). Per approfondire la questione la cosa migliore da fare sarà consultare un portale specializzato come quello di Euler Hermes Italia, in modo tale da far fronte alle varie situazioni in maniera professionale.
La reazione a catena ha inizio nel momento in cui un’azienda diventa incapace di rispettare i propri obblighi contrattuali verso i relativi partner di commercio. Che cosa vuol dire? Che l’impresa non riesce più a saldare i debiti con i propri fornitori, i quali restano con fatture non pagate. Le insolvenze possono finire per compromettere la liquidità di tutta la supply chain: questo rende molto più probabile l’effetto domino. Dall’incapacità di effettuare i pagamenti onorando gli impegni contrattuali, la crisi va a toccare le reti commerciali e i collegamenti tra le imprese e i vari settori (fino a portare a ulteriori insolvenze e pagamenti mancati). Sono stati i meccanismi di supporto statale messi in campo nei Paesi emergenti così come in quelli più sviluppati a consentire di porre freno alle crisi di liquidità per le imprese.
Ci sono molti fattori che, a cose normali, vanno a influenzare la gravità e la portata del livello di rischio nelle catene di fornitura, generato dal domino delle insolvenze. Per esempio, fintanto che la liquidità nel mercato e l’accesso al credito non mancano, c’è un impatto più debole. Ovviamente molto dipende anche da quanto fornitori e aziende nei vari settori fanno affidamento su quella realtà prima che essa risulti insolvente. Più alto sarà il rapporto di dipendenza, maggiore il rischio di insolvenza e pesanti i relativi effetti.
Come fare per mettere l’azienda al sicuro e non dover temere per un rischio insolvenza? Sia la prevenzione del rischio che dell’eventuale crisi fanno perno sul concetto di cash flow management. Si possono ottenere informazioni essenziali per comprendere se una realtà stia rischiando o meno di essere insolvente nel breve periodo, direttamente dal flusso di cassa complessivo. Semplicemente, questo è l’arco di tempo stimato necessario dal Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza per comprendere quale sia lo stato di salute finanziaria di una realtà.
Secondo la legge, spetta agli imprenditori valutare se, nei mesi a venire, saranno capaci di onorare e far fronte ai propri debiti o se potranno passare in tempo utile all’incasso dei crediti dei clienti in modo da utilizzarli per le obbligazioni. In più, sono tenuti a pianificare il budget analizzando i flussi in maniera prospettica. Se gestito in maniera corretta, il cash flow management è in grado di evitare rischi di insolvenza. Basterà raccogliere informazioni sullo stato di una società e la sua storia finanziaria recente: il CV economico e finanziario aiuterà a prevedere rischi e problemi di insolvenza. Altro modo per evitare rischi di insolvenza, è chiedere parte del dovuto in anticipo ai soggetti a rischio. Imprese che si trovino in un momento di necessità possono anche sfruttare l’anticipo delle fatture o invoice financing, in modo da entrare rapidamente nella disponibilità di liquidi.