Churchill è stato fautore e primo paladino del credo della democrazia (parlamentare) dove i membri del Parlamento sono “rappresentanti” (e non delegati), al contempo guide e servitori dello Stato, ha sempre preso le distanze dai referendum perché visti come una pericolosa cartina al tornasole in ambito governativo soprattutto nel caso che fosse il governo stesso a non vincerli; la sua visione sui “mali” della politica è sempre partita dalla convinzione che tutto partiva “dall’importanza” cui si atteggiano le persone, soprattutto riferita a quei suoi concittadini attratti (e collusi) con la facile illusione che il nazismo paventava in quei tempi non sospetti.

Winston Churchill (Foto BiblioArchives / LibraryArchives – Flickr, da Wikipedia)

Di madre americana, Winston Churchill era un nobile inglese che da giovane ha fatto carriera militare partecipando alla guerra anglo-boera, eletto nel 1900 con i conservatori passò quattro anni dopo con i liberali iniziando così appieno la propria carriera politica; nella prima guerra mondiale è stato responsabile della Marina militare ma si dimise dopo gli insuccessi durante la campagna contro la Turchia, alcuni ministeri (Guerra, Tesoro) gli hanno poi fatto da anticamera all’incarico da premier nel 1940 dove, malgrado la seconda guerra mondiale volgesse a favore della Germania, rifiutò ogni compromesso con i nazisti di Hitler conducendo la Gran Bretagna al successo militare.

“…il fatto è che la democrazia vince sempre tutte le sue guerre, ma perde tutte le sue paci. Come vincere la pace sarà la grande sfida del futuro…”, parola di leader, per questo e forse più di tante battaglie politiche (vinte o perse) la priorità di Churchill è stata sempre quella di difendere “ad ogni costo” l’importanza della Libertà (e di “tutte” le Libertà), soprattutto quella di opinione, e di “non arrendersi mai” contro ogni tentativo di chiuderla in un pugno stretto.

Da sempre ostile all’Urss, dopo la sconfitta da parte dei laburisti nel 1945 ridiventò premier dal 1951 al 1955 e, premio Nobel per la letteratura nel 1953, è morto a Londra nel 1965.

La sua memoria resta tutt’oggi oggetto di elogi in quanto ultima “guida” del Regno Unito come potenza globale ma anche di critiche in merito la sua politica accondiscendente sia a controllare la moltitudine di ricchezze britanniche dovuta in gran parte ai traffici internazionali, sia a dimenticare un passato non proprio cristallini che ha visto nel secoli l’Inghilterra accaparrarsi (anche con la violenza) i possedimenti desiderati e mantenerli sotto il tacco con la forza anche delle armi; da ciò però un contraltare a favore dei britannici e di Churchill in particolare che invece è sempre piaciuto, quello cioè di essere capaci di opporsi al despota di turno (Spagna, monarchia francese, Germania, ecc.) ideando con successo una combinazione di strategie con altri Paesi dall’alto del proprio Dna di “sforzarsi senza tregua” in nome del diritto, delle libertà e della tolleranza, anche se a volte fino al deplorevole punto di riuscire a risolvere tutte le questioni con un ruvido e barbaro pugno di ferro, come con gli irlandesi del nord che da sempre si sono rifiutati di “essere inglesi”.

La visione da parte di Churchill degli Stati Uniti d’Europa, in cui i cittadini potessero essere consapevoli della loro appartenenza a tale continente senza dimenticare la loro patria, in fondo non lo “disturbò” più di tanto; d’altronde l’influenza dell’Europa che ha portato in tutto il mondo la propria civiltà (religione, scienza, arte, ecc.) non è stata poi così dissimile da come i sudditi di Sua Maestà britannica abbiano prosperato nelle colonie africane e asiatiche vivendo bene come cittadini di quel Paese così come in patria; deve perciò essere stato proprio per questa visione della vita tanto “very very british” quanto intrisa di pragmatismo che, nel 1949 all’Assemblea del Consiglio d’Europa, Churchill è stato acclamato come “primo cittadino d’Europa” grazie alla sua innata capacità di immaginare un futuro diverso (e anche comune) al di qua come al di la della Manica.

“…non perdersi d’animo con i fallimenti ma anzi perseverare cercando di imparare…”, una filosofia di vita importante per Winston Churchill al punto da dichiarare che grazie a ciò i suoi timidi sogni giovanili furono presto trasformati in successi; dalle parole ai fatti, non solo per ciò che la storia ha scritto di lui ma soprattutto per il leader che diventò. Non così purtroppo nella vita di relazione famigliare che lo ha visto lontano dagli affetto coniugali con la moglie Clementine e dal confronto con i loro cinque figli.

(Giuseppe Vassura)