“Un anno fa, in questo sacro luogo, la nostra democrazia è stata attaccata. La volontà popolare è finita sotto assalto. La Costituzione ha affrontato la minaccia più grave. Per la prima volta nella nostra storia, un presidente, che aveva perso le elezioni, ha provato a impedire il pacifico scambio di poteri, mentre una teppa violenta invadeva il Campidoglio”.

L’attracco al Campidoglio (di TapTheForwardAssist da Wikipedia)

Con queste parole il presidente democratico Joe Biden ha ricordato al paese, e al mondo, la storica giornata dell’Epifania 2021, quando migliaia di persone, in armi e organizzati, hanno tentato un colpo di stato nella capitale.

In questo modo Joe Biden cerca di uscire dal cono d’ombra in cui la sua presidenza è vissuta in questo anno, in buona parte per responsabilità non sue.

Ma chi era il popolo che ha dato l’assalto esattamente un anno fa al Campidoglio americano? In 150 si sono già dichiarati colpevoli, quasi sempre patteggiando per avere la pena più mite. Altri 700 erano o sono in attesa di sentenze e processi e circa un decimo (71) sono già stati condannati.

Robert Pape, professore di scienze politiche alla University of Chicago, ha cercato, raccolto e analizzato dati, a partire dalle contee di provenienza dei rivoltosi, quasi tutte in aree degli Usa che negli ultimi anni avevano perso più popolazione bianca. Pape ha tracciato sistematicamente il profilo dei partecipanti, dedicando mesi, insieme a un selezionato team, al Chicago Project on Security and Threats, progetto che secondo Pape ha dato “risultati inquietanti”. Quello che ora sappiamo sulla base di un’analisi più sistematica di chi è stato arrestato (il progetto di Chicago ha analizzato i casi di 730 indagati) è che nella stragrande maggioranza dei casi, i dati ci dimostrano che erano tipici americani medi, neanche tutti conservatori.

Il 6 gennaio solo il 13% di coloro che sono stati arrestati facevano parte di gruppi suprematisti. Quello che ha portato il restante 87% (una maggioranza schiacciante) di ‘americani comuni’ ad attaccare Campidoglio e Congresso non sembra sia stato un motivo economico: più della metà di coloro che sono stati arrestati sono proprietari di imprese, amministratori delegati di aziende di colletti bianchi, medici, avvocati e architetti.

La conclusione cui arriva il Chicago Project non tranquillizza: se il movimento ‘insurrezionale’ si concentra per riportare alla Casa Bianca l’ex presidente Donald Trump, potrebbe essere riattivato in più modi non appena inizia la corsa elettorale del 2022. In quel caso non si tratterà più del rischio per un singolo giorno, ma per l’intera stagione.

Un’altra iniziativa, denominata Insurrection Index, ha identificato tutti coloro che hanno giocato un ruolo nel tentativo di sovvertire l’esito del voto.

Secondo questo studio, sono oltre mille gli americani legati, ora o in passato, al settore della pubblica amministrazione che hanno assecondato gli sforzi di Donald Trump per rovesciare i risultati delle presidenziali del 2020, o partecipando all’assalto del Campidoglio il 6 gennaio scorso o contribuendo a diffondere la il messaggio che le elezioni furono truccate. Tra loro ci sono 231 pubblici ufficiali e 29 stanno correndo come candidati per posizioni di potere nelle prossime elezioni. Ci sono anche 59 veterani (compreso Christopher Warnagiris, che nonostante sia stato incriminato nell’assalto del Campidoglio, continua a servire nella base dei Marine a Quantico), 31 tra agenti ed ex agenti e sette membri di board scolastici locali. Nell’indice figurano inoltre 393 organizzazioni.

E’ probabile che, tra la fatica dei Democratici ad individuare nuove leadership e l’ipoteca sui Repubblicani di Trump e dei suoi metodi, di qui alle presidenziali del 2024 negli Stati Uniti, si vedrà quello che potrebbe essere il destino delle democrazie nel mondo.

(Tiziano Conti)