Le frasi scritte sui muri delle scuole e del vecchio ospedale della nostra città non dovrebbero sorprenderci più di tanto: un po’ perché sono una novità dalle nostre parti (forse ritenevamo di esserne indenni?) ma prima o poi dovevamo aspettarcele e, ma forse è la motivazione che maggiormente dovrebbe farci riflettere, sono la chiara denuncia di qualcuno di noi che ha perso la fiducia nelle istituzioni. Potremmo discutere a lungo su questo secondo aspetto e forse sarebbe opportuno, perché la clausola vincente di ogni diatriba risiede sempre nella corretta analisi delle ragioni dell’altro. Se la parola “ragioni” appare troppo forte o comunque sproporzionata, la si sostituisca con “pensiero”.

Non è facile ritenere che lo sfogo a mezzo scritte sui muri dipenda in maniera preponderante dalla mancanza di fiducia nel sistema sanitario, da sempre portato avanti da uomini e donne come noi, che come noi a volte sbagliano e a volte risolvono, ma che la medicina abbia fatto passi giganteschi nella storia dell’uomo lo ritengo innegabile. Non rimane altro se non imputare lo scatenarsi della rabbia verso un “sistema” di protezione sanitaria o, meglio ancora, verso chi gestisce e dirige, dall’alto, tale sistema. Difficile contestare l’esito del sistema vaccinale, sistema vincente che ha permesso di debellare, nel tempo, malattie gravi ed incurabili diversamente. Anche contro l’attuale pandemia i numeri sembrano essere assai chiari e i risultati innegabili e allora perché? Perché cittadini come noi ligi vaccinati e portatori orgogliosi di green pass, attenti indossatori di vistose mascherine e attentissimi nei comportamenti nostri e altrui particolarmente in luoghi chiusi e affollati tanto ci differenziamo da altri cittadini che notte tempo trovano il loro sfogo nell’imbrattare muri con parole a noi incomprensibili per non dire di peggio? Perché?

Non si tratta di sfiducia nel vaccino o nella cura del momento e nemmeno verso il personale sanitario (che a volte, fin troppo spesso, si è sorpreso oggetto di atti di ingiustificabile violenza): qui si deve individuare la causa nella sfiducia verso un sistema sociale, economico, politico che, da troppo tempo ormai, permette che si vengano a creare ampie zone di malcontento, di inquietudine e di dubbio che, inevitabilmente, quando la situazione deteriora, trovano sfogo in atti di violenza. Forse non è male ricordare che l’atto di violenza deriva da un disequilibrio tra le proprie stimate possibilità e quelle del rivale: quando ci si rende conto che nulla si riesca a fare, i più deboli ricorrono alla violenza mentre i “forti” dialogano, interrogano cercando di comprendere le ragioni dell’altro (anche se ci appaiono irreali) e ascoltano (rimescolando tra i propri dubbi).

Ora, giustamente colmi di sdegno, andremo a ricercare i colpevoli e li indicheremo al pubblico ludibrio dimenticando che, come da stime a livello nazionale, sembra che i cosiddetti “no vax” siano un 5% della popolazione: un’esigua minoranza ci viene istintiva la valutazione, dimentichi che i tre maggiori partiti a livello nazionale, stando ai sondaggi diffusi a profusione in ogni dove, sono valutati attorno ad uno stagnante 20%, che, rapportato al “corpo votante” divengono un 10% nella realtà della popolazione, visto che un 50% di questa non si reca alle urne. C’è poco da stare allegri e colmi di sdegno: questa dannata pandemia durerà a lungo, molto a lungo nelle sue mutazioni e varianti e riusciremo vincitori unicamente con la ragione. Possibilmente quella ponderata e diffusa. E magari quella dell’altro.

(Mauro Magnani)